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Oblio oncologico: la campagna Aiom “Io non sono il mio tumore”

Il diritto all’oblio oncologico garantirebbe alle persone guarite dal cancro la possibilità di non fornire informazioni sulla loro malattia pregressa al fine di non essere discriminate.

“Vent’anni fa ho avuto un tumore al seno, curato in cinque anni. Faccio la ballerina da sempre, e qualche tempo fa ho deciso di lasciare il mio lavoro in ufficio per aprire una scuola di ballo. Ho scelto il nome, ho trovato la struttura giusta, poi ho preso appuntamento in banca per capire che tipo di mutuo potevano concedermi. Mi hanno illustrato le possibili opzioni e ho dovuto compilare alcuni documenti. Mi è stato chiesto delle mie condizioni di salute passate e attuali. Quando ho chiesto spiegazioni all’impiegato, mi ha anticipato che probabilmente un mutuo a lungo termine non mi sarebbe stato concesso per via del tumore. L’ho vissuta come una vera ingiustizia, il ritorno della malattia a quindici anni dalla guarigione”.

“Qualche settimana dopo aver compiuto la maggiore età mi hanno trovato un tumore alla tiroide. Sono stato in cura per 26 mesi. Lo scorso anno io e la mia ragazza abbiamo provato ad avere un figlio, che non è arrivato. Allora abbiamo deciso di prendere la strada dell’adozione, ma a me non è stato permesso diventare papà. Non pensano che potrei crescere un bambino. Non credo sia giusto, sono guarito da tanti anni”.

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“Sei anni fa mi è stato asportato un neo maligno. Fortunatamente da allora non mi ha più causato problemi, eppure, in occasione della stipula del mutuo per la casa e della relativa polizza sulla vita ho visto rifiutata la pratica a causa della mia esenzione per tumore”.

Queste sono solo alcune delle testimonianze, raccolte dalla Fondazione italiana di oncologia medica (Aiom) e riguardanti le difficoltà che ex malati oncologici affrontano quando vogliono realizzare un progetto futuro.

Per questo le associzioni che si occupano di malattie oncologiche, sentono l’esigenza di chiedere al Governo di emanare una legge che consenta ai pazienti orami guariti da patologie neoplastiche di poter  confidare nell’oblio oncologico.

Di cosa si tratta esattamente? Che cos’è il diritto all’oblio oncologico? Una diagnosi di malattia neoplastica, è, ancora oggi, una sentenza devastante. Nonostante le cure avanzate, le terapie sempre più moderne, una diagnosi di tumore resta socialmente una sentenza di morte, un alone che accompagna la vita del paziente anche dopo la risoluzione completa della malattia.

Questo stigma non scompare nemmeno quando un paziente cerca di andare avanti con la sua vita, gettandosi alle spalle la malattia. Un ex malato oncologico in Italia trova difficoltà nella richiesta di un mutuo, di un adozione, di un assicurazione sulla vita, la ricerca di un posto di lavoro, come raccontato dalle testimonianze sopra riportate.

In italia non c’è distinzione tra diversi tipi di tumore e tempi possibili di recupero. Per la burocrazia nostrana un malato di tumore, anche guarito, resta un malato a cui, senza ulteriori garanzie, difficilmente si concede un mutuo, un’assicurazione e persino un’adozione.

Sul modello di Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo, la Fondazione Aiom ha lanciato la  campagna “Io non sono il mio tumore”, per il riconoscimento del diritto all’oblio oncologico, ovvero il diritto soggettivo secondo il quale le persone guarite dal cancro possono scegliere di non fornire informazioni sulla loro malattia pregressa. L’obiettivo è superare le discriminazioni sociali che un ex malato oncologico è costretto a vivere.

Già a febbraio 2022 è stato presentato il Disegno di legge n. 2548, recante “Disposizioni in materia di parità di trattamento delle persone che sono state affette da patologie oncologiche”.

In linea con le indicazioni europee, il Disegno di legge detta specifiche disposizioni volte ad assicurare la parità di trattamento per gli ex pazienti oncologici in alcuni specifici ambiti, quali appunto il settore dei contratti bancari e assicurativi e le procedure di adozione, in attuazione degli artt. 2, 3 e 32 della Costituzione, degli articoli 7, 8, 21, 35 e 38 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, nonché dell’art. 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, recependo le indicazioni provenienti dall’Unione europea, nonché l’esperienza giuridica di altri Stati membri dell’Unione.

L’oblio oncologico, il non essere identificati con la propria patologia, se superata, il tornare a essere  considerati sani per poter progettare come tutti un futuro è quello che viene chiesto in questa proposta di legge.

La conversione in legge aiuterebbe a scardinare anche la convinzione sociale che oggi avere un tumore vuol dire sempre e solo morte. Per fortuna non è sempre cosi: oltre 900mila persone in Italia, oggi, sono guarite da un tumore e hanno il diritto di dimenticare e andare vanti. Un individuo già provato da un esperienza devastante deve essere aiutato non solo da un punto di vista clinico, ma anche sociale. La libertà di tornare a vivere necessita, a volte, anche dalla libertà di dimenticare.

Valeria Pischetola

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