Mal di schiena, non sottovalutiamo i fattori ambientali

Possono contribuire all’insorgenza e al peggioramento del problema. Lo spiega una scheda redatta dalla task force internazionale della Iasp.

Cattiva qualità del sonno, lunghi orari di lavoro, fattori psicosociali di insoddisfazione, fumo, alcol ed eventi stressati sono tutti fattori ambientali che possono a vario titolo contribuire all’insorgenza e al peggioramento del mal di schiena. Una scheda informativa redatta nell’Anno mondiale contro il dolore, che è dedicato proprio al mal di schiena, spiega in dettaglio i vari fattori ambientali e come il loro impatto possa essere diminuito grazie ad alcuni accorgimenti. La scheda è stata redatta dalla task force internazionale della Iasp (Associazione internazionale per lo studio del dolore) e tradotta in italiano dall’Aisd (Associazione italiana studio dolore). Di seguito riportiamo integralmente i vari punti affrontati la scheda.

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1. Le interruzioni del sonno possono peggiorare l’esperienza del mal di schiena
Il sonno è sempre più considerato una componente essenziale per la salute e il benessere generale. Sempre più prove suggeriscono anche che il sonno non è solo influenzato dal dolore, ma influenza anche il dolore. La scarsa qualità del sonno è una caratteristica normale nelle persone con dolore cronico, incluso il mal di schiena, che è associato a una maggiore gravità del dolore e studi su animali da tempo hanno dimostrato che questi effetti del sonno sono mediati da meccanismi infiammatori. Inoltre, il sonno limitato o interrotto aumenta la sensibilità agli stimoli dolorosi, altera la modulazione del dolore e aumenta i sintomi somatici nelle persone con e senza condizioni dolorose.

2. Una cattiva qualità del sonno può aumentare il rischio di sviluppare mal di schiena
Oltre a peggiorare il mal di schiena, alcuni studi hanno dimostrato che un cattivo sonno è un fattore di rischio per lo sviluppo iniziale del mal di schiena, il passaggio alla cronicità e per la progressione a lungo termine. Fortunatamente, può essere vero anche il contrario, con studi che dimostrano che il miglioramento del sonno si associa a una riduzione del dolore, evidenziando la necessità di approfondire gli interventi sul sonno volti a prevenire e gestire il mal di schiena.

3. Fattori legati al lavoro possono contribuire alla persistenza del mal di schiena
Vari fattori fisici e psicosociali legati all’ambiente di lavoro sono stati identificati come fattori di rischio per il mal di schiena e la disabilità che ne deriva. In particolare, fattori fisici come movimenti ripetitivi e lavori che richiedono uno sforzo fisico molto elevato sono stati associati allo sviluppo della lombalgia, mentre fattori psicosociali come insoddisfazione e precarietà lavorativa, orari di lavoro lunghi, rapporti mediocri con colleghi/datori di lavoro e scarso equilibrio tra lavoro e vita privata sono stati tutti associati a una maggiore prevalenza di mal di schiena.

4. Le richieste di risarcimento da parte del lavoratore
Spesso sono associate a una maggiore disabilità e a tempi più lunghi per guarire dal mal di schiena, ma è possibile un intervento efficace. Notoriamente le procedure amministrativo/legali per ottenere un risarcimento a causa di un infortunio sul lavoro sono associate alla persistenza del dolore, spesso ingravescente, di forte intensità, e che produce disabilità. Vi è necessità di dimostrare, dal punto di vista clinico e documentale, il proprio dolore e relativa disabilità. Le procedure volte a facilitare il ritorno al lavoro, tuttavia, si stanno dimostrando utili nei lavoratori con dolore muscoloscheletrico, suggerendo che il mantenimento di una comunicazione efficace tra le parti interessate (incluso il coinvolgimento dei datori di lavoro come parte del piano di trattamento) e un intervento tempestivo basato sulle classificazioni del rischio può portare a un miglioramento della guarigione e a un rientro al lavoro con buoni risultati.

5. Un cambio di postura può essere più importante nel prevenire o gestire il mal di schiena che correggere la postura “scorretta”
Sebbene si sia a lungo creduto che una postura “scorretta” causasse mal di schiena, non vi è consenso sulla relazione causale tra diverse posture o compiti fisici specifici e dolore. Invece, sembra che il solo rimanere nella stessa posizione per lunghi periodi di tempo sia associato allo sviluppo di un dolore alla schiena almeno in forma transitoria. Inoltre, rispetto ai controlli asintomatici, gli individui con mal di schiena tendono a mostrare una minore variabilità di movimento e hanno livelli di attività muscolare del tronco più elevati, suggerendo che l’attenzione a mantenere la stessa postura “corretta” è probabilmente fuorviante. Pertanto, potrebbe essere più utile concentrarsi sull’attuazione di pause più frequenti con variazione di posizione durante le attività sedentarie e affrontare altri fattori correlati, piuttosto che concentrarsi sulla correzione della “cattiva postura”.

6. Un’attività fisica regolare nel tempo libero è utile per prevenire il mal di schiena
L’attività fisica è uno dei pochi fattori costantemente associati a una minore incidenza di mal di schiena, per non parlare degli evidenti effetti benefici sulla salute fisica e mentale generale. Anche in presenza di mal di schiena, l’attività fisica continuata sembra anche una protezione contro lo sviluppo di sintomi più gravi e disabilità. Nonostante le prove schiaccianti dei benefici dell’esercizio fisico nella prevenzione e nella gestione del mal di schiena, i meccanismi sottostanti rimangono sorprendentemente poco chiari.

7. Gli eventi stressanti della vita peggiorano il dolore e possono renderlo più difficile da affrontare
È ben noto sia da lavori sperimentali che clinici che lo stress può avere un forte effetto sull’esperienza del dolore. A breve termine, lo stress acuto estremo può intorpidire la percezione del dolore, ma a lungo termine lo stress continuo da lavoro o i conflitti sociali possono contribuire all’esacerbazione e alla persistenza del dolore.

8. Le interazioni con gli altri (colleghi, operatori sanitari, datori di lavoro, amici, familiari, ecc.) possono avere un grande impatto su come ci si sente e far progredire il mal di schiena 
La comunicazione interpersonale può avere effetti immediati e continui sul dolore, facendo sentire la persona con mal di schiena ascoltata, informata e supportata, oppure isolata, confusa e invalidata. I più studiati sono forse gli effetti delle relazioni coniugali, dimostrando che critiche od ostilità nelle relazioni, probabilmente legate a una scarsa comprensione della diagnosi del dolore, possono portare a un comportamento più doloroso e a disabilità.

9. Il consumo di alcol e il fumo possono essere associati a una maggiore prevalenza di mal di schiena
Sebbene sia difficile separare il nesso di causalità dalla correlazione, sembra esserci una maggiore prevalenza di mal di schiena nelle persone che fanno elevato consumo di alcol e/o fumatori. Il consumo di alcol è stato anche associato a varie misure di sensibilità al dolore tra le persone con lombalgia acuta sebbene le relazioni siano complesse e probabilmente coinvolgano molti fattori bio-psico-sociali. La relazione “alcol-dolore” può anche essere bidirezionale: un dolore maggiore può far aumentare il consumo di alcol, che a sua volta può aumentare il dolore.

10. Gli integratori alimentari è improbabile che siano utili per le persone con lombalgia
Vari studi hanno studiato diversi integratori alimentari, tra cui vitamina D, glucosamina, probiotici, nonché interventi a base di erbe, omeopatici e altri interventi complementari per il mal di schiena. L’arricchimento della dieta con integratori raramente fornisce un beneficio significativo, sebbene alcuni studi riportino un’efficacia dei composti a base di erbe per ridurre il dolore maggiore del placebo. Di fatto, però, la qualità delle sperimentazioni è spesso poco robusta, il che rende necessari ulteriori studi con per determinare se l’integrazione sia realmente vantaggiosa.

Redazione Nurse Times

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