Due anni e cinque mesi di reclusione per il ragazzo che in aprile prese a calci e pugni le lavoratrici, dopo aver tentato di rapinarne una. La misura detentiva è stata attenuata da custodia in carcere a obbligo di dimora.
Il Tribunale di Padova ha condannato a due anni e cinque mesi di reclusione Zakaria Chadid, marocchino di 22 anni, in Italia senza fissa dimora, per l’aggressione a tre infemiere avvenuta il 22 aprile scorso all’ospedale di Padova. Il ragazzo, al quale è stata comminata una multa di 850 euro, era accusato di rapina, furto e lesioni personale aggravate. Reati che poi sono stati riqualificati, con relativa attenuazione della misura: dalla custodia in carcere all’obbligo di dimora.
I fatti, come detto, risalgono al 22 aprile 2020, allorché Chadid, in pieno giorno, entrò nel reparto di Ostetricia e ginecologia. Lì avvicinò un’infermiera che comprava snack da un distributore automatico e tentò di rubarle l’apposita chiavetta, già inserita nell’apparecchio. Quando la donna lo bloccò per chiamare il 113, prima le strappò il telefoniono di mano, poi cominciò a sferrarle calci e pugni, sfilandole anche una penna dal cal camice e puntandogliela alla giugulare. La penna era stata sfilata dal camice della donna, che nel frattempo si era messa a urlare a squarciagola per chiedere aiuto.
Le urla dfell’infermierà richiamarono l’attenzione di due colleghe, che subito accorsero in suo soccorso, ma rimediarono lo stesso trattamento: calci, pugni e spintoni contro sedie e muri. A una furono pure strappati gli occhiali dal viso. Non banali le conseguenze della violenza: policontusioni per una delle donne aggredite, trauma distrattivo a rachide cervicale e spalla per un’altra, trauma alla spalla e malore da shock per la terza. Con prognosi di tre, cinque e sette giorni, rispettivamente.
L’aggressore fu poi fermato dai carabinieri, intervenuti nel giro di pochi minuti, ma la vicenda non mancò di scuotere le dirette interessate e gli altri lavoratori dell’ospedale: «Siamo veramente in una situazione insostenibile – disse la prima infermiera aggredita –. Non bastassero lo stress e tutti i disagi per l’emergenza coronavirus, è arrivata anche un’aggressione in pieno giorno in un reparto dove ci sono donne in gravidanza e su cui gravita tutta l’area materno-infantile. È inaudito che possano accadere cose simili. Siamo sconvolte, non si può lavorare in queste condizioni. Chiediamo maggiore sicurezza».
Redazione Nurse Times
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