L’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), senza tanti giri di parole, ci dice che le cadute sono la seconda causa di morte per traumi accidentali involontari in tutto il mondo. Ci dice anche che ogni anno circa 646mila persone muoiono a causa delle cadute globalmente (seconda causa principale di morte involontaria), e che oltre l’80% di queste persone, vive in Paesi a basso e medio reddito.
Gli individui di età superiore ai 65 anni sono quelle più a rischio di cadute. Le strategie di prevenzione delle cadute dovrebbero focalizzarsi sull’istruzione, la formazione, la creazione di ambienti sicuri. Bisognerebbe, inoltre, incentivare la ricerca e stabilire politiche efficaci per ridurre i rischi connesse alle stesse.
Una caduta, secondo la definizione che ne dà l’Oms, è l’evento per cui una persona passa dalla stazione eretta al pavimento, o comunque a un livello inferiore rispetto a quello di partenza. Le lesioni legate alla caduta possono essere fatali o non fatali e, sebbene la maggior parte delle stesse non sia fatale, spesso lasciano delle disabilità permanenti.
Sebbene non fatali, circa 37,3 milioni di cadute sono abbastanza gravi da richiedere cure mediche. Tali cadute sono responsabili di oltre 17 milioni di Daly (attesa di vita corretta per disabilità per anno) persi. La maggiore morbilità si verifica nelle persone di età pari o superiore ai 65 anni, ma le cadute si verificano anche nei giovani di età compresa tra 15 e 29 anni e nei bambini di età pari o inferiore ai 15 anni.
I costi finanziari derivanti dagli infortuni legati alle cadute sono notevoli. Per le persone di età pari o superiore ai 65 anni, il costo medio per un infortunio derivante da caduta varia da Paese a Paese. Mentre tutte le persone che cadono sono a rischio di lesioni, l’età, il genere e la salute dell’individuo possono influenzare il tipo e la gravità delle lesioni stessa.
Un altro gruppo di persone ad alto rischio sono i bambini. Le cadute nell’infanzia avvengono in gran parte a causa della fase evolutiva e della curiosità innata che spinge i bimbi a mettere in atto comportamenti talvolta rischiosi. Oltre alla disattenzione dei genitori, in questi casi giocano un ruolo determinante la povertà, l’esclusiva genitorialità e gli ambienti particolarmente pericolosi.
Il genere non influisce sul rischio cadute, che colpiscono indifferentemente uomini e donne. Altri fattori, invece, come attività professionali pericolose e fattori socioeconomici come la povertà, l’inattività fisica e la perdita di equilibrio, ambienti non sicuri e visione limitata, incidono in maniera determinante sull’aumentato rischio di cadute.
La prevenzione, quindi, diventa un fattore strategico. Bisognerebbe investire di più nella ricerca, promuovere ambienti più sicuri e ridurre i fattori di rischio. Inoltre bisognerebbe investire nella formazione degli operatori sanitari, fornendo loro la conoscenza sulle possibili strategie di prevenzione basate sull’evidenza. E bisognerebbe puntare sull’educazione degli individui e delle comunità per costruire una consapevolezza del rischio.
Per le persone anziane, i programmi di prevenzione delle cadute possono includere componenti molteplici per identificare e modificare il rischio di cadute, come:
Per i bambini, interventi efficaci possono includere programmi di comunità specifici che riguardano la sicurezza dei luoghi di vita, ma anche strategie di prevenzione quali campagne di educazione pubbliche di massa, formazione degli individui e delle comunità e appropriate cure mediche in caso di caduta.
Rosaria Palermo
Fonte: https://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs344/en/
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