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Ipertrofia prostatica: ad Abano Terme (Padova) i primi due interventi al mondo con laser a olmio e in anestesia locale

Gli interventi mininvasivi di ultima generazione per la riduzione della prostata ingrossata sono stati eseguiti dal team di Urologia del Policlinico.

L’Urologia del Policlinico di Abano Terme (Padova) ha eseguito per la prima volta al mondo due interventi per la riduzione della prostata ingrossata con laser a olmio (HoLEP), utilizzando solo l’anestesia locale e una leggera sedazione. Il team coordinato da Daniele Romagnoli, responsabile del reparto, ha utilizzato il catetere Schelin, un dispositivo di ultima generazione che consente di iniettare il farmaco anestetico direttamente dentro l’organo da operare. I pazienti sono stati operati giovedì scorso e dimessi sabato.

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Questa nuova tecnica prevede l’introduzione di una piccola sonda in silicone, simile a un normale catetere vescicale, nella prostata del paziente completamente sveglio. Il dispositivo è dotato di un sottile ago retrattile tramite il quale è possibile instillare piccole dosi di anestetico nel tessuto prostatico, garantendo l’anestesia dell’organo interessato. Questo sistema è stato utilizzato già con successo durante procedure Rezum, trattamento mininvasivo con vapore acqueo dell’ipertrofia prostatica benigna, che si utilizza in caso di ingrossamento dell’organo fino a 80-100 centimetri cubi di volume.

“Mai prima d’ora – commenta Romagnoli – questo rivoluzionario catetere era stato applicato a procedure con laser a olmio, che garantiscono una risoluzione pressoché permanente dei sintomi legati all’ipertrofia prostatica”. Il laser a olmio rappresenta, secondo le linee guida sia europee (European Association Of Urology, EAU) sia americane (American Urological Association, AUA), la metodica di elezione (gold standard) per il trattamento mininvasivo di qualsiasi volume prostatico”.

E ancora: “Nei due casi eseguiti l’efficacia è stata tale da permettere di eseguire le procedure con la sola aggiunta di una lieve sedazione, senza pertanto dovere ricorrere a tipi di anestesia, come quella spinale o quella generale con intubazione, che vengono solitamente utilizzate in tale occasione, ma che sono molto più pesanti e impegnative per i pazienti. L’Urologia del Policlinico di Abano conferma pertanto la sua mission, improntata al trattamento con tecniche di avanguardia della ipertrofia prostatica e delle altre patologie urologiche”.

La patologia – L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) colpisce l’80% degli uomini over 50 e si manifesta con l’aumento volumetrico della prostata, la ghiandola attraverso cui passa l’uretra, il condotto che dalla vescica porta l’urina verso l’esterno. Quando la prostata si ingrossa, viene ostacolata la fuoruscita dell’urina con conseguenti problemi di minzione e di ristagno e un aumentato rischio d’infezione.

La patologia è progressiva, peggiora con il tempo e, se non adeguatamente trattata, può provocare danni permanenti alla vescica e alle alte vie urinarie. “L’ingrossamento della ghiandola prostatica non va né sottovalutato né trascurato. Il paziente deve sottoporsi a regolari controlli e concordare con lo specialista di fiducia la terapia farmacologica o quella chirurgica più adatta al suo caso”, specifica Romagnoli.

Le metodiche minivasive nel dettaglio – Si tratta di due metodiche mininvasive disostruttive che impiegano tecnologie di ultima generazione per il trattamento della prostata ingrossata. L’utilizzo del laser a olmio ha rivoluzionato la chirurgia urologica endoscopica, sia per quanto riguarda la cura della calcolosi urinaria (interventi di litotrissia laser endoscopica dei calcoli renali e ureterali) sia il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna.

“Questa tecnologia – prosegue Romagnoli – viene utilizzata in caso di sintomi e volumi prostatici importanti e consente di operare pazienti in endoscopia e senza tagli”. Tra i vantaggi di questa metodica, riconosciuta a livello mondiale come la più efficace e sicura, vi è una riduzione delle perdite ematiche, delle complicanze intra e peri-operatorie, dei tempi di utilizzo del catetere vescicale e di degenza.

“Unico neo di questa metodica – aggiunge lo specialista – è il fatto che l’eiaculazione diviene interna, senza tuttavia alterare in alcun modo né l’orgasmo né l’erezione”. Per i pazienti con prostate fino a 80-100 centimetri cubi di volume e che non vogliano rinunciare all’eiaculazione è invece disponibile il trattamento Rezum, una tecnologia di ultima generazione che permette un trattamento mininvasivo eseguibile in day surgery.

“Questo intervento sfrutta l’energia termica sotto forma di vapore acqueo – spiega l’urologo – che viene iniettato attraverso l’uretra nella prostata mediante una sonda di pochissimi millimetri di diametro, il tutto in deici minuti al massimo. Molti i vantaggi per il paziente: il ricovero la mattina e la dimissione nel pomeriggio, la rapidità di esecuzione e il mantenimento dell’eiaculazione”.

Redazione Nurse Times

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