Farmacologia

Protettori Gastrici P.P.I. (proton pump inhibitors): aumentano ictus ischemico ad uso prolungato e alto dosaggio

Lo studio osservazionale della Danish Heart Foudation  denuncia il rischio di ictus cerebrale (ischemico) correlato all’utilizzo degli inibitori di pompa protonica. In percentuale è stimato che la probabilità di un ictus ischemico sia del 21%; percentuale che aumenta addirittura al 94% assumendo il Pantoprazolo.

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L’utilizzo smisurato e talvolta l’inappropriatezza prescrittiva hanno catalogato i proton pump inhibitors  (P.P.I.) tra farmaci pericolosi per la salute, e al congresso dell’American Heart Association, è stato enfatizzato quanto da un uso prolungato ne potrebbe discernere come risultato un ictus-cerebri.

Farmaci d’abuso a tutti gli effetti si è dimostrato quanto anticipato analizzando i dati relativi a 244.679 pazienti danesi di età media 57 anni che erano stati sottoposti ad una gastroscopia. Nell’arco di 6 anni di follow up, 9.489 di questi pazienti hanno presentato un ictus ischemico, per la prima volta in vita loro.

I ricercatori danesi sono andati a vedere se e  quanti di loro fossero in trattamento con un inibitore di pompa protonica (PPI) ed eventualmente con quale tra i 4 più utilizzati:

  • omeprazolo,
  • pantoprazolo,
  • lansoprazolo

La ricerca ha dimostrato che complessivamente, tra le persone in trattamento con un PPI il rischio di ictus ischemico risultava maggiorato del 21%, anche se, il trattamento con bassi dosaggi non sembra produrre un aumento significativo del rischio.

Rischio che emerge invece forte e chiaro nei soggetti in trattamento con i dosaggi più elevati e differenziato a seconda della molecola:

  • 30% per il lansoprazolo,
  • 94% per il pantoprazolo.

Nessun aumento di rischio è stato rilevato invece nei soggetti in trattamento con gli antagonisti dei recettori H2 (ranitidina, famotidina).
Lo studio ha molte limitazioni e la spiegazione delle percentuali segnalate non è semplice. Un dato certo è che rispetto ai non utilizzatori, i soggetti in trattamento con PPI erano più anziani e presentavano un maggior numero di comorbilità, quali la fibrillazione atriale (3,4% versus 3,8%).

Quindi rigorosa attenzione agli anziani e al dosaggio dei PPI.

Purtroppo alla base dei problemi legati a taluni farmaci vi è un utilizzo spropositato, oppure un accesso alla tipologia di molecola senza che un professionista sanitario (medico, nella prescrizione; infermiere nella somministrazione o percorso educativo terapeutico) riescano a illustrare all’utente le modalità serie e le indicazioni finalizzati ad approccio con la molecola corretto per la salute.

…basti pensare che i proton pump inhibitors negli U.S.A. sono disponibili come O.T.C. (Over The Counter). 

CALABRESE Michele

Fonte:

www.quotidianosanita.it

Michele Calabrese

Infermiere Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, docente a corsi di formazione rivolti a personale sanitario e laico, in regime residenziale e non. Responsabile Scientifico, Moderatore e/o Relatore ad eventi, seminari e congressi. Infermiere presso UOC Angiografia e Radiologia Interventistica P.O. "L. Bonomo" Andria (BT); già Infermiere MeCAU (Medicina e Chirurgia Emergenza ed Urgenza/Accettazione) ed Emergenza Territoriale P.T.S. 118 "Basilicata Soccorso", postazione INDIA 28.Consigliere Ordine Professioni Infermieristiche BAT (OPI BAT) e già Revisore dei Conti medesimo Ente; componente di Commissioni esterne Ordine delle Professioni Infermieristiche Barletta-Andria-Trani (O.P.I. BAT). Responsabile Commissione Formazione OPI BT. Presidente Società Scientifica della Associazione Provinciale C.N.A.I. BAT (Consociazione Nazionale Associazioni Infermiere/i della BAT). Formatore O.S.S. ai sensi del DLgsR Puglia. Docente a contratto. Istruttore American Heart Association (Training Center ID ZZ21169) per personale Sanitario e laico in corsi BLS (D), manovre disostruttive adulto, bambino, lattante

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