Massimo Randolfi

La dott.ssa Liberti presenta la tesi “La rianimazione del neonato ed aspetti etici decisionali”

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Sono tantissime le tesi di laurea che arricchiscono il nostro progetto editoriale denominato NeXT che permette ai neolaureati in medicina, infermieristica e a tutti i professionisti della sanità di poter pubblicare la loro tesi di laurea sul nostro portale (redazione@nursetimes.org)

La dott.ssa Francesca Liberti, si laurea in Infermieristica presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.

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Presenta la sua tesi dal titolo “La rianimazione del neonato ed aspetti etici decisionali”.

La gravidanza rappresenta da sempre uno degli eventi più importanti nella vita di una donna.

Un bambino che viene al mondo prima del termine fisiologico deve necessariamente essere trattato come una qualsiasi altra persona a rischio, e deve essere adeguatamente assistito, in richiamo al fatto che nel momento stesso in cui nasce è un cittadino a tutti gli effetti e deve veder riconosciuti tutti i diritti, in questo caso, per primo, il diritto alla salute espresso dall’articolo 32.

La nascita prematura infatti, rappresenta un evento molto frequente. Si calcola che sono circa 13 milioni i bambini che nascono prematuri all’anno solo in Europa .

Uno scenario molto drammatico, che però ha mostrato evidenti progressi negli ultimi anni con conseguente miglioramento del tasso di sopravvivenza che ha raggiunto anche valori del 90%.

Nonostante ciò, circa il 10-20% dei neonati potrebbe presentare problematiche gravi. Appare evidente quanto sia importante che tutti i professionisti presenti sul punto di nascita (neonatologi, infermieri, fisioterapisti, ecc.) siano in grado di offrire un aiuto professionale per tutelare il neonato e la sua famiglia.

In ogni soggetto, una rianimazione tempestiva e adeguata può fare la differenza tra la sopravvivenza e la morte.

Questo principio si applica anche ai neonati, che sono ancora più esposti al rischio di arresto cardiopolmonare rispetto alla popolazione adulta.

La rianimazione è necessaria in circa 1-2% di tutti i neonati nei primi minuti di vita, infatti personale qualificato dovrebbe essere sempre presente durante il parto, pronti a fornire le manovre di supporto qualora fossero necessarie.

Tuttavia, la rianimazione cardiopolmonare (CPR) può anche essere necessaria in neonati nel periodo successivo alla nascita, in particolare in neonati ad alto rischio ricoverati in terapia intensiva, come quelli nati prematuramente, colpiti da anomalie congenite, asfissia perinatale, e così via.

Tra i tanti operatori sanitari a contatto con pazienti critici, gli infermieri che lavorano nelle T.I.N. o nelle sale parto, come custodi essenziali dei neonati si trovano ad affrontare circostanze delicate che frequentemente li pongono in situazioni non sempre semplici dal punto di vista etico.

Tutto questo è ampiamente dovuto ai rapidi miglioramenti che ci sono stati nell’ambito della neonatologia clinica, ma il motivo prevalente è dato dai progressi tecnologici che hanno accompagnato quest’ultima. Infatti, questo costante progredire ha consentito di mantenere in vita bambini sempre più piccoli e gestazionalmente più prematuri. Ma il loro trattamento solleva una serie di questioni e sfide etiche.

Nell’assistenza neonatologica, un dilemma comune che sussiste già da tempo è capire e differenziare cosa deve essere fatto rispetto a quello che si potrebbe effettivamente fare.

In molti casi prolungare la vita artificialmente potrebbe significare prolungare la sofferenza piuttosto che l’esistenza. 

Anche Miya sostiene che gli infermieri, come figure fondamentali nell’equipe assistenziale, dovrebbero essere maggiormente coinvolti nel processo decisionale etico sia per il rapporto che si sviluppa con il bambino e con la sua famiglia, sia per il ruolo critico e fondamentale che svolgono nel coordinare la cura per il bambino stesso. 

Inoltre la capacità decisionale dell’infermiere dipende da tanti fattori: i suoi valori, la singola unità operativa in cui lavora e la comunicazione tra l’equipe. Infatti è la percezione che gli infermieri hanno del loro ruolo che può influenzare la loro partecipazione.

Da uno studio americano svolto da Martin  è stato messo in evidenza che l’85% degli infermieri intervistati non partecipavano attivamente alle decisioni di continuare a perseguire o interrompere i trattamenti di mantenimento della vita per i piccoli neonati, nonostante avessero la responsabilità di attuare tali decisioni.

Sono proprio gli infermieri che forniscono la maggior parte dell’assistenza diretta ai bambini ma anche alla famiglia.

Gli infermieri infatti sono al capezzale del neonato 24 ore su 24, e hanno il compito di monitorare da vicino il neonato e le loro risposte agli interventi medici. Non solo forniscono al medico tutti i dati per una valutazione clinica olistica, ma sono anche in grado di esprimere giudizi in merito all’efficacia degli interventi effettuati.

Hanno l’opportunità unica di creare legami profondi ed importanti con i neonati e le loro famiglie.

Possono sviluppare un rapporto di protezione nei confronti dei pazienti di cui si prendono cura. È assolutamente ragionevole ritenere che la figura dell’infermiere dovrebbe essere inclusa nel processo etico decisionale in quanto stabilisce un legame con il paziente e la sua famiglia tale da conoscerli meglio di qualsiasi altra figura professionale coinvolta nell’assistenza.

Francesca Liberti

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Tesi “La rianimazione del neonato ed aspetti etici decisionali”

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