La chirurgia robotica: una nuova frontiera tecnologica al servizio del chirurgo

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“La chirurgia robotica: una nuova frontiera tecnologica al servizio del chirurgo”

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All’età di 8 anni i miei genitori con molto sacrificio mi regalarono il primo PC, un 80/86 usato! Sono da sempre appassionato di tecnologia che per molti anni è stata anche la mia attività lavorativa come sostentamento degli studi universitari (dal 1999 al 2008 ho fondato e fatto crescere un’azienda innovativa, la Ra.Da.Netstation, che si occupava di postazioni multimediali per l’accesso Internet per villaggi turistici e di installazione di software di remote banking).

Ho trovato incredibile e affascinante al tempo stesso l’avvento della chirurgia robotica ma per motivi di costi (inizialmente oltre i 5 Ml di euro contro circa 1,5 Ml di euro attuali) non mi è stato subito possibile accedere all’utilizzo di queste tecnologie che sono la base di partenza per un futuro di alta precisione e riduzione di errori chirurgici.

Qualcuno contesta il sopravvento delle “macchine” rispetto all’uomo, ma queste scienze tecnologiche in realtà sono solo un valido ausilio al gesto di un chirurgo, tanto quanto un navigatore satellitare per auto ti guida a destinazione o la sicurezza attiva delle auto più moderne rimette l’auto in carreggiata in caso di colpi di sonno!

Questa tecnologia proviene dall’esperienza militare statunitense dove la tecnica chirurgica con il sistema robotico è stata studiata e messa a punto dal 2006. Da allora sono stati installati più di 300 sistemi negli USA e sono stati effettuati più di 70.000 interventi, tra anca e ginocchio, di cui 16.500 solamente nel 2016, da oltre 700 chirurghi abilitati in 19 paesi.

Ho deciso di imparare e importare anche nelle strutture dove opero questa tecnologia che è già presente nel nostro Paese da circa 8 anni; da allora i risultati, soprattutto relativi alla protesi mono-compartimentale del ginocchio (quelle più piccole per intenderci) sono stati eccellenti: l’impianto di protesi tramite il sistema robotico è infatti tre volte più accurato rispetto alla tecnica manuale e permette un risparmio di sostanza ossea che si traduce in una duttilità maggiore della protesi stessa.

Questo strumento offre al chirurgo la soluzione per il trattamento di pazienti per i quali un tempo non vi erano cure adeguate. Si riducono i tempi di recupero post-operatorio e i tempi di Ricovero (2/3 giorni di ospedalizzazione complessivi).

Attualmente il robot permette al chirurgo di impiantare protesi di ginocchio mono compartimentali e totali e la protesi di anca, ma è allo studio anche la possibilità di impianto di protesi di altre articolazioni come la caviglia.

Il robot, fatta salva la necessaria esperienza e capacità individuale, permette al chirurgo di lavorare con maggiore precisione e in modo meno invasivo, garantendo al paziente migliori risultati in termini di ripresa della mobilità e controllo del dolore.

In mano ad un chirurgo esperto sono evidenti i vantaggi che questa attrezzatura può offrire poiché si fornisce al medico uno strumento dalla precisione straordinaria. Inoltre l’auspicata riduzione dei margini di insuccesso allarga la fascia d’età di pazienti a cui proporre una soluzione di tipo protesico.

COME FUNZIONA
Dopo la consueta valutazione clinica del paziente, si procede all’acquisizione di un esame TAC tridimensionale sulla quale il chirurgo può programmare il posizionamento ottimale della protesi per ripristinare il movimento del ginocchio.

Una volta pianificato l’intervento al computer si passa al tavolo operatorio, dove un sistema di telecamere ad infrarossi permette al chirurgo di riprodurre fedelmente il lavoro preimpostato.

L’operazione viene seguita su un monitor come quando si opera in artroscopia ed il medico mediante un braccio guidato dal software effettua la fresatura per l’alloggio della protesi. Con questa metodica si limano gli errori dovuti al gesto chirurgico, all’imprecisione dello strumentario e degli strumenti, senza dimenticare il grande risparmio di tessuto osseo.

Il braccio meccanico si indurisce e impedisce di commettere errori qualora il chirurgo stia esagerando nei tagli ossei. Cementata la protesi l’intervento si conclude con la consueta sutura per strati dei tessuti; il paziente inizia a distanza di poche ore il recupero funzionale.

La ricerca scientifica supporta la CAS (chirurgia computer assistita) con:

– Più di 50 pubblicazioni su riviste scientifiche
– Più di 350 abstracts accettati a conferenze scientifiche
– Maggior soddisfazione del paziente operato di protesi monocompartimentale robot assistita Mako, dagli studi a 2 anni di follow-up1
– Dagli studi randomizzati, la protesi monocompartimentale di ginocchio robot assistita Mako risulta meno dolorosa a sette giorni dall’intervento ed il posizionamento più preciso rispetto alle metodiche tradizionali

CIT. “Sbagliare è umano, reiterare l’errore è disumano”

A cura del Dr. Davide Ranaldo, Chirurgo Ortopedico articolare

www.davideranaldo.it
info@davideranaldo.it

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