Infermieri

Nove diritti nei percorsi di fine vita: ecco il Manifesto interreligioso

Anche la presidente Fnopi, Barbara Mangiacavalli, presente alla presentazione.

Definire i diritti e garantire, oltre alle cure, il rispetto della dignità e il supporto religioso e spirituale per chi si trova nella fase finale della vita in strutture sanitarie. Questo il fulcro del Manifesto interreligioso dei diritti nei percorsi di fine vita, presentato dal gruppo promotore (costituito da Asl Roma 1, Università Cattolica del Sacro Cuore, Tavolo interreligioso di Roma).

Diritti da garantire non solo nei centri di cure palliative ma anche negli ospedali, nei Pronto soccorso. Un lavoro delicato quanto importante, un traguardo che è frutto di una particolare sensibilità nei confronti del dialogo interreligioso in ambito sanitario. Creare un percorso che porti a impegni concreti è l’obiettivo del Manifesto, un documento in nove punti che rappresenta l’approdo di un percorso pienamente condiviso con le confessioni religiose e che rende possibile la trasformazione in procedure operative dei nove diritti sottoscritti.

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Tutte le confessioni religiose hanno sottoscritto un testo comune all’interno della Settimana mondiale dell’armonia interreligiosa, promossa dall’Assemblea generale dell’Onu. Il gruppo promotore vuole essere anche un punto di riferimento per realizzare e sostenere nuove iniziative volte a promuovere il percorso quale modello di accoglienza, sostegno e rispetto della fede di tutti, replicabile in altre realtà sanitarie.
«La nostra professione si realizza nell’incontro con l’assistito indipendentemente dal credo religioso o politico e dalle questioni di genere», ha dichiarato Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), a margine della presentazione.

Oltre al gruppo promotore, i firmatari del Manifesto sono: Centro Islamico Culturale d’Italia, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Diocesi Ortodossa Romena d’Italia, Hospice Villa Speranza – Università Cattolica del Sacro Cuore, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Unione Buddhista Italiana, Unione Comunità Ebraiche Italiane, Unione Induista Italiana, Unione Italiana Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno, Vicariato di Roma, AVO (Associazione Volontari Ospedalieri), CSV Lazio (Centro Servizio per il Volontariato), Cittadinanzattiva – Tribunale per i Diritti del Malato, un Operatore Socio Sanitario in rappresentanza della categoria.

Il Manifesto è costituito dai seguenti nove punti:

Diritto di disporre del tempo residuo – Ogni persona ha il diritto di conoscere ed essere reso consapevole del suo percorso di cura e del possibile esito, secondo i protocolli terapeutici più aggiornati, affinché possa gestire la propria vita in modo qualitativamente soddisfacente, anche in relazione alla propria spiritualità e fede religiosa.

Diritto al rispetto della propria religione – Ogni persona ha il diritto di comunicare la propria fede religiosa alla struttura sanitaria affinché possa essere rispettata, in conformità alla normativa sulla privacy.

Diritto a servizi orientati al rispetto della sfera religiosa, spirituale e culturale – Ogni persona ha il diritto di usufruire di servizi rispettosi della sua sfera religiosa, spirituale e culturale, compatibilmente con le possibilità organizzative. A tal fine la struttura sanitaria deve promuovere adeguati percorsi informativi e formativi per gli operatori.

Diritto alla presenza del Referente religioso o Assistente spirituale – Ogni persona ha diritto di avere accanto il proprio Referente religioso o Assistente spirituale cui sia garantito l’accesso, compatibilmente con l’organizzazione dei servizi sanitari.

Diritto all’assistenza di un mediatore interculturale – Ogni persona ha il diritto nel percorso di fine vita di potersi avvalere di un mediatore interculturale o altra persona competente autorizzata, il cui intervento viene favorito dalla struttura sanitaria.

Diritto a ricevere assistenza spirituale anche da parte di Referenti di altre fedi – Ogni persona ha il diritto di chiedere, qualora l’Assistente spirituale della propria fede non fosse disponibile, l’assistenza da parte di un Referente di altra fede.

Diritto al sostegno spirituale e al supporto relazionale per sé e per i propri familiari – Ogni persona ha il diritto di ricevere all’interno della struttura sanitaria il sostegno spirituale e il supporto relazionale per sé e per i propri familiari.

Diritto al rispetto delle pratiche pre e post-mortem – Ogni persona ha diritto al rispetto delle pratiche pre e post mortem previste dalla religione di appartenenza. La struttura sanitaria è tenuta a conoscere tali pratiche, a formare adeguatamente il proprio personale e a creare le condizioni perché queste pratiche possano essere realizzate, in conformità con la normativa vigente.

Diritto al rispetto reciproco – Ogni diritto porta come conseguenza il dovere di ognuno di rispettare il credo religioso degli altri, siano essi pazienti, familiari o personale di cura.

Redazione Nurse Times

Fonte: www.fnopi.it

 

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