Il sindacato chiede una riorganizzazione del servizio del servizio di emergenza urgenza.
“Gli infermieri non sono tappabuchi. Tutti i professionisti vanno messi nelle condizioni di lavorare in sicurezza. Non c’è da inventarsi niente: basta analizzare le organizzazioni del servizio di emergenza urgenza già messe in atto in altri territori (Arezzo, Grosseto). Il principio base è la modulazione del servizio secondo i bisogni, la viabilità e la sostenibilità”. Così la Fp Cgil Siena esprime la propria preoccupazione per quanto sta succedendo al servizio sanitario ex 118 in Val di Chiana.
Entrando nello specifico: “Le tre ex Asl confluite nella Usl Sud Est nel 2016 hanno tre modelli diversi di organizzazione del servizio di emergenza urgenza e non sono mai stati armonizzati. In questo periodo, poi, è stato chiesto al personale infermieristico di ricoprire turni lasciati scoperti dai medici. Inoltre non tutte le postazioni di emergenza territoriale (PET) sono adatte a un improvviso cambiamento di offerta sanitaria e, ad esempio, la PET di Sarteano e quella di Abbadia San Salvatore sono troppo lontane dal pronto soccorso di riferimento. Siamo in emergenza, in una emergenza prevedibile e prevista: è da anni che abbiamo posto l’accento sull’anomalia della ex Usl 7 di Siena, e anche in questa situazione bisogna fare valutazioni appropriate prima di procedere con delle scelte. Scelte che devono dare risposte omogenee tra territori”.
Redazione Nurse Times
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