Perugia, molestie sessuali in ospedale: condannato infermiere

Un anno e nove mesi in primo grado per il 39enne accusato di aver palpeggiato due pazienti, una delle quali si è costituita parte civile. Annunciato il ricorso in appello.

E’ stato condannato a un anno e nove mesi di reclusione, alla sospensione dai pubblici uffici e al pagamento delle spese processuali, l’infermiere 39enne accusato di molestie sessuali nei confronti di due pazienti all’interno dell’ospedale di Perugia: nel primo caso durante un prelievo del sangue; nel secondo durante la misurazione della temperatura. La sentenza del primo Collegio penale del Tribunale di Perugia, che ha riunito i due fascicoli, è arrivata poco prima della prescrizione. Soltanto una delle presunte vittime si è costituita parte civile.

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In merito alla posizione di quest’ultima la Procura di Perugia sostiene che l’infermiere, “con violenza e abusando della condizione di inferiorità fisica della donna” l’avrebbe costretta “a subire atti sessuali”. In particolare: “Col pretesto di misurarle la temperatura, quale paziente ricoverata per una colica renale, le alzava la maglietta, toccandola sul rene destro, le metteva le mani su entrambi i fianchi, le abbassava i pantaloni del pigiama fino all’altezza del pube, toccandole la pancia fino all’altezza delle ovaie. Dinanzi alle resistenze della donna, che gli restituiva il termometro, le abbassava nuovamente la maglietta, mettendole di nuovo le mani sui fianchi, salendo poi fin sotto le ascelle e poggiando volontariamente il suo braccio sinistro sul seno destro della ragazza”.

A seguito dell’episodio la giovane avrebbe sofferto di attacchi di panico, non riuscendo più a rapportarsi serenamente con persone di sesso maschile. “Appena appreso della sentenza, la mia assistita è scoppiata in un pianto liberatorio – ha raccontato il suo avvocato –. Siamo soddisfatti dell’esito del primo grado giudizio, perché è stato riconosciuto che si è trattato di un fatto grave su una persona che si è fidata di chi doveva prendersi cura di lei, che si trovava in ospedale perché bisognosa di assistenza”.

L’infermiere si è sempre proclamato innocente ed è pronto a ricorrere in appello tra 90 giorni, quando saranno depositate le motivazioni della sentenza.

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