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L’Analisi Transazionale: uno strumento di lettura della realtà relazionale per l’assistenza infermieristica

 

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Abstract

Il presente articolo nasce dalla personale lettura, accompagnata da profonde riflessioni, del testo di Thomas, A. Harris (2000) “Io sono OK, tu sei OK”, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli. In tale testo sono presentate le dinamiche dell’analisi transazionale e le sue applicazioni pratiche nel mondo poliedrico delle relazioni umane. Durante la lettura, la mia mente galleggiando su un mare di pensieri,  ha colto innumerevoli occasioni utili perché tale modello teorico possa essere utilizzato dagli infermieri per assistere al meglio i propri malati.

La realizzazione di questo elaborato ha lo scopo di presentare l’analisi transazionale, la sua nascita, evoluzione, moderna applicazione e potenzialità al fine di consegnare al corpo professionale infermieristico uno strumento di riflessione e lettura della realtà relazionale in cui si trovano ad operare.

Il modello teorico dell’analisi transazionale è una teoria psicologica ideata da Eric Berne negli anni cinquanta, e può avere varie finalità applicative per il miglioramento dell’assistenza infermieristica, dalla gestione del rapporto relazionale tra infermiere e assistito, infermiere e famiglia, infermiere a care giver, infermiere ed il proprio gruppo professionale o multi professionale, inoltre può essere utilmente utilizzato nella formazione di base e post base del personale infermieristico e di supporto.

Come vedremo, esso trova innumerevoli spazi applicativi nel mondo infermieristico, e permette di dotare il professionista dell’assistenza di strumenti di analisi decisamente validi per aiutarlo ad orientarsi nella corretta gestione delle relazioni d’aiuto in ambito assistenziale.

L’espressione “relazione d’aiuto” è un modo per indicare un intervento di supporto allo sviluppo del sé, alla comprensione delle proprie motivazioni e predilezioni ed in questo contesto l’analisi transazionale  e la comunicazione assertiva  (la capacità di esprimere in maniera chiara ed efficace le proprie emozioni ed idee, senza calpestare ed offendere gli altri) possono essere utili strumenti per comprendere i pensieri ed i sentimenti dei pazienti.

Parole chiave

Analisi Transazionale, GAB, realtà relazionale, relazione d’aiuto, comunicazione.

Introduzione

La parola “aiuto” inclusa nell’espressione “relazione d’aiuto” indica l’impegno profuso da colui che reca aiuto per sviluppare nell’altro la consapevolezza di sé ed emanciparlo.

L’aiuto si orienta in direzione della crescita e dell’autonomia dell’altro. Quindi, per mettere la persona nella condizione di sentirsi accolta, colui che offre una “relazione di aiuto” deve essere consapevole del suo modo di comunicare coinvolgimento ed empatia nei suoi confronti.

La comunicazione è una attività sociale, alla base dell’interazione sociale e delle relazioni fra individuo e gruppi, oppure, uno scambio interattivo fra due o più persone. Essa ha una funzione relazionale, perché genera, rinnova e modifica le relazioni umane attraverso lo scambio interattivo di significati sulla base di sistemi simbolici e di segnalazione.

La comunicazione assertiva fa sì che il soggetto operatore non si lasci trascinare dalla corrente incontrollata degli eventi, dalle emozioni, ma li domini con energia ed ingegno, riuscendo ad esprimere sempre il meglio di sé e delle proprie capacità.

Comunicare assertivamente significa reagire con prontezza costruttiva ed è l’alternativa migliore che possiamo scegliere di fronte ad un paziente.

L’assertività è quindi uno strumento finalizzato a rendere più equi i nostri rapporti interpersonali, mettendoci in grado di agire nel nostro migliore interesse e di difenderci senza ansia, di manifestare con facilità ed onestà le nostre sensazioni, di evitare l’umiliazione che avvertiamo quando non riusciamo ad esprimere chiaramente quello che proviamo e soprattutto di esercitare i nostri diritti senza negare quelli altrui.

Gli infermieri nello svolgimento del proprio lavoro devono essere, fra le altre cose, anche comunicatori assertivi e sono chiamati a confrontarsi ogni giorno con una molteplicità di individui che esprimono emozioni, desideri, paure e tensioni.

L’analisi transazionale, può essere, come la comunicazione assertiva, un utile strumento nelle mani dell’infermiere, per comprendere i pensieri e alcuni dei sentimenti degli interlocutori e, quindi, per fornire loro una risposta adeguata in termini relazione, assistenza e di cura.

L’Analisi Transazionale (AT) è una teoria psicologica che offre un modello per capire come funzioniamo e come esprimiamo la nostra personalità in termini di comportamento, pensieri ed emozioni. Essa  è una teoria della comunicazione utile per migliorare le nostre relazioni con le altre persone ed è anche una teoria dello sviluppo infantile per comprendere le origini di alcuni nostri schemi di comportamento.

Gli infermieri nello svolgimento del proprio lavoro sono chiamati a confrontarsi ogni giorno con individui diversi che esprimono emozioni, desideri, paure e tensioni. L’analisi transazionale, assieme alla comunicazione assertiva, possono essere utili strumenti per fornire un’assistenza mirata ed efficace.

Metodi e strumenti: nascita e sviluppo dell’Analisi Transazionale

La teoria originaria dell’analisi transazionale, così come venne elaborata da Berne, può essere considerata una evoluzione in senso relazionale della psicoanalisi  freudiana.

Le basi empiriche, insieme ad una impalcatura epistemologica, ne fanno non solo una teoria della personalità, ma anche una teoria dello sviluppo e delle comunicazioni relazionali, estendendo soprattutto su questo versante la teoria freudiana, legata ad una visione meccanicistica del funzionamento della psiche, basata su una dinamica “idraulica” dell’apparato mentale, secondo il modello medico dell’Ottocento positivista.

Anche le influenze dell’approccio centrato sulla persona, di Carl Rogers, sono evidenti e fanno in  modo che l’analisi transazionale tenga sempre in primo piano i bisogni della persona, piuttosto che la direttività e l’applicazione dello schema teorico alla complessa realtà del paziente.

Negli anni cinquanta la teoria della comunicazione subì grandi sviluppi, principalmente grazie agli scienziati della comunicazione che dettero vita alla cibernetica, e le regole della comunicazione enunciate da Berne sono il distillato di questi progressi applicati alla teoria psicologica analitico-transazionale.

Berne tuttavia morì prima di aver potuto elaborare compiutamente molte delle questioni teoriche più importanti, che rimasero dunque aperte a contributi e sviluppi successivi. Priva dell’autorità del suo padre fondatore, la teoria analitico transazionale subì negli anni settanta un vero e proprio “assalto integrativo” da parte di studiosi e terapeuti che arricchirono l’impianto teorico originario con assunti e soprattutto tecniche prese a prestito da altre scuole teoriche, prima fra tutte la psicoterapia gestaltica, allontanandosi dalle radici psicodinamiche e assumendo una direzione decisamente cognitivo-comportamentale.

Negli stessi anni l’analisi transazionale veniva scoperta dall’editoria divulgativa americana, tipicamente orientata alla manualistica semplificata e ai testi di auto-aiuto. L’enorme diffusione che la semplificazione e “banalizzazione” della teoria analitico transazionale ebbe in quegli anni è la principale responsabile dell’immagine trasmessa ai giorni nostri, come una teoria adatta alla formazione di agenti di commercio e venditori più che alle applicazioni terapeutiche, dotata di un armamentario tecnico eterogeneo, in gran parte derivato da altre Scuole.

Un’analisi più attenta dell’analisi transazionale ne mette invece in luce le peculiarità legate alla buona gestione della relazione di aiuto che deve instaurarsi tra infermiere e malato, piuttosto che al livello divulgativo tipico dei tabloid e dell’editoria commerciale.

Soprattutto i legami con la psicoanalisi freudiana risultano evidenti, non solo per quanto riguarda i punti di contatto tra le topiche freudiane e i tre stati dell’io dall’analisi transazionale, ma principalmente per l’importanza fondamentale dell’analisi del transfert e del controtransfert nella terapia transazionale.

Uno dei concetti cardine della teoria di Berne, il copione, è definito dall’autore “un dramma transferale“, a significare quanto le dinamiche transferali siano fondamentali nell’elaborazione e attuazione del proprio piano di vita.

L’analisi transazionale sta subendo negli ultimi anni un ulteriore sviluppo, soprattutto ad opera di studiosi anglosassoni, verso una rielaborazione teorica basata sul confronto con le più recenti acquisizioni operate dalle neuroscienze, in particolare le basi neurofisiologiche degli stati dell’io, l’accesso alle memorie implicite e la formazione delle memorie episodiche.

Principi teorici: I tre stati dell’io

L’analisi transazionale teorizza l’Io come formato da tre strutture rappresentate graficamente come una sola personalità, Genitore Adulto Bambino (GAB), ovvero i tre Stati dell’Io, ognuno con le proprie funzioni:

  1. Genitore (Esteropsiche)
  2. Adulto (Neopsiche)
  3. Bambino (Archeopsiche)

La comunicazione tra due individui può essere letta come una transazione (transazione / scambio) tra stati diversi o omologhi dei due io, quindi si parla nel primo caso di “transazioni incrociate” e nel secondo di “transazioni complementari”.

Ogni comunicazione avviene su due livelli che si influenzano reciprocamente, il contenuto (il cosa si dice) e la forma (il come lo si dice). Si comunica secondo segnali verbali e non verbali e se il verbale è contraddetto dal non verbale, si ha una incongruenza. Ciascuno di noi è libero e responsabile dei propri comportamenti.

Ogni stato dell’Io ha connotazioni positive e connotazioni negative, a seconda che favorisca oppure impedisca l’indipendenza della persona.

Io Genitore

La parte genitoriale dell’io è quella dove sono custoditi i sentimenti, i comportamenti, le emozioni, gli insegnamenti, gli esempi che noi abbiamo appreso dai nostri genitori e figure che ci hanno educato.

Quando una persona si trova nello stato Genitore, egli reagisce secondo i modelli di suo padre o sua madre. Il Genitore si manifesta in due modi: come influenza e come stato attivo dell’io. Quando è attivo, la persona reagisce come i suoi reagivano. Quando è un’influenza, egli reagisce come i suoi volevano che lui reagisse.

Il Genitore si divide in due tipi: normativo e affettivo, ognuno dei quali ha il suo positivo e negativo. La funzione genitoriale normativa, nella sua accezione positiva guida, insegna e offre regole e valori, mentre nella sua accezione negativa: critica, impone, rimprovera, punisce, svaluta. La funzione genitoriale affettiva, nella sua accezione positiva: cura e incoraggia, mentre nella sua accezione negativa è iperprotettiva, si sostituisce e condiziona l’affetto ad un avere.

 Io Adulto

La parte adulta è la parte razionale di tutti noi, dove si elaborano le informazioni. L’Adulto esamina la situazione e valuta di conseguenza, effettuando un “calcolo di probabilità”. Se, ad esempio, devo attraversare la strada, il mio Adulto mi deve dire che ci sono buone probabilità che non mi investano. È da notare che il concetto di Adulto di Berne si ritrova nel concetto cognitivista di “mente come elaboratore dell’informazione”.

Lo stato adulto, nella sua funzione positiva vive oggettivamente la realtà, vivendo il “qui e ora”, non drammatizza l’errore e decide in base a ciò che è noto; qualora sia contaminato e non ben funzionante trascura le emozioni ed i valori e non si cura dei rapporti interpersonali. Quindi, quando sono nell’adulto, io uso tutte le mie facoltà intellettuali so valutare la situazione.

 Io Bambino

La parte bambino dell’Io racchiude la spontaneità e l’emotività. Il Bambino contiene tutte quelle esperienze, quei comportamenti che noi mettemmo in atto nella nostra infanzia. Quando sono nel Bambino io mi comporto non come un bambino in generale, ma come io mi comportavo quando ero bambino.

Il Bambino si divide in adattato e naturale, che ha i suoi positivi e negativi. Il Bambino adattato è obbediente, buono, docile, è sotto il controllo del Genitore interiore. Il Bambino naturale è spontaneo, allegro, non è controllato dal Genitore interiore. I positivi e i negativi sono il Bambino adattato positivo, che accetta le regole, collabora e agisce per farsi accettare, e quello negativo che si sottomette alle regole, si compiange e subisce per farsi accettare.

Bambino Ribelle positivo, che ha spirito d’iniziativa, e quello negativo che è sempre contrario per principio.

Bambino Libero positivo, che si esprime in tutto liberamente, mostrandosi apertamente, e quello negativo che ha paura ad esporsi ed esprimersi, è intimidito e si isola.

 Le tre ‘fami’

Perché la nostra psiche si mantenga in equilibrio, essa deve soddisfare le sue “fami”. Ve ne sono di tre tipi:

  1. fame di stimolo: tutti gli esseri umani vanno alla ricerca di stimoli e sensazioni;
  2. fame di riconoscimento: ognuno di noi ha bisogno di sapere che esiste, che non è un fantasma in mezzo agli altri;
  3. fame di struttura: come strutturare il tempo nelle ore di veglia.

Come soddisfare le “fami”: carezze e transazioni

Cammino per la strada, incontro un amico e lo saluto. Lui mi risaluta. Ci siamo appena scambiati due “carezze”. Berne definisce una carezza come “qualsiasi atto che implica il riconoscimento dell’altra persona”. Salutando il mio amico io l’ho riconosciuto, cioè mi sono accorto di lui, e così lui sa di esistere. Le carezze quindi soddisfano le due fami di stimolo e di riconoscimento. Una serie di carezze si definisce transazione.

Esempio di transazione

  • Il marito chiede: “Sai dov’è la mia cravatta nera? Non la trovo da nessuna parte” (Adulto → Adulto).
  • Se la moglie risponde: “Non so, non l’ho vista”, abbiamo una transazione complementare e diametralmente opposta (Adulto → Adulto).
  • Se la moglie risponde: “Perché dai sempre la colpa a me?” si determina una transazione incrociata (con il Bambino che risponde al Genitore, invece dell’Adulto che replica all’Adulto), interrompendo la comunicazione; lo stesso effetto si verifica con la risposta: “Ecco, perdi sempre tutto!” (in questo caso, è il Genitore della moglie che si rivolge al Bambino del marito).

 Carezze (Stroke Economy)

Le transazioni consistono in uno scambio di stimoli che in AT vengono denominati Carezze (strokes) o Riconoscimenti. L’AT considera le carezze e le modalità del loro scambio come strumento di diagnosi e di terapia. Durante lo sviluppo della personalità, l’individuo può imparare alcune regole non verbali che costituiscono la base della cosiddetta Stroke Economy, ovvero di una “economia di carezze” che crea scarsità di amore e affetto imponendo una serie di regole che governano, appunto, lo scambio di carezze:

  • non chiedere le carezze che desideri,
  • non dare le carezze che desideri dare,
  • non rifiutare le carezze che non desideri,
  • non accettare le carezze anche se le vuoi,
  • non dare carezze a te stesso.

La Stroke Economy può essere insegnata dai genitori o dalle altre figure di attaccamento nel periodo in cui l’individuo dipende da loro per il proprio sviluppo e per migliorare il necessario controllo legato alla responsabilità.

In seguito, negli individui possono verificarsi difficoltà a venire meno da queste regole. La scelta di non consentirsi deroghe dalla Stroke Economy allontana l’individuo dalla spontaneità, un elemento importante dell’autonomia. Si generano così nell’individuo svalutazioni ed emozioni parassite.

Esempio di “stroke economy”

Consideriamo il seguente dialogo:

A: Buongiorno.

B: Buongiorno.

A: Come va?

B: Bene, grazie. E lei?

A: Beh, al solito, grazie.

B: Buona giornata, allora.

A: Altrettanto.

Un simile scambio, sostiene Berne, non contiene in realtà alcuna informazione, anzi è accuratamente sottaciuta: A non ha alcun reale interesse a sapere come stia davvero B, che probabilmente ci metterebbe molto tempo a spiegarglielo, e viceversa. Si tratta invece di un rituale sociale a base di stroke, durante il quale gli individui si scambiano un numero di “carezze” dipendenti dalla loro conoscenza reciproca e dalle circostanze. Se B avesse protratto la conversazione rivolgendo numerose altre domande, avrebbe causato la perplessità e l’imbarazzo di A, che si attendeva un numero ridotto di stroke (che in termini di analisi transazionale equivale a “Mi doveva solo tre carezze, perché me ne ha fatte di più?”); al contrario, ad una mancata risposta di B al saluto di A, questi si sarebbe offeso in quanto la “carezza” non era stata ricambiata.

Emozioni parassite

Le emozioni in una persona sana sono vissute in armonia con i propri bisogni e desideri. Le emozioni che l’individuo vive però possono anche impedirgli di realizzare quelli che ritiene i propri bisogni e desideri. Ad esempio, l’individuo potrebbe essere triste sebbene si trovi ad una festa e desideri socializzare. La tristezza viene vissuta strutturando il tempo nell’isolamento, e si verifica l’impossibilità di procedere nella strutturazione del tempo verso l’intimità desiderata e verso uno scambio di carezze più stimolanti. In tal caso la tristezza si può quindi definire come una emozione parassita.

Le emozioni parassite si presentano unite alle svalutazioni e si contrastano insieme a queste.

Posizioni esistenziali

Le posizioni esistenziali sono quattro e descrivono come una persona vede sé e gli altri. I segni + e – riportati nelle descrizioni seguenti indicano un’asserzione positiva o negativa riferita alla posizione esistenziale:

  • Io sono OK; tu sei OK: + + (posizione esistenziale sana, che induce ad un comportamento assertivo)
  • Io sono OK; tu NON sei OK: + – (comportamento aggressivo)
  • Io NON sono OK; tu sei OK: – + (comportamento passivo, servile; depressione)
  • Io NON sono OK; tu NON sei OK: – – (futilità, cinismo)

La posizione esistenziale di un soggetto può cambiare con il passare del tempo, anche breve.

Esistono anche le “posizioni a tre”, che esaminano la valutazione che l’individuo effettua nei confronti di sé stesso, del suo interlocutore e degli “altri”:

  • Io sono OK; tu sei OK; loro sono OK: + + + (posizione aperta, socievole, democratica)
  • Io sono OK; tu sei OK; loro NON sono OK: + + – (posizione snobistica, demagogica)
  • Io sono OK; tu NON sei OK; loro sono OK: + – + (posizione dello scontento, polemica)
  • Io sono OK; tu NON sei OK; loro NON sono OK: + – – (posizione solitaria, arrogante)
  • Io NON sono OK; tu sei OK; loro sono OK: – + + (posizione masochistica, depressiva)
  • Io NON sono OK; tu sei OK; loro NON sono OK: – + – (posizione subordinata)
  • Io NON sono OK; tu NON sei OK; loro sono OK: – – + (posizione dell’invidia servile)
  • Io NON sono OK; tu NON sei OK; loro NON sono OK: – – – (posizione pessimistica, cinica)

Gioco

È una tipologia di Strutturazione del tempo ad alto contenuto emotivo, ma altamente prevedibile, che si svolge secondo uno schema fisso e termina in modo sgradevole per entrambi i partecipanti. Alla base di dipendenze, litigi frequenti, incomprensioni durevoli e simili sofferenze.

Lo schema è il seguente:

G + A = R > S > X > TC

G = Gancio, vale a dire la prima mossa o stimolo che compie il giocatore partendo da una svalutazione di sé, o degli altri, o della realtà, e cercando di coinvolgere altre persone nel proprio gioco (Francesco si lamentava dicendo di non saper eseguire la consegna, perché era per lui troppo difficile: svalutazione di sé).

A = Anello, vale a dire l’aggancio dell’interlocutore allo stimolo, il punto debole di chi si lascia “agganciare” (l’insegnante risponde che l’attività non è affatto difficile e che si può eseguire anche in poco tempo).

R = Risposta al G + A nella comunicazione (Francesco dice che proverà a svolgere il compito, ma non lo finisce; l’insegnante si infuria e minaccia di mandarlo fuori in punizione per l’intera giornata).

S = Scambio di ruoli (o Colpo di scena) che avviene ad un certo punto del gioco (Francesco inizia a disturbare in classe perseguitando la maestra; l’insegnante, vittima del suo atteggiamento, sente di non riuscire a dominarlo).

X = Confusione, vale a dire disagio psicologico negli interlocutori (sia Francesco sia l’insegnante avvertono un notevole intensificarsi del vissuto emotivo).

TC = Tornaconto, vale a dire stato d’animo finale negativo in entrambi gli interlocutori (Francesco è triste perché rimane lontano dalla sua maestra e dai suoi compagni tutto il giorno, mentre l’insegnante sente di aver fallito come insegnante e come educatrice).

La “Guarigione” intesa come potenziamento dell’Adulto

L’obiettivo che ci si prefigge avviando l’analisi transazionale è di ristabilire l’autonomia e di rendere più stabile la condizione di problem solving dell’individuo. In questo senso si tratta quindi di avvicinarsi alla condizione in cui le emozioni ci aiutano a risolvere i nostri problemi e a soddisfare i nostri bisogni, anziché contrastare i nostri sforzi ed intralciarli inutilmente.

 Matrice di svalutazione

Strumento sviluppato da Mellor e Schiff, la Matrice di Svalutazione consiste in una matrice con le colonne Stimoli, Problemi, Opzioni e con le righe Esistenza, Importanza, Possibilità di cambiamento, Capacità personali di cambiamento.

Procedendo secondo un ordine prestabilito dagli studiosi che lo propongono (a partire dall’Esistenza degli Stimoli) si può scoprire in quale area avviene la Svalutazione. Una volta individuata si può procedere a rimuoverla. Per esempio la casella Esistenza degli Stimoli si compila descrivendo ciò che si prova: bruciore di stomaco, tristezza, difficoltà di concentrazione, rabbia, rancore, dolore, eccessiva euforia, eccetera. Poi si passerà a determinare l’Importanza di questo Stimolo, il che richiede una conoscenza del corpo e dell’animo umano che si può approfondire appositamente per imparare a compilare la matrice. La tecnica è di facile apprendimento e può conseguire rapidi e stabili miglioramenti, ripristinando la condizione di Problem Solving.

Problem Solving

L’Analisi Transazionale fornisce la base teorica per un lavoro terapeutico che si rivolge a proteggere e sviluppare il Problem solving. Attività, stato e capacità dell’individuo “Spontaneo”, un metodo che consiste nell’individuare i propri bisogni e desideri, con precisione e realismo, ed agire in maniera concreta ed efficace per realizzarli in tempo utile, impiegando tutte le informazioni a disposizione.

 Qui-e-Ora

Insieme di stimoli reali che il corpo percepisce dall’ambiente circostante tramite i cinque sensi nel qui e adesso (hic et nunc). Le Svalutazioni sopprimono, restringono e deformano gli stimoli percepiti nel Qui-e-Ora, impedendo il loro utilizzo per il Problem Solving. Rimanere nel Qui-e-Ora può essere fonte di emozioni piacevoli e benefiche. Si tratta di una esperienza che può essere assimilata alla gioia del gioco infantile, produrre uno stato di Flusso (area di performance ottimale) o somigliare a certi tipi e stati di meditazione. Nel caso l’individuo si trovi in compagnia, la gestione del Qui-e-Ora conduce alla Strutturazione del tempo secondo una precisa modalità.

Copione

L’analisi transazionale fornisce anche una teoria dello sviluppo infantile. Il concetto di copione, tra i più noti in quest’ambito, illustra come molti degli schemi di vita attuali di un soggetto, abbiano origine nell’infanzia. Nel quadro del copione, l’analisi transazionale elabora spiegazioni di come l’adulto riproponga continuamente le strategie che ha appreso nell’infanzia, anche quando esse generano risultati dolorosi o autolesionisti.  Berne individua tre categorie di persone, ognuna delle quali ha il suo copione: il vincitore, il non-vincitore e il perdente. Il vincitore è quella persona che ottiene sempre tutto, e il suo copione è quello del “sempre”, cioè il messaggio del genitore interno è “Tu vincerai sempre”. Il non-vincitore è una persona che su dieci obiettivi ne realizza nove. Il suo copione è il “quasi”. cioè “tu arriverai quasi in cima, ma poi basta”, o “accontentati di ciò che hai vinto finora”. Il perdente è quella persona che non ottiene niente, che ha il copione del “mai”, cioè “Tu non farai mai niente, non otterrai niente dalla vita”.

Spontaneità

Una parte essenziale della “guarigione”: viene intesa come la capacità di reagire in maniera appropriata a quello che avviene “qui e ora”. Se siamo spontanei le nostre reazioni naturali ci aiutano a realizzare i nostri bisogni e desideri. Non si parlerà di “spontaneità” quando queste invece finiscono con l’ostacolarci o risultare inutilmente “costose”. Nel primo caso le emozioni verranno chiamate “emozioni genuine”, nel caso opposto si parla di “emozioni parassite”. La “spontaneità” viene danneggiata dalle svalutazioni.

Strutturazione del tempo

In AT si considera che ogni individuo, posto in presenza di altri, sceglierà liberamente di strutturare il proprio tempo in uno dei seguenti modi:

  • isolamento (l’individuo evita gli altri e non vi interagisce);
  • rituali (l’individuo si impegna in interazioni regolate da norme condivise);
  • passatempi (oltre alle norme condivise si presenta la possibilità di ricche variazioni come negli scacchi o nel gioco delle carte, ma sempre sulla base di regole rigide);
  • attività (le regole sono imposte non più dalla sola convenzione ma dalla necessità; un esempio è l’attività lavorativa volta a guadagnarsi da vivere);
  • giochi (interazioni ad alto contenuto emotivo ma di natura ripetitiva: litigi frequenti e discussioni inutili, ripicche; avviene secondo uno schema fisso);
  • intimità.

La lista è in ordine crescente di rischio e anche in ordine crescente di intensità delle “carezze” che si possono scambiare.

Svalutazione

Una “svalutazione” consiste nell’ignorare un elemento utile alla soluzione del proprio problema o nel conferire eccessiva enfasi ad un elemento che impedisce la soluzione. Contrastare le “svalutazioni” permette di ricreare una situazione di Problem Solving. Le “svalutazioni” si possono rilevare tramite la compilazione di una matrice di svalutazione.

Conclusioni

Il percorso illustrato, relativo alla presentazione dell’impianto teorico dell’AT, mette in evidenza numerosi punti di forza utilizzabili dell’Infermiere durante lo svolgimento della sua pratica assistenziale. Il presente lavoro potrebbe essere l’incipit per la realizzazione di un progetto formativo per la diffusione del modello teorico in oggetto, e di una sua applicazione in un ambito assistenziale specifico.

A giudizio di chi scrive, la possibilità di dotare il personale infermieristico, specie nelle realtà assistenziali in ambito extra ospedaliero, di un tale approccio teorico, può fornire uno strumento di analisi e di intervento per  aiutare concretamente gli attori sociali coinvolti nel processo di assistenza.

Inoltre, un Infermiere in possesso di un bagaglio culturale ed esperienziale riferibile all’AT, può essere utilmente preparato per affrontare nuove sfide di ricerca qualitativa in ambito assistenziale. A titolo di esempio,  va ricordato il metodo delle narrazioni di malattia NBM (Narrative based medicine) che rappresenta  la dimensione qualitativa e valoriale che integra quella della EBN (Evidence based Nursing).

Nella presentazione e applicazione dell’AT è necessario adottare le dovute precauzioni, come suggerito dall’Associazione Internazionale di Analisi Transazionale (ITAA), che pone la dovuta attenzione verso un uso abusivo e imprudente dell’AT, da parte di operatori non sufficientemente qualificati, senza mettere in discussione le basi dell’Analisi Transazionale.

 

Dott. Cosimo Della Pietà – Infermiere ADI (Professore a contratto di Infermieristica clinica e di comunità, Polo Universitario Jonico, Università di Bari)

 

 Bibliografia

Berne, E. (1961) Analisi transazionale e psicoterapia, Roma, Astrolabio-Ubaldini, ISBN 978-88-340-   0019-9

Berne, E. (1966) Principi di terapia di gruppo, Roma, Astrolabio-Ubaldini, ISBN 978-88-340-1066-2

Berne, E. (2000) A che gioco giochiamo, Milano, Tascabili Bompiani Rcs, ISBN 88-452-4629-9

Berne, E. (2000) Ciao!… E poi?, Milano, Tascabili Bompiani Rcs, ISBN 88-452-4650-7

Goulding R., Goulding, M. (1979) Il cambiamento di vita nella terapia ridecisionale, Roma, Astrolabio-Ubaldini, ISBN 978-88-340-0753-2

Novellino, M. (1991) Psicologia clinica dell’Io, Roma, Astrolabio-Ubaldini, ISBN 978-88-340-1014-3

Novellino, M. (2015) Dizionario didattico di analisi transazionale, Roma, Astrolabio-Ubaldini, ISBN 978-88-340-1

Pitman, E. (1985) Analisi transazionale per l’operatore sociale, Roma, Astrolabio-Ubaldini, ISBN 978-88-340-0828-7

Stewart, I.; Joines, V. (2000) L’analisi transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani, Bologna, Garzanti Libri, ISBN 978-88-11-60011-4

Thomas, A. Harris (2000) Io sono OK, tu sei OK, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, ISBN 88-11-60011-1

  1. Castagna; Dezza G.; et. Al. (2003) L’Analisi Transazionale nella formazione degli adulti, Milano, Franco Angeli, ISBN 88-464-4449-3

 

Redazione Nurse Times

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