Meduse, ecco cosa fare e non in caso di contatto

Bisognerebbe conoscere i rischi dei mari che si scelgono per le vacanze. Dopodiché… Niente rimedi “della nonna”. Tanto buon senso. Attenzione ai bambini. E ai segnali di un eventuale shock anafilattico

No all’ammoniaca, all’alcol, all’aceto e a altri rimedi “della nonna”, come quelli piuttosto pittoreschi mostrati in alcuni film (VEDI). In caso di contatto coi tentacoli urticanti di una medusa, che generano una reazione tossica paragonabile a quella dovuta al morso di un serpente, la parola d’ordine è sciacquare con acqua di mare, meglio se calda (43-45°): La stragrande maggioranza dei veleni si inattiva con il calore per cui bisogna versare sulla zona toccata dai tentacoli acqua parecchio calda, compatibilmente con la cute, che allevia anche il dolore”.

A spiegarlo è Luca Revelli, direttore del master Medicina del Mare all’università Cattolica di Roma, intervistato da Repubblica. Che continua: E se però ci sono dei residui sulla pelle bisogna prima toglierli via con un coltello, dalla parte opposta alla lama, o anche con una carta di credito inclinata di 45 gradi, raschiando leggermente”.

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Leggermente e non sfregando vigorosamente, visto che come spiega a Meteoweb Allen Collins, zoologo della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA): “Il tentacolo della medusa ha ancora molte capsule urticanti, che possono continuare ad infiammarsi. In nessun caso l’area deve essere sfregata, perché può far infiammare queste capsule che, a loro volta, rilasciano più veleno nel corpo”.

Ma le meduse sono così pericolose? “Nì”. Ovviamente qui nel mar Mediterraneo non ci sono specie pericolose come quelle che hanno ucciso la povera piccola Gaia nelle Filippine (VEDI), ma… La gravità della lesione e del quadro clinico dovuti a un incontro ravvicinato con uno di questi esseri dipendono da diversi fattori: dalla specie di medusa da cui si è stati toccati e dal tempo di esposizione all’agente irritante (una miscela di tossine).

Ma non solo: nei soggetti allergici, la “puntura” di una medusa può dare vita in breve tempo a uno shock anafilattico, con la repentina compromissione delle funzioni vitali fino al decesso. È perciò necessario fare molta attenzione a segnali quali dispnea, rash cutaneo, sensazione di ostruzione delle vie aeree, astenia profusa, sudorazione e/o tachicardia; chiari segni di un probabile shock anafilattico (ecco cosa fare: VEDI) di fronte ai quali va allertato immediatamente il 118.

Come sottolinea Alessandro Giovanni Fiocchi, responsabile di Allergologia dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, i bambini sono i più a rischio per ciò che concerne le reazioni dovute al contatto con queste specie marine; reazioni che non vanno sottovalutate: “Perché hanno una massa corporea minore e il veleno ha maggiori facoltà di agire. I bambini del resto sono più vulnerabili a tutti i fattori ambientali, e per questo tipo di medusa non mi risulta ci sia un antidoto specifico”.

Revelli conclude chiarendo come informarsi sui luoghi dove ci si reca in vacanza sia fondamentale: “Senza conoscere i rischi dei posti dove ci rechiamo ho visto persone sedersi sui coralli fuoco del mar Rosso. E spingersi oltre le barriere coralline senza precauzioni. Bisogna informarsi, e conoscere i rischi. I mari tropicali ne hanno tanti: dalle meduse, ai pesci pietra, alla conchiglia cono che ha un aculeo velenosissimo in punta, agli attacchi dei predatori. Bisognerebbe sempre avere in barca una iniezione di antistaminico o cortisonico e un kit di pronto soccorso”.

Alessio Biondino

Redazione Nurse Times

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