TORINO – Il silenzio della Regione Piemonte: non il titolo di un film, ma la triste realtà, durante queste festività natalizie. Un silenzio assordante, per l’Ordine degli infermieri della provincia di Torino. “Abbiamo sollecitato più volte un intervento della Regione per verificare le condizioni di lavoro dei nostri iscritti nelle strutture sanitarie in questo periodo di festività – denuncia la presidente Maria Adele Schirru – ma a quanto pare le lettere e le richieste ufficiali non servono”.
A preoccupare l’Ordine infermieristico torinese è la carenza di personale, evidente non solo in Piemonte ma in tutta Italia, nelle strutture sanitarie, a cavallo delle festività natalizie.
Così l’altra faccia della medaglia di ferie e permessi che le aziende devono concedere ai loro dipendenti sono le lunghe code d’attesa e i codici bianchi che intasano i pronto soccorso. Per alleggerire la situazione basterebbe il servizio di assistenza territoriale o il rivolgersi agli infermieri di famiglia o di comunità:
invece il primo non c’è ancora in Piemonte e sui secondi, nonostante quelle figure professionali siano state previste e deliberate dalla Regione Piemonte, non sono state attivate in tutte le Asl.Così, spiega la presidente Schirru, i piemontesi si sono trovano con il solo pronto soccorso come risorsa per cercare una soluzione ai loro bisogni di salute. Situazione paradossale e stressante, perché incide sulle condizioni di lavoro anche degli infermieri nelle aziende sanitarie pubbliche.
Un dato di fatto sul quale l’Ordine degli infermieri di Torino ha chiesto di accendere i fari alla Regione Piemonte attraverso lettere e richieste ufficiali; senza ricevere risposta. Un silenzio assordante, appunto, che non può passare in sordina. “Mi auguro – commenta la presidente Schirru – che i pazienti-cittadini che soffrono e si lamentano siano un viatico sufficiente per essere ascoltati, per dare il via all’Osservatorio sulle professioni promesso e mai avviato, per rivedere la consistenza degli organici che evidentemente non ce la fanno a garantire un servizio per il quale servirebbero ben più del numero di infermieri e degli altri professionisti oggi in servizio”. Aspettando che la Regione Piemonte risponda.
Salvatore Petrarolo
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