La collega Vanessa durante la consegna di una delle tavole E-tran.
Sì. L’idea è nata tempo fa, quando coordinavo un’equipe di infermieri domiciliari che assistono persone ad alta intensità assistenziale (tracheostomizzati e ventilati h24): una delle mie pazienti stava peggiorando (soprattutto emotivamente e psicologicamente) e non voleva assolutamente più comunicare con la sua tabella. Allora ho provato, per gioco, a personalizzargliela: è bastato un po’ di colore, qualche brillantino e… Era pronta. Lei ha apprezzato e ha ripreso a “parlare”.
Il bello è che dopo un po’ mi ha contattato una mia ex operatrice, chiedendomi se potevo realizzare altre due Etran personalizzate per i suoi pazienti. Ovviamente ho accettato con entusiasmo e… Lo scorso giovedì sono stata invitata a pranzo a casa di una mia ex paziente, dove erano presenti le “mie” ex infermiere e ho consegnato uno dei miei “regalini”.
È una tavoletta in plexiglass o lexan sulla quale sono dipinte o incollate le lettere dell’alfabeto
, i numeri ed eventuali altri simboli. Viene usata con quei pazienti che sono in grado di muovere solo gli occhi (come ad esempio i malati di SLA in stadio avanzato). Il panello viene posto tra la persona che parla, che lo sostiene generalmente con le braccia, all’altezza degli occhi, e la persona invece non parlante. Quest’ultima deve guardare successivamente le lettere della parola che vuole comporre mentre l’interlocutore, seguendo il percorso degli occhi, può facilmente ricostruire il discorso a voce. Con l’allenamento può diventare un metodo di comunicazione piuttosto veloce.Non so, io credo che in queste cose ci sia bisogno di qualcosa di innato. Ciò che faccio io non significa che sia giusto o geniale e che tutti gli infermieri dovrebbero avere di queste idee, ci mancherebbe altro. Semplicemente… Io sono così. Sono solo me stessa. Instauro relazioni d’aiuto senza adottare una metodica. Cerco di ottenere fiducia e… Spesso ci riesco.
Tanto… Troppo. Se cadono nell’incomunicabilità si deprimono… Si abbandonano alla malattia. Per questo penso che qualsiasi modo per stimolarli a comunicare, come può essere una tabella personalizzata, abbia un’importanza vitale.
Per stare bene devo fare del bene. Aiutare è fare del bene. In un periodo no (che può essere la malattia, un lutto o una grande delusione) è fondamentale tendere la mano. Sempre. A prescindere.
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