PALERMO – La sentenza è stata confermata in appello: condanna ad un anno e un mese. Il reato contestato era falso in atto pubblico, visto che l’ordine è un ente di diritto pubblico.
Nel 2017 avrebbe falsificato 15 schede elettorali per farsi eleggere. Le schede, rinvenute durante lo spoglio, erano state sequestrate dai carabinieri.
Proprio quel minimo scarto aveva permesso all’allora presidente Gargano di essere rieletto così da restare alla guida dell’Opi sino al 2020, anno delle nuove elezioni che hanno fatto registrare il successo della lista guidata da Antonino Amato proprio a discapito di Gargano.
Il seggio elettorale era stato allestito all’ospedale Civico. Gargano, oltre che candidato, ne era il presidente. Fu uno scrutinio piuttosto movimentato. Altri candidati chiamarono i carabinieri di Monreale. In particolare Vincenzo Gargano si accorse che alcune schede risultavano scritte con lo stesso tratto di penna ed erano tutte favorevoli al suo omonimo sfidante, finito sotto processo.
I militari intervennero e fecero una copia delle schede incriminate. All’indomani Vincenzo Gargano, Giuseppe D’Anna, Antonino Amato, Giuseppe Intravaia, Calogero Gugliotta formalizzarono una querela.
Il giudice di primo grado dispose una perizia. Risultato: le schede erano “vergate di proprio pugno dall’imputato”. Gargano si è difeso negando le accuse e sostenendo che lo scrutinio era sempre avvenuto in presenza di altre persone, e che le urne così come le stanze erano sigillate.
Questa vicenda segna una pagina buia nel mondo della rappresentanza professionale infermieristica.
L’imputato dovrà pagare i danni alle parti civili, assistite dagli avvocati Salvo Priola e Gaetano Priola, Valentina Morgana. Nei confronti di Gargano è in corso un procedimento disciplinare.
Redazione NurseTimes
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