Lecco, fa discutere la sala fumatori per medici nel blocco operatorio del “Manzoni”

È costata 18mila euro. Il consigliere regionale Raffaele Erba: “Non era una priorità”. L’assessore al Welfare, Giulio Gallera, ha preferito non entrare nel merito della questione.

“Lascia perplessi l’assenza di giudizio da parte dell’assessore su una decisione così discutibile come quella di dotare un blocco operatorio di una sala fumatori per i medici. Nella forma, la sala rispetta le regole, e su questo non ci piove. Peccato che non sia una priorità rispetto alla richiesta dei lombardi di una sanità migliore. Inoltre la decisione dell’ospedale di Lecco è in totale antitesi con le regole base della prevenzione e della lotta al tabagismo”.

Così Raffaele Erba (Movimento 5 Stelle), consigliere regionale della Lombardia, commenta la risposta dell’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, sul caso della sala fumatori da 18mila euro allestita all’interno del blocco operatorio dell’ospedale “Manzoni” di Lecco.

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Tutto è nato da un controllo che gli ispettori dell’Ats effettuarono nel marzo scorso, riscontrando odore di fumo a fianco del blocco operatorio 1. Nessuno fu sorpreso con la sigaretta accesa, ma evidentemente qualcuno aveva fumato poco prima. All’interno del blocco operatorio, situato in un piano interrato dell’ospedale, non era possibile uscire sui terrazzini soddisfare il bisogno impellente di nicotina. E così l’Azienda ospedaliera decise di trasformare un locale, in origine una tisaneria a disposizione degli infermieri, in sala fumatori.

La questione è approdata ieri in Regione, dove l’assessore Gallera, nel rispondere a due interrogazione firmate dai consiglieri Raffaele Straniero (Pd) e, appunto, Raffaele Erba, ha affermato: “Non entro nel merito per via dell’autonomia che contraddistingue ogni ospedale dotato di una sua direzione sanitaria. La spesa non comporta sottrazioni di risorse e rientra nel budget 2018. Inoltre la sala è stata messa a norma dopo la diffida della Asl, che aveva verificato la mancanza di alcuni requisiti igienico-sanitari”.

Sulla vicenda è arrivato anche il parere del Pd: “Lascia  molto a desiderare il fatto che l’assessore non abbia voluto in nessun modo esprimere un giudizio sulla scelta operata dall’ospedale. Vero è che ogni struttura sanitaria ha una sua autonomia, ma è altrettanto vero che non esprimere alcun giudizio su una scelta che va contro le più elementari regole di tutela della salute significa sottrarsi alla responsabilità di indirizzo delle politiche sanitarie di prevenzione della malattia e tutela della salute. Una responsabilità che spetta alla Regione”.

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