Infermieri che sostituiscono Oss assenti: giusto definirlo lavoro in equipe?

Ho vissuto la storia che sto per raccontarvi sulla mia pelle. Si trattava del lontano 2009 e gli slogan inneggianti al "lavoro in équipe" risuonavano nei corridoi dell'Hospice di Bolzaneto.

Ho vissuto la storia che sto per raccontarvi sulla mia pelle. Si trattava del lontano 2009 e gli slogan inneggianti al “lavoro in équipe” risuonavano nei corridoi dell’Hospice di Bolzaneto.

Tutti fanno Tutto…”, questa era la risposta ad ogni possibile lamentela.

Assunto da pochi giorni ed ancora in affiancamento con il tutor, ricevo la chiamata del coordinatore infermieristico che mi convoca in ufficio.

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“Purtroppo Simone, oggi pomeriggio manca un Oss. Come tu sai qui si lavora in équipe così tu dovrai coprire il turno dell’operatore mancante…”

Le parole impregnate di rotacismo del mio nuovo coordinatore mi fecero gelare il sangue. L’unica reazione che ebbi fu di abbandonare l’ufficio minacciando di denunciare la vicenda agli organi competenti.

Raggiunsi lo spogliatoio, deciso a non mettere più piede in quella struttura, tanto amabile e premurosa con i propri malati terminali, quanto ingiusta e spietata nei confronti del proprio personale infermieristico quando udii una voce in lontananza.

Il mio Tutor mi stava invitando a tornare indietro:

“Farò io il turno dell’Oss, almeno mi rilasso un po’ e non penso per qualche ora.”

Ecco che il mio periodo di affiancamento veniva bruscamente interrotto facendomi finire in prima linea, in qualità di Infermiere.

Rimasi per qualche anno in questa realtà lavorativa, pur non potendo mai a convincermi che le molte scemenze spacciate per verità inopinabili fossero vere.

Nessuno è mai riuscito a farmi credere che fare i letti fosse indispensabile per valutare la cute dei pazienti o che sostituire l’Oss malato significasse lavorare in équipe.

Molti tentarono di fare ciò: dalle suore semianalfabete che ho incontrato all’Università di Genova fino agli strampalati coordinatori con i quali ho dovuto interloquire nelle mie molte brevi esperienze lavorative.

Trascorsi molti anni dopo il mio addio all’Hospice Gigi Ghirotti, ho avuto il piacere di incontrare nuovamente alcune mie ex colleghe.

Nonostante siano passati 8 anni ed il lungimirante coordinatore infermieristico non sia più in carica, nulla sembra essere cambiato.

Sai Simone, ti ricordi la Clara? Ora è diventata lei la coordinatrice. Mi telefona spesso chiedendomi di fermarmi al termine del turno di mattina per coprire il turno dell’oss mancante di pomeriggio.”

Con estremo stupore noto che nulla sia cambiato. La collega prosegue:

Secondo te questo è demansionamento?”

Ammetto di aver accusato un colpo al cuore non trovando la forza di rispondere subito ad una domanda tale.

“Ricordi I colleghi arrivati dallo Sri Lanka nel 2010? Taresh accetta sempre di coprire il turno dell’Oss, anche Ranjeet non fa mai storie. Non vorrei passare per la ribelle del gruppo!”

Non a tutti è chiaro cosa sia il demansionamento e ciò che viene definita un’attività impropria per alcuni, rappresenta un caposaldo per altri.

Pertanto è giusto ricorrere regolarmente agli Infermieri per coprire il turno lasciato scoperto dal personale di supporto?

Simone Gussoni

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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