Infermiere dell’Emergenza

Quanto è (in)utile valutare la stabilità del bacino nel paziente traumatizzato?

Il paziente politraumatizzato con frattura pelvica rappresenta senza dubbio una sfida diagnostica e terapeutica per ogni sanitario che si occupa d’urgenza. La corretta gestione di questi pazienti richiede un trattamento multidisciplinare e tutta l’esperienza di differenti figure professionali quali l’infermiere, l’ortopedico, il chirurgo ed il radiologo interventista.

Le fratture del bacino rappresentano il 3-4% di tutte le fratture scheletriche e si riscontrano nel 4- 5% dei pazienti politraumatizzati.

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Nella 10a edizione dell’ Advanced Trauma Life Support (ATLS) viene sottolineato come la manovra debba essere eseguita una sola volta ed in maniera delicata ovvero tramite palpazione mentre non è più raccomandato il pelvis test.

Questo perché il movimento di frammenti ossei potrebbe peggiorare un eventuale sanguinamento e causare lesioni aggiuntive ai tessuti molli, nervosi e vascolari.

Esistono diversi segni clinici spesso associati con le fratture pelviche quali:

  • la presenza di sangue a livello del meato uretrale;
  • ematoma a livello scrotale;
  • discrepanza di lunghezza degli arti inferiori;
  • deformità rotazionale dell’arto inferiore senza ovvie fratture

Qualora fosse presente uno o più di questi segni clinici, sarebbe controindicato manipolare la pelvi.

L’ European Trauma Course (ETC) sottolinea come il sospetto clinico debba nascere quando si approccia un paziente con un meccanismo di lesione (Mechanism of injury , MOI) compatibile con la frattura del bacino e una ipovolemia senza altre ovvie cause individuabili.

Shlamovitz et al. hanno dimostrato come in pazienti con un GCS>13 la presenza di dolore pelvico o di pelvic tenderness abbia un’alta sensibilità e specificità per la diagnosi di fratture pelvica (stabile o instabile). Questi dati risultano essere allineati con quelli ottenuti in studi precedenti che mostrano, in pazienti vigili, un’alta sensibilità e specificità data dalla combinazione del MOI e dall’esame obiettivo.

Nello studio di Pehle et al. invece, sono stati analizzati in maniera prospettica 1.160 pazienti con trauma pelvico chiuso osservando come l’esame obiettivo abbia una sensibilità del 40% e una specificità del 99% nell’individuazione della stabilità della pelvi.

In attesa di ulteriori approfondimenti pertanto, rimane una manovra da utilizzare con estrema cautela ed esclusivamente in casi mirati e da personale in grado di eseguirla correttamente.

Dott. Simone Gussoni

Fonte: Shlamovitz GZ &Al. . How (un)useful is the pelvic ring stability examination in diagnosing mechanically unstable pelvic fractures in blunt trauma patients? J Trauma. 2009 Mar;66(3):815-20.

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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