La politica sanitaria di Donald Trump, nuovo presidente USA

In barba a tutte le previsioni, ai sondaggi e agli scongiuri di chi vede in lui l’incarnazione del male… Donald Trump sarà il 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America. Come cambierà la politica sanitaria americana, con lui alla Casa Bianca?

Il risultato del voto non lascia molti margini di dubbio: dopo una campagna elettorale combattuta a colpi di scandali, rivelazioni e putridi scheletri nell’armadio, il “Tycoon” Donald Trump ha infine trionfato. Emozionato, quando oramai non c’erano più dubbi, è salito sul palco sulle note della colonna sonora di ‘Independence Day’, con la nuova First Lady Melania, vestita di bianco, e insieme a tutti i figli per festeggiare la vittoria.

Prometto che sarò il presidente di tutti gli americani”, sono state le sue prime parole, a cui ha subitamente aggiunto una promessa: “I dimenticati di questo Paese, da oggi non lo saranno più”.

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Un Trump finalmente più ‘morbido’ coi suoi avversari politici: “Per repubblicani e democratici è arrivato il tempo dell’unione. Dobbiamo collaborare, lavorare insieme e riunire la nostra grande nazione. Ho appena ricevuto le congratulazioni di Hillary Clinton e io mi congratulo con lei. La nostra non è stata una campagna elettorale, ma un grande movimento”.

Eh già… un movimento perpetuo, scattoso, senza nessuna pietà o esclusione di colpi. Caratterizzato soprattutto dall’estrema diversità dei candidati e dei loro programmi politici, decisamente agli antipodi: il miliardario repubblicano ha infatti promosso una visione politica protezionista

sotto tutti i punti di vista, orientata a garantire agevolazioni fiscali e riduzioni per la classe media americana, diminuzione del debito e del deficit, aumento dei posti di lavoro e quindi alla crescita economica.

La campagna della democratica Hillary Clinton, invece, è stata pregna di slogan incentrati su equità sociale e diritti umani, sulla promozione di agevolazioni per i piccoli imprenditori, semplificazione della burocrazia e accesso più semplice ai capitali.

Ma il territorio su cui i due sfidanti si sono a dir poco massacrati è quello della sanità… cosa cambierà, nella sanità americana, con l’elezione di Donald Trump?

Negli Stati Uniti, il sistema sanitario, da sempre al centro di battaglie politiche durissime, è fatto di una parte pubblica e di una privata. Quella pubblica è composta da programmi di cura sostenuti dai contribuenti: il Medicaid, che prevede l’assistenza alle persone meno abbienti, e il Medicare, per i cittadini over 65 anni e per i disabili. Quella privata si realizza invece tramite le assicurazioni sanitarie, che di solito vengono negoziate con il datore di lavoro che detrae le quote direttamente dallo stipendio del lavoratore.

La riforma sanitaria ribattezzata ‘Obamacare, con cui il presidente Barack vinse le elezioni nel 2008, ha avuto i seguenti obiettivi: una sanità universale per gli over 65, allargare i sussidi del Medicaid, sconti/rimborsi sui farmaci del Medicare, eliminare gli sprechi della sanità pubblica e reinvestire miliardi di dollari per migliorarla.

La Clinton, qualora fosse stata eletta, avrebbe proseguito con l’attuazione della riforma voluta da Obama, ma… con l’avvento di Trump questa sarà abolita definitivamente. Almeno queste sono le sue intenzioni, espresse chiaramente in campagna elettorale, di cui la sanità è stato un punto molto importante: “Abrogheremo il sistema, sostituiremo Obamacare con qualcosa di molto meglio”.

Secondo il magnate, infatti i costi dell’Obamacare sono troppo elevati. Lui vuole liberalizzare, modificare la legge esistente che inibisce la vendita di assicurazioni sanitarie attraverso i confini di stato, permettere di dedurre integralmente dalle dichiarazioni dei redditi i pagamenti dei premi dell’assicurazione sanitaria con il sistema fiscale attuale, consentire ai singoli cittadini di utilizzare gli Health Savings Accounts HSA (un conto di risparmio per le spese mediche che permette ai consumatori di mettere da parte i soldi per la propria spesa sanitaria).

Ma non finisce qui. Gli altri obiettivi del repubblicano sono: arrivare a una totale trasparenza dei prezzi di tutti i fornitori di servizi sanitari (soprattutto medici e organizzazioni sanitarie come ospedali e cliniche); trasferire la concessione Medicaid ai singoli stati e non più a livello federale; rimuovere le barriere d’accesso al libero mercato per i fornitori di farmaci che offrono prodotti sicuri, fidati e competitivi; imporre un deciso stop all’assistenza sanitaria per gli immigrati irregolari, in quanto “se dovessimo rispettare semplicemente le leggi vigenti in materia di immigrazione e limitare la concessione sfrenata di visti a questo paese, potremmo alleviare il costo dell’assistenza sanitaria che preme sui governi statali e locali”.

Trump ha promesso di scardinare tutti quei meccanismi che tengono in ostaggio il sistema sanitario americano, relegandolo in una posizione di arretratezza e con costi esorbitanti (medici oltre modo costosi, tariffe ospedaliere moltiplicate rispetto altri Paesi avanzati, farmaci e esami di laboratorio che possono costare cinque volte il prezzo in Europa). Si scaglierà quindi contro le potenti lobby dei farmaci e le altre organizzazioni sanitarie che finanziano la politica ottenendo in cambio la rinuncia a introdurre controlli e meccanismi di concorrenza internazionale? Vedremo…

Intanto… In bocca al lupo, presidente Trump.

E… God bless America.

Alessio Biondino

Fonti: Sanitainformazione.it, Corriere della Sera, Repubblica

Immagini: Flickr

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