Tesi di Laurea - NeXT

La dott.ssa Scardamaglia consegue la laurea magistrale con 110 e lode presentando un’indagine conoscitiva sull’overtriage pediatrico al dispatch 118

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La dott.ssa Giorgia Scardamaglia consegue la laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche presso l’Università degli studi De L’Aquila.

Abstract

Le urgenze\emergenze pediatriche in ambito ospedaliero sono di gran lunga maggiori rispetto a quelle riscontrante nell’extra-ospedaliero generando, insieme agli aspetti legati alla formazione, insicurezza.

Sebbene le emergenze pediatriche abbiano una incidenza bassa rispetto al totale degli interventi in emergenza extra-ospedaliera, da una parte può essere di conforto gli operatori ma dall’altra, può rappresentare un ostacolo alla maturazione dell’esperienza che serve forse ad affrontare lo stress in situazioni critiche.

Il processo di gestione del triage telefonico comporta una serie di pratiche che sono state con lungimiranza sviluppate, soprattutto in Italia, da personale sanitario formato e qualificato, eppure ad oggi rimane un certo condizionamento che prescinde dalle procedure standardizzate di attribuzione del codice di invio dei mezzi sul target. In particolare si evidenzia una certa tendenza ad “Over-triagiare1” quando il paziente è in età infantile. 

Lo scopo dello studio è quello di capire cosa spinga realmente l’operatore di centrale a “deviare” da una procedura operativa che sembra perfettamente funzionale per ogni altra categoria di pazienti. Alcune considerazioni sono state fatte sulla mancata o insufficiente formazione in ambito pediatrico che potrebbe ostacolare la gestione stessa; ma anche altri fattori quali il ruolo genitoriale e l’emotività/ stress emozionale sembrerebbero avere un ruolo altrettanto centrale.

Inoltre, lo studio ha voluto  indagare  sul livello di percezione delle emergenze pediatriche da parte degli operatori del soccorso (118), di esaminare la preparazione professionale e la gestione dell’emotività. È stata per questo eseguita una indagine conoscitiva attraverso la somministrazione di due questionari a due coorti di operatori, uno in servizio sui mezzi di soccorso e l’altro operante nelle centrali operative. Il campionamento dei soggetti del primo questionario è di tipo non probabilistico di convenienza mentre quello del secondo è di tipo non probabilistico propositivo.

Il campione scelto per il primo questionario è stato quello del personale del 118 comprensivo di autista, barelliere, medico ed infermiere; mentre nel secondo, sono stati selezionati solo gli infermieri ei medici in servizio presso le C.O.2 Dai risultati emersi del primo studio, si evidenzia che la formazione percepita in relazione al corso p-blsd, risulta insufficiente ad affrontare emergenze pediatriche e che, paradossalmente, più è alta la formazione accademica o la professionalità e maggiore è il rischio che queste risorse operino in maniera meno performante rispetto a chi invece possiede una formazione scolastica/accademica inferiore. Pertanto, è necessario aumentare la frequenza e la qualità dei corsi sulle emergenze pediatriche. Dal secondo studio si evince che per il solo fatto di essere una emergenza pediatrica, induce l’operatore di centrale a deviare dalle normali procedure di attribuzione del codice per 83,2% del campione.

La causa più riscontrata è stata lo stress emotivo al 35% seguita dalla bassa frequenza al 28,5%, la formazione al 19% e la poca esperienza in ambito pediatrico al 17.5%. La variabile “genitorialità” sembrerebbe influire su questo processo dando dei risultati interessanti spigati successivamente nelle apposite sezioni.

Parole chiave: emergenza pediatrica, emergenza extra-ospedaliera, formazione, stress emotivo, triage, over-triage, dispatch, centrale operativa.

Introduzione

L’area critica si caratterizza per complessità e rapidità di interventi atti a sostenere le funzioni vitali dell’individuo in condizioni cliniche precarie. Il paziente critico presenta, infatti, condizioni tali da comprometterne la sopravvivenza a breve-medio termine; esso si trova in una situazione di instabilità clinica che necessita alta intensità di cura, un monitoraggio continuo e dell’utilizzo di procedure invasive che ne consentano la stabilizzazione.

L’emergenza in generale, ed in particolar modo quella pediatrica, è un settore che richiede dialogo tra professionisti di varie estrazioni e formazioni, necessità di integrazione reciproca in un ambito complesso e poliedrico. In contesti di emergenza extraospedaliera gli operatori intervengono nei processi e ne sono direttamente ed emozionalmente coinvolti: coping, stress, formazione e gestione delle emozioni risultano essere fattori chiave. Il benessere psicologico dell’operatore in un contesto dipende dalla congruenza tra aspettative e potenzialità, capacità del soggetto da una parte, e, dall’altro, da richieste provenienti dai vari sistemi ai quali l’individuo appartiene insieme alle   risorse   che   gli   vengono   rese disponibili.

Le situazioni di stress acuto e gli eventi potenzialmente traumatici nella loro imprevedibilità, producono nei soggetti coinvolti reazioni neuropsicologiche che sono normali risposte nel breve periodo, ma il loro perdurare nel tempo, invece, può condurre a conseguenze psicopatologiche anche gravi e croniche, intaccando così l’esistenza stessa del soggetto in modo profondo e duraturo.

È il caso di coloro che operano in Dipartimenti di Emergenza Sanitaria e Servizio 118, poiché in questi casi è richiesta la capacità di rispondere con competenza e tempestività a situazioni imprevedibili, spesso drammatiche ed emotivamente stressanti che richiedendo una notevole flessibilità nel padroneggiare le migliori strategie di coping. Tali strategie agiscono in matrici di relazioni a più livelli, che vanno da quello organizzativo più ampio, a quello più operativo in campo pratico. Gli operatori dell’emergenza extraospedaliera con competenze avanzate sono professionisti altamente qualificati e sottoposti ogni giorno ad un’alta fonte di stress a causa dello sforzo fisico, dalla gravità delle scelte richieste da cui dipende la sopravvivenza dell’utente, dalle difficoltà lavorative, dalla valutazione della realtà e dell’elevato rischio per il paziente adulto e pediatrico.

L’infermiere di Centrale Operativa che esegue il triage infermieristico nell’area dell’emergenza -urgenza, basa il suo agire su diverse competenze legate al ragionamento clinico, alla riflessione critica, all’esperienza pratica e al suo stile personale. Il punto cardine del suo agire è lo stile comunicativo, infatti, attraverso le interviste telefoniche con gli utenti, l’operatore deve ricavare tutte le informazioni utili a garantire un soccorso tempestivo, efficiente ed efficace. Lo scopo dello studio è quello di indagare il livello di percezione delle emergenze pediatriche da parte degli operatori del soccorso (118), di esaminare la preparazione professionale e la gestione dell’emotività. Inoltre, questo lavoro ha cercato di investigare cosa spinga realmente l’operatore di centrale a “deviare” da una procedura operativa che sembra perfettamente funzionale per ogni altra categoria di pazienti.

Alcune considerazioni sono state fatte sulla mancata o insufficiente formazione in ambito pediatrico che potrebbe ostacolare la gestione stessa; ma altri fattori quali il ruolo genitoriale e l’emotività/ stress emozionale sembrerebbero avere un ruolo altrettanto centrale anche se non sempre quantificabile. Il processo di gestione del triage telefonico comporta una serie di pratiche che sono state con lungimiranza sviluppate soprattutto in Italia da personale sanitario formato e qualificato, eppure ad oggi rimane un certo condizionamento che prescinde dalle procedure standardizzate di attribuzione del codice di invio dei mezzi sul target. In particolare si evidenzia una certa tendenza ad “Over-triagiare3” quando il paziente è in età evolutiva. 

Dott.ssa Giorgia Scardamaglia

Allegato

Tesi “Overtriage pediatrico al dispatch 118: indagine conoscitiva”

Redazione Nurse Times

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