L'intervista rilasciata ieri dall'infermiere Giorgio Beltrammi (VEDI) ha suscitato aspre polemiche nella comunità infermieristica.
Di seguito riportiamo la risposta della collega Anna Di Martino, strumentista con 18 anni di esperienza nel ruolo che da 6 si dedica esclusivamente ad interventi cardiochirurgici.
Muovo un’aspra critica nei confronti del Collega, soprattutto nei passaggi in cui sminuisce senza mezzi termini la figura dell’Infermiere strumentista.
Il basso livello culturale è una definizione che mi farebbe pensare essere data da chi non conosca affatto il ruolo, seppur a forte connotazione tecnica, dell’infermiere strumentista.
Assolutamente no. La formazione che appartiene all’oss non può essere nemmeno lontanamente sufficiente a ricoprire questo ruolo. La conoscenza delle tecniche chirurgiche, dell’anatomia topografica, dell’aspetto psicologico del paziente sottoposto all’intervento chirurgicico, la conoscenza e l’aggiornamento delle procedure e dei protocolli basati su linee guida internazionali, sono in capo all’infermiere che, per formazione e Profilo Professionale è chiamato a rispondere ai bisogni del paziente.
No. La multidisciplinarità che riguarda la strumentazione ed i bisogni del paziente sottoposto ad intervento chirurgico implicano la conoscenza del percorso pre, intra e post-operatorio dal quale lo strumentista non prescinde (vedi raccomandazioni ministeriali-check list).
Insomma: l’alta complessità dell’atto chirurgico non consente, per sua natura intrinseca di essere affidata ad operatori che non possano fornire risposte adeguate per non appropriatezza di formazione e profilo.
Al contrario l’infermiere strumentista possiede, oltre all’esperienza e la formazione sul campo, spesso e volentieri, anche preparazione didattica acquisita con la partecipazione ad eventi formativi costruiti ad hoc, nonché master universitari.
Certo è che, dal punto di vista legislativo, la figura dell’Infermiere è una. Questo non toglie che chi scelga di intraprendere questo percorso subisca molto spesso una mutazione naturale che porti il professionista ad elevare il proprio livello culturale.
Attraverso Master universitari, convegni, congressi, workshops, laboratori, visite guidate presso aziende di settore, corsi di aggiornamento. E, non da ultimo, didattica sul campo con apprendimento continuo ai quali gli oss non possono accedere.
Perché parte da una base diversa da quella dell’Infermiere. La preparazione dello strumentista non riguarda solo la pratica, ma anche la teoria. Conoscere l’anatomia, l’anatomia patologica, la patologia chirurgica fanno la differenza tra un “passaferri” ed uno strumentista preparato in grado di prevenire gli eventi avversi e le complicanze.
Un bravo strumentista non aspetta che il chirurgo chieda il ferro… ha già in mano quello giusto!
Un’attesa troppo prolungata sul tavolo operatorio compromette la riuscita dell’intervento, i tempi operatori sono fondamentali.
L’infermiere di anestesia è chiamato ad implementare dal punto di vista anestesiologico la gestione della stabilità dell’anestesia, a vigilare gli accessi venosi ed arteriosi cruenti, conosce e riconosce le complicanze sistemiche o le variazioni delle curve sul monitor che indicano i parametri emodinamici
L’infermiere circolante è deputato alla conoscenza delle apparecchiature elettromedicali collegate al campo operatorio, è gestore della procedura del rischio elettrico collegato all’utilizzo del bisturi elettrico. Conosce e maneggia il materiale protesico impiantabile, ne garantisce la corretta gestione fuori dal campo. Segue la compilazione della cartella infermieristica, della scheda di tracciabilità, conteggio garze, aghi.
Tutte procedure che devono essere registrate su appositi moduli, firmati ed archiviati in maniera informatizzata o meno.
La documentazione che va allegata in cartella non può essere affidata all’oss perché presuppone una conoscenza a monte della gestione delle apparecchiature, dell’identificazione del paziente e della spunta della check list.
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