La scelta verso l’argomento è stata dettata, oltre che da esperienze personali anche dall’esperienza di tirocinio clinico svolto presso l’U.O. DH di Ematologia dell’Ospedale Le Scotte di Siena, in cui ho avuto l’opportunità di apprendere l’assistenza infermieristica al fianco del paziente oncoematologico, dalla sua presa in carico fino alla dimissione.
I linfomi, sono tumori maligni, che originano dalla proliferazione incontrollata dei linfociti (B e T/NK) o delle cellule staminali linfoidi; essi creano accumuli patologici principalmente all’interno dei linfonodi, ma possono interessare potenzialmente tutti gli organi. Il linfoma di non-Hodgkin, è una neoplasia comune in Italia, rappresenta la quinta forma di cancro negli uomini e la sesta nelle donne; colpisce tutte le età ma maggiormente intorno ai 60 anni.
L’obiettivo dello studio è quello di analizzare la neoplasia a 360 gradi, ma vuole essere anche una guida per pazienti e caregiver, riguardo la prevenzione delle complicanze e la loro gestione. Ho voluto mettere in risalto gli approcci terapeutici per il linfoma non-Hodgkin, le relative complicanze e il nursing del paziente oncoematologico.
L’elaborato di tesi è articolato in cinque capitoli. Il primo capitolo descrive l’anatomia e la fisiologia del sistema linfatico, con un’introduzione ai linfomi. Nel secondo capitolo vengono descritte le caratteristiche del linfoma non-Hodgkin, cause, sintomi, dati epidemiologici, classificazione, stadiazione e la diagnostica. Nel terzo capitolo si intraprende la descrizione degli approcci terapeutici e le loro relative complicanze iniziando dalla radioterapia, immunoterapia e trapianto di cellule staminali emopoietiche, per poi continuare, nel quarto capitolo, con il trattamento di chemioterapia e il nursing degli accessi venosi.
Nel quinto capitolo si affronta l’innovativa terapia delle CAR-T, l’assistenza infermieristica. ad essa correlata, la gestione del dolore nel paziente oncologico e l’aspetto comunicativo infermiere-paziente. I dati sono stati raccolti dalla ricerca bibliografica svolta su PubMed, siti e riviste ufficiali.
Con il mio studio incentrato sul linfoma di non-Hodgkin, ho voluto portare alla luce le pratiche terapeutiche che vengono messe in atto per il trattamento della patologia e il nursing del paziente oncoematologico. Negli approcci terapeutici previsti per il paziente, che siano di terapia o di indagini diagnostiche, l’infermiere svolge un ruolo centrale.
Ogni approccio terapeutico, che sia di radioterapia, chemioterapia, immunoterapia, trapianto o infusione delle CAR-T, ha delle complicanze associate che l’infermiere deve essere preparato a fronteggiare. Bisogna sottolineare il ruolo centrale che gli infermieri hanno verso l’impiego delle CAR-T, nelle diverse fasi di trattamento: preparazione del paziente, infusione della terapia, post-infusione e follow-up. Nonostante i risultati positivi dati dalla terapia delle CAR-T, che dimostrano il raggiungimento di risposte rapide e durature nel tempo, non mancano aspetti di tossicità acuta, che possono evolvere in situazioni di severità, se non anche di fatalità.
Gli infermieri devono adottare, nella pratica clinica, metodi di classificazione e valutazione oggettivi, come parte dell’agire quotidiano, soprattutto nei casi in cui si sospettano complicanze le cui manifestazioni possono insorgere rapidamente nel tempo. La gestione del dolore, è una delle dimensioni di cura più importante. È essenziale la sua valutazione iniziale, ma è altrettanto indispensabile la rivalutazione frequente del paziente. Il monitoraggio permette di determinare se gli interventi adottati sono stati efficaci nel ridurre la sintomatologia. L’infermiere oltre a sapere e saper fare, deve saper essere, ovvero possedere quelle capacità comunicative e relazionali, insieme ad empatia e umanità, che sono proprie della sua figura. Deve anche riuscire a sviluppare nel paziente una capacità di compliance ai trattamenti e di autogestione della malattia, che sia orientata verso l’autonomia.
Dott.ssa Sara Durante
Tesi: L’infermiere e il linfoma non-Hodgkin: dalle terapie tradizionali alle CAR-T
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