Nel 2020 si stima che rappresenteranno l’80% di tutte le patologie nel mondo. Impegnano il 70-80% delle risorse sanitarie a livello mondiale. In Europa sono responsabili dell’86% di tutti i decessi e di una spesa sanitaria annua valutabile in 700 miliardi di euro; 24 milioni le persone che in Italia nel 2017 ne soffrono, quasi 67 miliardi di euro la spesa complessiva in Italia. Sono le malattie croniche. Una delle priorità previste anche dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
A tal fine l’Italia il 15 settembre 2016 si è data una propria strategia e un modello di presa in carico delle cronicità approvando il Piano Nazionale della Cronicità, attraverso uno specifico Accordo Stato-Regioni che valorizza e da centralità alla professione infermieristica richiamandola esplicitamente ben 36 volte all’interno del testo.
Un atto di programmazione sanitaria nazionale fondamentale, voluto e messo a punto con il coinvolgimento e la condivisione di tutti: Associazioni di cittadini e pazienti, società scientifiche, Regioni e Istituzioni centrali. Proprio per questo preoccupa molto che a quasi 3 anni dalla sua approvazione ancora ci siano Regioni che non hanno neppure recepito almeno formalmente il Piano.
Del resto, purtroppo, la mancata/ritardata attuazione e/o l’attuazione a macchia di leopardo da parte delle Regioni, di Leggi e/o atti di programmazione sanitaria nazionale già approvati, continua a rappresentare una tra le principali criticità dell’attuale governance del Servizio Sanitario Pubblico, che contribuisce a minare la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni e ad aumentare le attuali disuguaglianze che già esistono tra le Regioni.
Un problema, questo, sul quale è necessario intervenire subito sfruttando proprio l’occasione offerta dai lavori di stesura del nuovo Patto per la Salute. Vale la pena di sottolineare come il recepimento formale da parte delle Regioni sia il primo adempimento previsto dallo stesso Accordo nazionale.
Ad oggi sono 15 le Regioni italiane ad averlo recepito formalmente con propria delibera, la Regione Lombardia ha un proprio Piano, mentre non sono ancora reperibili (dopo una ricerca svolta sui siti web) le Delibere di recepimento del Piano nazionale di Campania, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna.
Molte, troppe, le differenze tra le Regioni a partire dai tempi di recepimento. Si passa dai 2 mesi della Puglia, ai 3 dell’Umbria, ai 7 dell’Emilia Romagna, sino ad arrivare ai 33 mesi della Calabria, che lo ha recepito il 18 giugno di quest’anno grazie ad un decreto del commissario ad acta.
Differenze sono riscontrabili anche nelle modalità di recepimento. Abbiamo recepimenti puramente formali come ad esempio quello del Molise e della Calabria e recepimenti più sostanziali con strategie e azioni puntuali per attuare concretamente i contenuti e il modello del Piano Nazionale della Cronicità. E’ il caso, solo per fare alcuni esempi, del Piemonte, dell’Umbria e del Veneto che lo ha recepito direttamente all’interno del proprio Piano socio sanitario regionale 2019-2023.
Colpisce come le Regioni le cui delibere di recepimento del Piano Nazionale della Cronicità non sono ancora reperibili e quelle che invece lo hanno recepito tardivamente, come ad esempio la Calabria e il Molise, sono anche quelle Regioni che stando alle anticipazioni dei risultati della sperimentazione del Nuovo Sistema Nazionale di Garanzia dei LEA (che entrerà in vigore il prossimo anno) hanno maggiori criticità nel garantire i LEA, in molti casi proprio del livello di assistenza distrettuale.
Peraltro la Regione Calabria è tra le Regioni con più ampia diffusione di malattie croniche, il Molise e la Sardegna sono le Regioni con rispettivamente maggiori malati di cuore e di osteoporosi. A tutto questo si aggiungono anche le pesanti carenze di personale, con particolare riguardo a quello infermieristico. Tra carenze ordinarie e straordinarie di Quota 100 e pensionamenti ordinari in Campania mancheranno 8.580 infermieri, in Calabria 3.516, in Sardegna e Sicilia rispettivamente 2.740 e 8.034 unità.
Alla luce di tutto ciò è prioritario:
Redazione Nurse Times
Fonte: www.fnopi.it
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