Nel corso degli ultimi anni l'elettrofisiologia cardiaca si è fortemente rivoluzionata e con essa i trattamenti delle aritmie si sono notevolmente evoluti con l'applicazione e la messa in atto di nuovi strumenti diagnostico - terapeutici in grado di escludere condizioni clinicamente pericolose
Tra questi il pacemaker rappresenta senza alcun dubbio un dispositivo cardiaco essenziale ed insostituibile se i farmaci da soli non sono in grado di ridurre o di eliminare l’aritmia.
Approfondiamo le conoscenze in merito agli stimolatori cardiaci con un esperto di cardiologia, il dott. Felice Arcamone, infermiere triagista presso l’ospedale S. Carlo di Potenza.
Il pacemaker è costituito da un generatore assemblato ad un microcomputer e ad una batteria capace di riconoscere l’attività elettrica spontanea cardiaca e di emettere un impulso elettrico in grado di determinare una polarizzazione qualora se ne presenti la necessità, e dagli elettrodi flessibili a catetere.
Gli elettrodi possono essere introdotti mediante cateteri inseriti in vena femorale, succlavia o giugulare sotto controllo fluoroscopico nel ventricolo destro – in questo caso parliamo di elettrodi endocardici – oppure essere suturati sulla parete esterna del cuore per via transtoracica durante un interveno di chirurgia a cuore aperto – in questo caso stiamo definendo gli elettrodi epicardici-.
Questi ultimi sono sempre temporanei e vengono rimossi attraverso una lieve trazione entro alcuni giorni dall’intervento.
Il generatore è quasi sempre alloggiato in una tasca sottocutanea nella regione pettorale, sottoclaveare o, talvolta, addominale.
I generatori permanenti sono isolati perchè devono essere protetti dall’umidità e dal calore corporei.
Per quanto riguarda le batterie, oggi sono impiegate quelle al litio che durano fino a 10 anni, mentre altri tipi di batteria sono ricaricabili e se stanno per esaurirsi il generatore viene rimosso e viene collegato uno nuovo agli elettrodi già in sede e impiantato nella tasca sottocutanea già esistente.
La procedura, di solito, è eseguita in anestesia locale.
Il pacemaker è, innanzitutto, in grado di rilevare la presenza di attività elettrica spontanea onde evitare stimolazioni elettriche non necessarie; stimolare la depolarizzazione cardiaca in modo efficace ogni qualvolta sia necessario vicariare quella fisiologica; rispondere ad aumentate richieste metaboliche implementando la funzione cardiaca ed, infine, memorizzare informazioni sull’attività elettrica cardiaca e sul funzionamento stesso del device permettendo una diagnostica.
E’ bene in primis precisare che le condizioni cliniche di impianto di pacemaker possono essere suddivise in tre categorie:
Le condizioni che DEVONO essere necessariamente trattate con l’impianto di un pacemaker sono la sindrome del seno carotideo sintomatica; la SSS (Sick Sinus Sindrome) sintomatica; il blocco atrioventricolare di secondo grado tipo Mobitz avanzato, il blocco atrioventricolare completo.
Le condizioni che POSSONO essere trattate con l’impianto di un pacemaker sono la SSS (Sick Sinus Sindrome) paucisintomatica; i blocchi sopra-hissiani; il blocco atrioventricolare congenito asintomatico con frequenza ventricolare minore di 40 bpm; il blocco atrioventricolare di II grado tipo Wenckebach sintomatico; il blocco atrioventricolare di II grado tipo Mobitz con conduzione 2:1 asintomatico.
Le condizioni che, invece, NON richiedono l’impianto di un pacemaker sono la SSS (Sick Sinus Sindrome) completamente asintomatica; il blocco atrioventricolare di I grado;
il blocco atrioventricolare di II grado tipo Wenckebach con episodi notturni senza manifestazioni cliniche.Certamente. I pacemaker possono essere forniti di un solo elettrodo, o MONOCAMERALE, o di due elettrodi, o BICAMERALI.
La stimolazione monocamerale può avvenire con l’inserimento dell’elettrocatetere in due punti ben specifici, ovvero in atrio destro per la sola stimolazione atriale utilizzando la normale via di conduzione d’impulso cardiaca, e in ventricolo destro per la sola stimolazione ventricolare.
La stimolazione bicamerale, invece, prevede l’inserzione di due elettrocateteri, uno in atrio destro ed uno in ventricolo destro, entrambi capaci di esprime attività elettrica depolarizzante.
La modalità di stimolazione di un pacemaker puo’ essere di due tipi:
Tali modalità vengono segnalate da una sigla codificata che può essere composta fino a cinque lettere di cui le prime tre hanno un’importanza fondamentale.
Perchè dato il grado di complessità e l’ampia diffusione dei pacemaker è stato necessario ricorrere ad un codice universale per riferirsi alle funzioni in modo inequivocabile e sicuro che è costituito da 5 lettere:
Le complicanze associate all’uso di un pacemaker derivano dalla loro presenza nel corpo e da un cattivo funzionamento: la sua presenza, infatti, può provocare infezioni locali nel punto di inserimento degli elettrodi; emorragia o formazione di ematomi nel punto di inserimento degli elettrodi; emotorace in seguito a perforazione della vena succlavia o dell’arteria mammaria interna; battiti ectopici e tachicardia ventricolari se la parete del ventricolo viene irritata dall’elettrodo endocardico; spostamento o traslocazione dell’elettrodo transvenoso; stimolazione del nervo frenico, del diaframma o della muscolatura scheletrica.
Nelle prime ore successive all’inserimento la complicanza più frequente è certamente la dislocazione dell’elettrodo.
Per evitarla ridurre al minimo l’attività dell’assistito aiuta a prevenire questa complicanza immobilizzando l’estremità nella quale è stato introdotto il catetere o istruendo il paziente a ridurre l’attività delle zone corporee coinvolte nell’impianto.
Il controllo viene effettuato ponendo sul torace, in corrispondenza del generatore, un dispositivo collegato ad un computer che, per mezzo di onde radio e senza produrre alcun dolore, rileva lo stato di funzionamento dello stimolatore, le condizioni di batteria, i parametri memorizzati, la soglia di stimolazione, la rottura degli elettrodi.
La frequenza dei controlli varia in relazione all’età del soggetto, alla patologia, al grado di dipendenza dell’assistito dal pacemaker, alla tipologia di stimolazione e ai precedenti controlli.
Grazie a voi e un caro saluto ai lettori di Nurse Times!
Anna Arnone
Fonti:
Il vaiolo delle scimmie, noto anche come Mpox, è una malattia infettiva zoonotica causata dal…
Venerdì mattina, circa un centinaio di operatori socio-sanitari (OSS) si sono astenuti dal lavoro nelle…
La Regione Emilia-Romagna ha annunciato un rafforzamento delle misure di prevenzione contro il virus West…
Nelle ultime ore, un importante dirigente medico del Centro di Salute Mentale dell'Azienda USL di…
L'Arnas Civico di Palermo ha indetto una selezione pubblica urgente per la formazione di una…
Approfondire la conoscenza di arbovirus, tra cui Zika, Dengue, Chikungunya, West Nile e virus meno…
Leave a Comment