II parapiglia dell’altro giorno al punto di primo intervento dell’ex ospedale “Regina Elena” di Priverno (Latina) ha avuto un seguito. Dopo la discussione tra un paziente e i medici della struttura per la presunta lentezza negli accertamenti diagnostici in corso su un paziente giunto dal comprensorio lepino, il figlio dell’uomo è tornato nella struttura sanitaria e ha aggredito il medico.
Ma andiamo con ordine. La mattina l’uomo si era presentato al Ppi, temendo di avere un infarto. Il medico di turno lo aveva sottoposto agli accertamenti come da protocollo, ma i familiari erano in fibrillazione, pensando che si stesse perdendo tempo, e chiedevano che il paziente venisse trasferito a Latina. Visto che il medico voleva invece finire gli accertamenti, qualcuno, probabilmente i famigliari, ha chiesto l’intervento del 118, e dalla sede privernate sono arrivate ambulanza e automedica. Ne è nata una accesa discussione e, alla fine, il paziente è stato prelevato e portato al “Goretti” di Latina, dove è stato ricoverato presso l’Unità coronarica provinciale, ma solo al termine degli accertamenti.
Sembrava finita lì. Invece nel pomeriggio il medico, dirigente del punto di primo intervento, si è ritrovato davanti il figlio del paziente della mattina. L’uomo lo ha brutalmente aggredito mentre stava visitando altri pazienti, per poi fuggire a bordo di un’auto. Il medico è stato colpito al volto con due pugni e messo kappaò. Lo hanno soccorso un infermiere e il collega del turno successivo, che gli ha riscontrato una tumefazione all’occhio sinistro, una contusione al mento e all’altezza delle costole, diagnosticando una prima prognosi di sei giorni, salvo complicazioni.
Sull’increscioso episodio sono stati chiamati a indagare i carabinieri della Stazione privernate, che hanno subito identificato l’autore dell’aggressione. Si tratta di un 32enne di Sezze, ora deferito all’autorità giudiziaria in stato di libertà per i reati di violenza e minaccia a pubblico ufficiale ed interruzione di pubblico servizio.
l medico non riesce a capacitarsi di quanto accaduto. «È stata un’aggressione inaspettata e fuori luogo», ha spiegato ai suoi colleghi, ribadendo quanto aveva detto al figlio del paziente l’altra mattina, e cioè di aver adottato il protocollo previsto per i casi di sospetto infarto. Sebbene gli esami (troponina ad alta intensità, elettrocardiogramma e terapie d’urto con gli anticoagulanti e morfina) avessero dato esito negativo, aveva consigliato di restare sotto osservazione più a lungo. Il paziente, invece, ha preferito farsi portare al “Goretti”, dove, a quanto sembra, è stato poi operato.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Messaggero
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