Napoli, il dramma della sorellina sopravvissuta: “Perché quell’uomo ci picchiava?”

Ha perso suo fratello, ucciso dal compagno della madre. Anche lei porta i segni delle botte ricevute, ma le ferite che più preoccupano sono quelle dell’anima.

Da domenica pomeriggio Noemi, otto anni, non è mai rimasta sola nella sua stanza con un solo letto del reparto di Neurologia all’ospedale Santobono di Napoli. Due infermiere sono sempre con lei, le fanno compagnia, oltre ad accudirla e a farle seguire le terapie. Poi ci sono i medici che vanno e vengono, e gli psicologi che l’hanno già coinvolta nella prima seduta di un percorso che inevitabilmente sarà lungo e, almeno a tratti, sicuramente doloroso.

Il bollettino parla di contusioni e tumefazioni multiple, ma registra un miglioramento continuo. «Ha segni sulla testa, sulla braccia, sulla parte superiore del corpo, compatibili con le ipotesi investigative – racconta Vincenzo Tipo, primario del pronto soccorso all’ospedale pediatrico –. Insomma la piccola è stata percossa e inizialmente temevamo, avendo visto la testa coperta di sangue, problemi molto gravi. Poi gli esami lo hanno escluso. In tanti anni di lavoro qui al Santobono non mi sono mai trovato di fronte a una barbarie del genere. Ho visto tanti bambini maltrattati, ma mai con tanta ferocia. Per questo credo che i segni psicologici sulla piccola resteranno a lungo. Guariranno le ferite del corpo, ma quelle interne faranno molta più fatica a rimarginarsi».

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Lunedì è stato al Santobono il sindaco di Cardito (paese dove sono avvenuti i pestaggi), Giuseppe Cirillo. «Non avevamo ricevuto alcuna segnalazione – conferma -. I piccoli frequentavano la scuola a Crispano e non avevano neanche la residenza nel nostro Comune. Abbiamo chiesto anche alla parrocchia, ma nessuno sapeva nulla. Abbiamo comunque attivato ricerche presso i servizi delle altre città per capire se ci sono tracce di segnalazioni».

Dopo poco al nosocomio è arrivata Chiara Marciani, assessore alle Pari opportunità della Regione. «Sono venuta per chiedere notizie sulle condizioni della bambina e parlare anche del lavoro psicologico di cui avrà bisogno, assicurando tutto il sostegno della Regione a lei e a chi avrà cura di lei in futuro»

, ha detto, raggiungendo insieme con il consigliere regionale delegata alle Pari opportunità, Loredana Raia, gli uffici del direttore sanitario. Ha portato alla piccola due giocattoli di peluche, consegnati alle assistenti sociali.

Prima di andare via, Marciani ha ricordato che le donne spesso non hanno il coraggio di denunciare perché non sono indipendenti economicamente: «Per questo abbiamo un percorso per le vittime di violenza e per i figli coinvolti. C’è un contributo economico di 8mila euro immediato e l’attivazione di percorsi psicologici e legali. Ci attiviamo sempre, con discrezione, e cerchiamo di seguire le donne, anche fino a trovare loro un lavoro».

Adesso Noemi parla con tutti, risponde alle domande, qualche volta è lei a chiedere. Parla anche di Tony e delle botte che dava a lei e a suo fratello Giuseppe. Ed è allora che chiede. Chiede perché il compagno di sua madre li picchiasse. Saranno gli psicologi a spiegarle che un motivo valido non c’è. Di cosa è successo a Giuseppe, invece, ancora non si parla. Verrà il tempo per dire a Noemi che il fratellino non c’è più, ma ora è troppo presto.

Ora la piccola, piantonata dalla polizia h24, deve essere lasciata libera di far passare il tempo come vuole. Si accuccia sotto le coperte, poi si mette seduta, guarda i cartoni in tivù. Lunedì l’hanno portata in sala operatoria, ma solo per sistemarle i punti di sutura. Pare che non abbia avuto paura: purtroppo ha visto di peggio. Vorrebbe vedere la mamma, ma non è possibile: il magistrato ha disposto che, fino a quando non sarà raccolta la sua deposizione, non potranno esserci contatti. Anche per questo ci vorrà qualche giorno, comunque: saranno gli psicologi a stabilire quando la bambina sarà in condizione di rivivere quei terribili momenti.

A quel punto i magistrati che coordinano le indagini fisseranno un interrogatorio protetto, con una psicologa individuata dalla Procura, che sarà l’unica persona a gestire il contatto con Noemi e a formulare, nei modi e nei termini opportuni, le domande che gli inquirenti riterranno opportuno rivolgerle. Solo dopo questo passaggio la bimba potrà vedere la madre. E magari anche incontrare di nuovo la sorellina più piccola, di quattro anni: nemmeno lei, da domenica, è più con la mamma, sebbene sia stata risparmiata. Ora è in una struttura protetta, seguita dagli assistenti sociali. Il tribunale minorile ha deciso così, ritenendo che non ci fossero alternative.

Redazione Nurse Times

Fonte: Corriere della Sera

 

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