Infermieri

Mobilità interregionale, un infermiere scrive a Giulia Bongiorno

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di un collega al ministro per la Pubblica amministrazione.

Gentile Ministro,
sono un infermiere dipendente a tempo indeterminato presso un’azienda pubblica del Servizio sanitario nazionale. Le scrivo questa lettera aperta per portarla a conoscenza di un’ingiustizia che investe parte di noi infermieri. Non voglio entrare nel merito della retribuzione, del lavoro usurante, del grado d’accesso alle forze dell’ordine con la laurea in Infermieristica, o ancora del rapporto di esclusività degli infermieri, ma voglio trattare del tema delle mobilità interregionali. Sul tema delle mobilità gli infermieri subiscono una doppia beffa: la prima in rapporto con gli atri dipendenti pubblici, la seconda in rapporto con gli infermieri stessi.

In merito al rapporto con gli altri dipendenti pubblici, dopo le riforme dell’ultimo trentennio che hanno investito il Ssn e hanno portato alla formazione delle Aziende sanitarie, l’infermiere si ritrova a essere un dipendente pubblico di serie B.

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Come Lei ben sa, alcune Aziende sanitarie non bandiscono procedure concorsuali da molti anni, mentre altre si apprestano a bandirle. I professionisti provenienti da queste regioni, pur di lavorare, hanno dovuto rimboccarsi le maniche e rimettersi a studiare per superare una procedura concorsuale presso una qualsiasi Azienda sanitaria di qualsiasi altra regione Italiana. La normativa vigente in materia (art. 35, comma 5 bis del Dlgs 165/2001) stabilisce che “I vincitori dei concorsi devono permanere nella sede di prima destinazione per un periodo non inferiore a cinque anni. Tale disposizione costituisce norma non derogabile dai contratti collettivi”. Ne consegue che non possono chiedere il trasferimento presso altra amministrazione pubblica per un periodo non inferiore a 5 anni.

Ma il fatto di cui non si tiene conto è che, anche dopo i 5 anni, per avvicinarsi alla città di provenienza e ricongiungersi con la famiglia necessitano i pareri positivi di entrambe le aziende. L’azienda della regione di provenienza deve bandire una procedura concorsuale di mobilità, e l’azienda cedente in cui l’infermiere presta servizio deve fornirti discrezionalmente un parere positivo, dopo aver acquisito anche il parere del direttore dell’U.O. di riferimento.

E se in questi 5 anni, in cui l’infermiere non può chiedere trasferimento, le aziende sanitarie della regione di provenienza esplicano procedure concorsuali di mobilità? In questo caso l’infermiere si ritroverebbe nella situazione di attendere un’altra tranche di procedure di mobilità, e nell’attesa sono trascorsi altri 5/10 anni. In questo caso, pur di avvicinarsi a casa, partecipa a procedure di mobilità o a cambi compensativi presso Aziende sanitarie anche di altre regioni vicine. E dopo aver acquisito l’eventuale parere discrezionale dell’azienda cedente, è vincolato per altri 2 anni. Un’altra ipotesi, nell’eventualità che si stessero espletando procedure concorsuali per incarico a tempo indeterminato, è quella di rimettersi sui libri per cercare di superare per la seconda volta una procedura concorsuale.

L’infermiere di oggi è un dipendente pubblico di serie B perché deve sottostare ai pareri vincolanti di tutti gli attori di ogni azienda. Cosa diversa per altre categorie di dipendenti pubblici, che non sono assunti da ogni singola azienda ma dallo Stato.

La seconda beffa avviene ogni giorno con la procedura di stabilizzazione di colleghi che non hanno mai svolto una prova concorsuale. A parer mio, sarebbe stato opportuno bandire concorsi con posti riservati al personale precario, nel rispetto di chi crede ancora nell’accesso al “posto fisso” tramite procedura concorsuale.

Qualche giorno fa mi ha contattato un futuro collega, il quale mi ha chiesto alcuni consigli sul futuro prossimo. Ho consigliato, se ha intenzione di farsi una famiglia vicino casa, di non addentrarsi nelle procedure concorsuali lontano da casa, con spreco di tempo, studio e tanto denaro, ma di partecipare agli avvisi pubblici a tempo determinato. Ho dato questo consiglio perché, in questo modo, avrà risparmiato tempo, denaro, fatica nello studio. Rimarrà vicino ai suoi cari e, diciamocelo, prima o poi verrà stabilizzato.

Augurandole un buon lavoro,
Un dipendete pubblico di serie B

 

Redazione Nurse Times

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