Ospedale “Cardarelli”, emergenza senza fine: barelle anche davanti agli ascensori

Riprendiamo un articolo pubblicato oggi sul quotidiano Cronache di Napoli.

In principio fu “Le barelle al ‘Cardarelli’ non ci sono più”. Era il 2016. L’anno dopo, la situazione era “eccellente”. Poi, a inizio 2019, davanti all’evidenza, se n’è uscito con una bella frase per tutte le stagioni: “Demagogia e scandalismo a vuoto”. Ci vada adesso, il governatore e commissario alla Sanità, nell’ospedale napoletano: dovrà stare attento pure a dove mette i piedi. Soprattutto, Vincenzo De Luca incontrerà medici e infermieri che con l’emergenza barelle fanno i conti da anni, sempre, tutti i giorni, a parte quando vengono opportunamente nascoste in occasione delle visite importanti.

Le foto di ieri fanno impressione: le lettighe sono ovunque, anche nella saletta ascensori della Chirurgia d’urgenza. L’Obi (il reparto di Osservazione breve intensiva) è un vero inferno. Ieri i pazienti lì ricoverati erano 100, ieri l’altro 110; le postazioni ordinarie sono 34. Ben 67 persone, dunque, giacevano su una barella. Stessa situazione in Medicina d’urgenza, Chirurgia d’urgenza, Neurochirurgia, nelle Chirurgie e nelle Medicine ordinarie. E molto spesso anche nelle stesse sale operatorie. Alla faccia delle chiacchiere al vento di De Luca, che in più di un’occasione ha detto che il problema era stato risolto, che le barelle erano “un elemento di arredo” dei corridoi del “Cardarelli”.

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In realtà si tratta di una presenza sistematica, correlata a nessuna causa particolare (influenza, calamità o criticità che sia, a seconda delle stagioni). Solo disorganizzazione su base politica. Che non ha colore. Le colpe del commissario-governatore sono troppo evidenti. “La Campania sarà la prima Regione in sanità entro due anni”, disse a gennaio del 2017. Il conto alla rovescia è scaduto, e la realtà è quella che vedono gli occhi di chiunque. La sanità campana è un girone dantesco, una inesauribile miniera di disastri, di storie maledette. I pazienti curati sulle barelle dei corridoi, quando non a terra, le formiche sui letti dei reparti, l’assistenza inesistente ai disabili, le proteste dei medici, degli infermieri, dei precari, degli operatori dei laboratori. E poi i reparti smantellati, la fuga dei pazienti verso il Nord e l’estero, gli scandali, i furbetti del cartellino, gli appalti irregolari, gli arresti, i processi, le condanne.

È un viaggio nella disperazione di chi, nella sanità, ci lavora e di chi è costretto ad armarsi di infinita pazienza per accedere a quel diritto alle cure costantemente negato. Il comparto è ancora commissariato, i Livelli di assistenza essenziali non sono garantiti. E la Campania è la penultima regione d’Italia per l’efficienza dei servizi. Nel silenzio complice di chi aveva detto: “Rimuoveremo De Luca dal ruolo di commissario ad acta”. Parola del ministro della Sanità, Giulia Grillo, che da agosto scorso ha ripetuto questa tiritera. È da gennaio che ha la possibilità, per legge, di sbarazzarsi di De Luca, ma non lo fa. Cosa altro serve per convincerla? Quante altre gite di piacere dovrà venire a fare negli ospedali napoletani, prima di convincersi che quello che succede al loro interno è tutto sbagliato? Quante altre promesse dovrà disattendere?

La realtà, e lo testimoniano i fatti, è che differenze non ce ne sono, tra la “Kasta” e i “grillini”, la delusione più grossa che l’Italia abbia subito fino a questo momento. Coloro che per anni hanno suonato la carica della novità, della trasparenza, della rottura col passato, del merito, dell’antipolitica, sono peggio dei democristiani secondo l’accezione negativa del termine. Senza la loro cultura politica, però. Le poltrone piacciono a tutti, il potere logora chi non ce l’ha, ed ecco qua: l’inciucio è servito.

Chi ha parlato di un accordo tra grillini e De Luca in materia di sanità ha la prova che qualcosa è accaduto. Del resto, se così non fosse, la testa del commissario-governatore sarebbe caduta il giorno dopo l’approvazione della legge che ne ha stabilito l’incompatibilità. E invece ancora nulla. Mentre la Grillo seleziona curricula – almeno così dice – per trovare l’uomo giusto da spedire in Campania, De Luca nomina primari fedeli e piazza suoi uomini nei posti chiave, a prescindere dalle competenze. E quelli, nessuna legge potrà mai toglierli da lì, perpetuando un sistema che vive a scapito della salute delle persone. Eccola, la tanto decantata “rivoluzione”.

Redazione Nurse Times

Fonte: Cronache di Napoli

 

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