“Quell’incontro che mi ha segnato per tutta la vita”…il racconto di un amore nato in ospedale

Era il 10 luglio 2017. Dormivo in un letto grigio di un ospedale con febbre intermittente che non mi lasciava da due mesi...

Quello che vi proponiamo è la storia di un amore nato in ospedale. Una storia che ci arriva da una nostra assidua lettrice


Era il 10 luglio 2017. Dormivo in un letto grigio di un ospedale con febbre intermittente che non mi lasciava da due mesi. Ero debole e affaticata, impaurita e triste per ciò che il mio corpo stava subendo.

Ormai la tachipirina era diventata il mio rifugio; una salvezza che mi restituiva un briciolo di normalità, una piccola tregua che durava 2 ore poi ricominciavano anche i dolori. Quella mattina mi svegliai alle 8. Forse una delle prime notti che riuscii a dormire, dopo notti insonni tra urla di pazienti che mi tenevano sveglia ed una vecchietta nel letto accanto che dolcemente chiacchierava senza interruzione per tutta la notte.

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Mi svegliai ed ad un tratto mi trovai di fronte un ragazzo vestito di bianco. Pensai tra me e me “chi sarà mai questo ragazzino! Forse anche lui un infermiere, ora mi bucherà il mio braccio!”

Ero stanca ma tenace perché dovevo uscire assolutamente da quel letto e da quell’ospedale. Tra i fumi della febbre e la spossatezza, notai questa divisa bianca, capii che era un infermiere…diverso dagli altri. Carino, molto gentile e professionale, “sarà vero?” mi chiedevo.

Ed ecco che dopo un pò si avvicina e come per magia mi chiese di prepararmi per eseguire un esame particolare, una biopsia, mi ero preparata psicologicamente perchè l’esito era importante. Non avrei mai voluto che arrivasse quel momento, l’avrei ammazzato! Ma lui con tanta dolcezza, mi tranquillizzò con alcune parole che per me, in quel particolare momento erano importantissime. Non so perché, ma quell’incontro non fu casuale. Dentro di me sentivo che l’avrei rivisto. Passarono due giorni e quando lo rividi camminare in corsia cercavo di mettermi in mostra, ma lui forse non si rese conto che lo osservavo. Finalmente finì la mia degenza e tornai a casa, senza riuscire a salutarlo. Dopo un mese circa ritornando in ospedale per ulteriori controlli, lo rivedo. Si è lui, lo guardo, ma lui a stento mi riconosce, però questa volta forse “ho fatto colpo” pensai…

Infatti mi osservò e sbalordito mi chiese se fossi davvero io, cioè la stessa paziente che aveva occupato quella stanza per 20 lunghi giorni. Io sorridendo gli dissi di si: quell’incontro mi avrebbe segnato per tutta la vita!

Oggi posso dire di essere stata fortunata, quell’incontro mi ha segnata, ho conosciuto un infermiere, un uomo splendido. Io credo che un’entità superiore esista (chiamatelo Dio, coincidenze o come volete) e lo incontriamo proprio così, nei luoghi della sofferenza. Un incontro speciale perchè in quella sofferenza ho trovato il mio vero amore!

M.M.


 

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