La pulsossimetria è molto utile nel monitoraggio dell’ossigenazione ematica arteriosa; lo è in diversi contesti come quello domiciliare, territoriale e ospedaliero grazie alle sue caratteristiche di immediatezza e non invasività.
La pulsossimetria arteriosa (SpO2) è la misurazione non invasiva della saturazione di ossigeno (SO2, intesa come rapporto tra emoglobina ossigenata ed emoglobina totale) del sangue arterioso e della frequenza cardiaca. Misurata tramite un pulsossimetro e un sensore applicato al paziente, permette di ottenere la quantità in % di emoglobina legata nel sangue e la frequenza del polso. Non permette di stabilire con quale gas sia legata, ma solo la percentuale della sua saturazione: in condizioni normali l’emoglobina lega l’ossigeno, per cui è possibile effettuare una stima della quantità di ossigeno presente nel torrente ematico.
La pulsossimetria arteriosa fa parte della valutazione completa dello stato di ossigenazione del paziente, e da sola non basta per diagnosticare un quadro di ipossiemia (è necessaria l’emogasanalisi arteriosa); diventa però un utile strumento di monitoraggio se associato alla valutazione dei parametri e all’osservazione del paziente, tenendo ben presente che comunque la SpO2 misurata non riflette l’adeguatezza della ventilazione. Tenere presente che:
Il principio di funzionamento della pulsossimetria è molto semplice: una sonda genera fasci di luce nel campo del rosso e dell’infrarosso, questi fasci attraversano la cute, i tessuti, la circolazione sanguigna (arteriosa e venosa) del paziente per poi arrivare ad una fotocellula. Conoscendo infine le quantità della luce (iniziale e finale) e prendendo in considerazione solo la componente pulsatile (sangue arterioso), l’apparecchiatura è in grado di calcolare SpO2 e le pulsazioni.
Le sedi che vengono scelte abitualmente per l’applicazione dei sensori (a clip, a dito, a orecchio, sonde flessibili o sonde “soft”) sono le dita delle mani, il lobo dell’orecchio, il naso, le labbra e l’alluce; il sito di misurazione andrebbe valutato ogni 8 ore in caso di sensore monouso morbido e ogni 4 ore se viene usato un sensore rigido riutilizzabile, col fine di individuare eventuali arrossamenti, lesioni, segni di ipoperfusione e se necessario di cambiare/ruotare le sedi.
La pulsossimetria arteriosa presenta però dei limiti:
Alessio Biondino
Fonti:
Nel corso di un evento al ministero della Salute sono stati illustrati i risultati del monitoraggio dei…
"Il ricorso al Tar ha rallentato le procedure del maxi concorso della Regione Piemonte. Questo ritardo…
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del sindacato Nursing Up. “Quale pericolosa relazione intercorre tra…
“E’ veramente sconvolgente: le accuse nei confronti degli operatori socio-sanitari (oss) del Centro di educazione motoria…
Insultati, derisi, presi a schiaffi e pugni, strattonati e svegliati all'improvviso di notte. E' l'incubo…
Il battito cardiaco è in prima istanza un processo elettrico ed è per sua natura…
Leave a Comment