Se qualcuno ha ancora le idee confuse su competenze ed autonomia di infermieri, ostetriche ed altre professioni sanitarie sancita dall’articolo 1 della legge 251/2000, ebbene si aggiorni! Siamo di fronte ad uscite ingiustificate, basate su anacronistici arroccamenti di posizione, che rischiano di creare allarme sociale».
ROMA 12 LUG – «Siamo di fronte ad una situazione a dir poco preoccupante, che non possiamo fare a meno di denunciare alla collettività e ai media.
Un vero e proprio clima da guerriglia, assolutamente ingiustificato e oltre tutto pericoloso per la stabilità dei servizi sanitari, è quello messo in atto negli ultimi tempi in particolare da un sindacato dei medici, che si è lanciato in una campagna di pesanti accuse nei confronti degli infermieri di famiglia e di comunità che operano presso l’Ausl di Ferrara.
Accuse che si traducono in veri e propri strali al curaro, lanciati contro professionisti che “si macchierebbero”, secondo l’assurda ipotesi di questo sindacato, di ingerenze e addirittura di abusi.
Questo implica un aumento della domanda di assistenza sanitaria, soprattutto per le malattie croniche che rappresentano l’80% della spesa sanitaria degli italiani. Per affrontare questa situazione, è necessario promuovere politiche di prevenzione, innovazione e sostenibilità del sistema sanitario nazionale, risposta a queste politiche è proprio degli infermieri di famiglia e comunità.
L’infermiere di comunità interviene in modo tempestivo e qualificato per prevenire complicazioni e ospedalizzazioni, gestire le malattie croniche nel rispetto degli ambiti propri di funzione , educare alla corretta igiene e stile di vita, con un beneficio economico stimato in milioni di euro all’anno (si risparmiano ricoveri, antibiotici, ldd, medicazioni, infezioni ospedaliere e si riducono drasticamente i casi di antibiotico-resistenza).
«Diciamo una volta per tutte basta alle chiacchiere improduttive, basta con le solite levate di scudi che finiscono solo con il minare la serenità del sistema. Diciamo basta con le guerre intestine che non fanno altro che aumentare il disagio degli operatori sanitari.
Se qualcuno ha davvero qualcosa di serio su cui costruire un confronto, naturalmente costruttivo, se qualcuno ha in mano elementi solidi che possono corroborare denunce e prese di posizione, agisca, ma non continui a sparare nel mucchio senza alcuna minima giustificazione.
E’ tempo di dire basta, e senza mezzi termini, con questa mentalità arcaica “da padre padrone”, e questo modus operandi da parte di quelli chi si arroccano sulle posizioni a difesa del proprio orticello, arrivando a procurare ingiustificato allarme sociale, peraltro perseguibile penalmente.
Per come la vediamo noi, quando accadono fatti come questo, esistono tutti i presupposti affinché intervengano gli ordini professionali infermieristici, anche interagendo con la FNOMCEO, o con gli Ordini professionali dei medici tempo per tempo competenti, per ripristinare i giusti equilibri e per tutelare la posizione dei nostri operatori sanitari nell’Ausl di Ferrara contro questi attacchi pretestuosi.
Se qualcuno ha le idee confuse su competenze ed autonomia di infermieri, ostetriche ed altre professioni sanitarie sancita dall’articolo 1 della legge 251/2000, ebbene si aggiorni!
Raccontino, piuttosto, come è possibile, in una Italia del diritto, che nel comparto della sanità solo i medici e gli altri dirigenti possono svolgere succulenta e remunerativa attività libero professionale, mentre a tutti gli altri dipendenti questa viene preclusa, oppure sensibilmente limitata .
Sarebbe fondamentale imparare ad agire e pensare in modo finalmente equilibrato e a non “avvelenare il clima”, in un momento già difficile per il sistema: soprattutto comprendere, una volta per tutte, che, per fortuna, il mondo sanitario è composto da figure professionali estremamente differenti tra loro e con competenze differenti, ma fondamentali, come quelle dei medici.
Troviamo assurdo che, per il bene della collettività, non si colga l’occasione di collaborare, di agire fianco a fianco, seppur ognuno nel rispetto del proprio differente ruolo, perdendo così di vista l’unico vero obiettivo da perseguire, ovvero la tutela della salute dei cittadini», chiosa De Palma.
Redazione NurseTimes
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