La III Commissione del Consiglio regionale della Puglia ha approvato all’unanimità la proposta di legge (primo firmatario Fabiano Amati) che “serve a sperimentare la possibilità di poter diagnosticare il tumore al colon-retto attraverso un semplice prelievo di sangue, così da individuare e validare un pannello di biomarcatori associati alla presenza di lesioni pre-cancerose o cancerose nel colon”.
Il progetto di ricerca, si legge nella relazione di accompagnamento alla legge, potrebbe rilevarsi idoneo a determinare, ove concluso con successo e secondo tutte le regole della sperimentazione, anche la sostituzione del test di primo livello sul sangue occulto nelle feci (SOF), così da assicurare una maggiore precisione nell’eleggibilità al più complesso approfondimento diagnostico a mezzo di colonscopia. Il test SOF, infatti, ha caratteristiche aspecifiche, ben potendo registrare un esito positivo causato da motivazioni benigne e quindi diverse dalle lesioni cancerose.
In Italia i tumori del colon retto sono un rilevante problema sanitario e si collocano al terzo posto per incidenza tra gli uomini, al secondo tra le donne. In entrambi i sessi, l’incidenza è aumentata tra la metà degli anni Ottanta e gli anni Novanta, seguita da una lieve riduzione della mortalità. Riguardo alla distribuzione, l’Italia è in linea con la media europea: 49% per gli uomini e 51% per le donne. Lo screening dei carcinomi colorettali (CCR) mira a identificare precocemente le forme tumorali invasive, ma anche a individuare e rimuovere possibili precursori.
Le modalità esecutive dello screening del CCR in Puglia prevede l’invio di un invito a recarsi alla farmacia territoriale di riferimento territoriale per ritirare il kit per l’esecuzione della ricerca del SOF e quindi riconsegnare alla stessa farmacia la provetta adeguatamente utilizzata.
L’obbiettivo della ricerca proposta è individuare uno o più biomarcatori che si correlino con la presenza di formazioni precancerose o con la diagnosi di lesioni neoplastiche avanzate. Una tale auspicabile riscontro permetterebbe di avere a disposizioni indagini non invasive con una alta sensibilità e specificità e quindi in grado di meglio selezionare il target della popolazione da sottoporre a colonscopia.
Ciò contribuirebbe ad ottenere una maggiore appropriatezza prescrittiva endoscopica non solo nei programmi di screening, ma anche nelle prescrizioni ambulatoriali con conseguente abbattimento delle liste d’attesa ed indubbio vantaggio anche economico.
Inoltre il progetto prevede la valutazione di numerosi parametri legati allo stile di vita (abitudini alimentari, livello di attività fisica, abitudine al fumo), in modo da evidenziare eventuali fattori di rischio e/o fattori confondenti che possono determinare poi falsi positivi/negativi nelle analisi lipidomiche e metabolomiche. La durata prevista del progetto è di due anni, arruolando una coorte di pazienti di circa 2mila unità e comunque non meno di 1.600 unità, per ottenere una giusta significatività dei risultati.
L’assessore Palese ha assicurato che la Giunta intende avviare un percorso di modifica del regolamento per poter ampliare il numero delle prestazioni erogabili negli studi professionali e negli ambulatori odontoiatrici, ridefinendo i requisiti strutturali, organizzativi e tecnologici degli studi professionali sulla base delle aumentate esigenze.
Sui temi sottoposti all’attenzione della Commissione dai consiglieri Galante e Gabellone, tutti riconducibili alla carenza di medici ormai strutturale in Puglia e non solo, l’assessore Palese è stato chiaro. Nessuna soluzione tampone può risolvere il problema: “Mancano i medici, punto e basta”, ha detto Palese. Le ragione sono varie e tante volte sottoposte all’attenzione della Commissione.
Adesso occorre una interlocuzione con il ministero, perché in tempi lampo ponga rimedio a questo deficit importante e grave. “Per fortuna – ha concluso l’assessore – abbiamo un servizio di emergenza 118 che funziona e molto bene. Le misure tampone non serviranno nemmeno per l’emergenza nelle località turistiche. L’unica soluzione è rendere possibile il reclutamento di nuovi medici”.
Redazione Nurse Times
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