“Siamo di fronte ad un gap pesante, pesantissimo da colmare, una matassa sempre più intricata, che non può attendere ancora per essere sbrogliata: quella di circa 100mila infermieri in meno rispetto agli standard dei Paesi di una sanità europea post-Covid, che corre veloce verso il futuro, pienamente consapevole delle sfide da dover affrontare”. Così Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato Nursing Up.
“Per tutta risposta – prosegue – il nostro Governo, apparentemente per nulla scosso dalla gravità di questo deficit di professionisti, attraverso un intervento ufficiale del ministro dell’Università, Bernini, poco prima di ferragosto ha lasciato intendere apertamente, attraverso dichiarazioni ufficiali programmatiche, che adesso la priorità è addirittura aumentare i posti disponibili ai test di Medicina, inserendo da subito oltre 4mila posizioni in più, per poi arrivare addirittura a 30mila entro il 2030”.
E ancora: “Siamo di fronte a una popolazione di pazienti. In Italia l’età media si innalza sempre più, con tutte le conseguenze legate alle patologie croniche che il nostro sistema sanitario dovrà affrontare, armandosi di professionisti specializzati nell’assistenza anche e soprattutto al di fuori delle realtà ospedaliere, come indicato dai contenuti della Missione 6 del nuovo Pnrr”.
Aggiunge il presidente Nursing Up: “Ascoltando proposte come quelle del ministro Bernini, viene da pensare che quelli che stiamo per affrontare, nei mesi residui che ci accompagnano da qui alla fine del 2023, saranno ancora una volta tempi di forti tensioni, legate al modo di agire di una politica che non vuole saperne di prendere il toro per le corna, correndo il grave rischio che la carenza di infermieri e ostetriche, perni dell’assistenza del presente e del futuro, si aggravi ancora di più, ricadendo come un pesantissimo macigno sulla qualità dei servizi sanitari destinati alla collettività”.
Altri numeri: “Sempre l’Oms rivela che esiste una carenza globale di operatori sanitari, in particolare infermieri e ostetriche, che rappresentano oltre il 50% dell’attuale carenza di operatori sanitari. Pertanto, e lo ha confermato anche l’Ocse, in Italia e nel mondo non sono i medici a mancare, ma prima di tutto gli infermieri. Insomma, affinché tutti i Paesi raggiungano l’obiettivo di sviluppo sostenibile su salute e benessere, l’Oms stima che il mondo avrà bisogno di altri 9 milioni di infermieri e ostetriche entro il 2030. E se l’Oms corrobora in modo autorevole le nostre denunce, la Corte dei Conti evidenzia, senza mezzi termini, che la ‘cattiva politica’ in Italia, quella dei tagli, dell’immobilismo, dell’austerity, ha contribuito a mettere in ginocchio da tempo il nostro sistema sanitario”.
E ancora: “Siamo di fronte a report incrociati che qualcuno continua volutamente a ignorare, gettando fumo negli occhi alla collettività. L’Italia è uno dei Paesi con il tasso di anzianità più elevato d’Europa (gli over 65 sono il doppio degli under 15, ovvero il 25% della popolazione). Quindi, come detto, prevalgono patologie croniche e fragilità, che richiedono poche e puntuali prestazioni cliniche e lunghe stagioni assistenziali, che necessitano maggiormente di infermieri e operatori socio-sanitari, e meno medici. Mancando questi ultimi o non riconoscendone il ruolo, ingaggiamo impropriamente i medici, e lasciamo intendere, ancora più impropriamente, che sono i medici a mancare all’appello”.
Conclude De Palma: “Non è certo ignorando la realtà o confutandola, o continuando a creare squilibri tra le professioni sanitarie, facendo pendere l’ago della bilancia dalla parte di talune professioni a discapito di altre, che la nostra politica ci permetterà di intravedere la luce in fondo al tunnel buio di una sanità che non può permettersi più di lasciare che la crisi da carenza di personale infermieristico e ostetrico rimanga drammaticamente irrisolta”.
Redazione Nurse Times
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