A partire da ieri, per chi lavora, studia o è in vacanza a Milano, ma non è residente in Lombardia, farsi visitare dalla guardia medica avrà un costo: 20 euro. Se poi si chiede l’intervento per un controllo a domicilio, la tariffa sale a 35 euro. La notizia rappresenta una vittoria per i sindacati, che la attendevano da anni.
“L’accordo collettivo nazionale del 2005 – ricorda Giovanni Campolongo, della sigla Snami (Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani) – prevede che la continuità assistenziale sia rivolta a chi abita nell’ambito territoriale afferente alla sede di servizio”. Da qui la richiesta di un compenso extra per la guardia medica che cura i pazienti iscritti al Servizio sanitario di un’altra Regione o senza iscrizione.
La Corte dei Conti ritenne “ingiustificato” quell’euro in più, visto che l’accordo collettivo nazionale del 2005 prevedeva già una “indennità onnicomprensiva” per i medici. I magistrati contabili hanno calcolato un danno per le casse regionali di 14 milioni di euro tra il 2007 e il 2015, mentre i tecnici della Regione e i sindacati sostengono che quell’accordo abbia comportato un risparmio.
Nel 2019 l’accordo fu sospeso e i medici iniziarono a visitare gratuitamente i pazienti non lombardi. Ma il nuovo accordo nazionale (2022) riporta esplicitamente la tariffa extra per la guardia medica, e su questa base poggia la norma scattata ieri e in vigore in altre Ats. I pazienti dovranno pagare direttamente i 20 o i 35 euro al medico che li visiterà, tramite pos.
“Questa è una decisione che va ben oltre Regione Lombardia – commenta l’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso -. Si tratta di un accordo raggiunto a livello sindacale, e noi rispettiamo le decisioni che prendono i sindacati con le categorie professionali. Quindi non possiamo fare altro che adeguarci”.
Redazione Nurse Times
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