Massimo Randolfi

Infermieri in Germania: un confronto basato su dati effettivi tra falsi miti e leggende

Molti infermieri, non riuscendo a trovare un lavoro soddisfacente in Italia, ambiscono ad un trasferimento all’estero.

Tra le mete più ambite vi sarebbe la Germania, abbiamo deciso di intervistare il collega A.B. reduce da un’esperienza di 3 mesi in terra tedesca.

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Il collega ha voluto rilasciare questa intervista non con lo scopo di consigliare o sconsigliare la partenza, ma semplicemente per fare informazione affinché chi parta, lo faccia in maniera consapevole e non come capitato a lui.

Quali differenze hai potuto notare nel fenomeno migratorio infermieristico attuale e quello di alcuni anni fa?

Ebbene ho notato che prima c’erano i siti internet autonomi , poi nostri conterranei hanno intravisto il bussiness e sono sorte le agenzie, poi hanno cominciato a invadere le testate giornalistiche, in alcuni casi come semplice riferimento della opportunità esistente , in altri casi a mo ‘ di vere e proprie “marchette”.

Adesso sono arrivati addirittura alle università, con proposte agli studenti del terzo anno e con il benestare di taluni docenti che anzi invitavano ad andare all’estero sottolineando l’importanza di fare esperienza.

Questo per me rappresenta il fallimento delle Università già malridotte e che “inizializzano” al demansionamento.

Quale è la situazione attuale degli infermieri tedeschi?

Ritengo importante rilasciare questa intervistata per continuare a fare una corretta informazione non sulla mia esperienza personale, ma su dati oggettivi che chiunque è in grado di verificare.

Nel senso: tra la disoccupazione e il lavoro è normale scegliere la seconda prospettiva.

In Germania le condizioni cambiano da zona a zona, da struttura a struttura, da agenzia a agenzia.
Per questo ogni esperienza è personale e può essere positiva o negativa. Ci si può trovare bene o male, ma bisogna conoscere e riconoscere alcuni aspetti che costituiscono la realtà (cosa che a quanto pare non fanno nemmeno le università nostrane).

E a tal proposito ho stilato un confronto tra inf italiano e tedesco

REQUISITI

-in Italia : laurea in infermieristica + iscrizione all’albo
-in Germania : Ausbildung als Gesundheit und Krankenpfleger

TIPOLOGIA DI PERCORSO

In Italia: percorso accademico , livello EQF = 6 . Livello EQF = 7 se in possesso di laurea magistrale o master.

Rapporto teoria/ pratica : 2/3 lezioni ed esami , 1/3 pratica ( ogni anno 60 CFU, 40 di lezioni ed esami , 20 di tirocinio)
Esami propedeutici per il titolo e votazioni condizionanti quella finale.

In Germania: scuola professionale con percorso non accademico, livello EQF = 4 ; Ausbildung è un particolare corso formativo per figure professionali che hanno una forte componente pratica, manovale, tecnica. La scuola, per il suo minor tempo rispetto al tirocinio, deve compensare la parte teorica in modo veloce e spesso stressante;
Test durante i 3 anni non propedeutici per l’esame finale.

VALIDITÀ DEL TITOLO

-Italiano : in tutta Europa inclusa UK (anche dopo Brexit)
-Tedesco : valido solo in Germania, Austria e Svizzera

CARATTERISTICHE PROFESSIONALI

-in Italia: competenze stabilite dal profilo professionale (DM 739/94) e dalle disposizioni in materia di professioni sanitarie (L. 42/99), univoche e identiche in tutto lo Stato (da Nord a Sud, pubblico o privato, in regime di dipendenza o libera professione).

-in Germania: mansioni anche se non esiste nemmeno una legge, un emendamento, un libro o qualsiasi altra cosa che delinei chiaramente quali sono i compiti dell’infermiere, cosa può e cosa non può fare. In ogni Regione, in ogni ospedale, in ogni reparto e con ogni medico è diverso.

GRADO DI AUTONOMIA

-In Italia : figura autonoma con potere decisionale sul processo di assistenza infermieristica; figura non ausiliaria ( L.42/99); per il DM 739/94 art 1, comma 3, lettera f) per l’espletamento delle funzioni si avvale, ove necessario, dell’opera del personale di supporto.

-in Germania: Erfüllung und Gehilfe des Arzt, letteralmente eseguente ed aiuto del medico. Decisioni proprie, anche semplici ed elementari su ciò che è il suo quotidiano non può prenderne. Tutto deve passare prima per la penna del medico; un totale sottoposto, che deve assolvere nonostante tutto a mille funzioni.

All’infermiere spetta anche togliere la polvere e tenere pulito l’ambiente di lavoro, rifare i letti, distribuire i pasti e ritirarli.

L’infermiere fa il lavoro dell’infermiere e anche dell’oss, perchè gli oss (che in Germania sono Hilfe, cioè aiutanti senza una qualifica specifica) sono talmente pochi e super sfruttati che spesso il peso della gestione dell’intero reparto ricade sull’esiguo numero di infermieri in turno.

ORE LAVORATIVE

-In Italia: 36 h settimanali
-In Germania: 40 h settimanali
(qualcuno dirà che esiste la pausa, vero, ma essendo considerata “tempo libero“ non viene retribuita, quindi comunque si passa del tempo in più sul posto di lavoro)

STIPENDIO

Italiano : più basso rispetto a quello tedesco in alcuni regioni, ma nella media degli stipendi italiani (fonte trecani 2014)
Tedesco: più alto rispetto a quello italiano in alcune regioni , ma al di sotto della media degli stipendi tedeschi (fonte trecani 2014)

STATUS E RICONOSCIMENTO SOCIALE

-in Italia : iscrizioni a numero chiuso al corso di laurea ; dai 10000 ai 20000 partecipanti per concorso pubblico;
-in Germania: infermiere collocato nella top ten ( precisamente al settimo posto ) dei lavori meno riconosciuti e più sottopagati della Germania: infatti sono costretti a ricorrere all’estero.

Se la situazione reale è appurato che sia questa, come mai tanti infermieri continuano a partire e come mai le agenzie di reclutamento si moltiplicano anziché diminuire?

Secondo me sono diversi i motivi…
Anzitutto frequentemente molti aspetti non sono conosciuti da tutti poiché tante informazioni non vengono fornite sia consapevolmente che inconsapevolmente.

In che senso?

Nel senso che evitando di soffermarci sul “consapevolmente” dove i motivi sono ovvi, abbastanza spesso accade che i progetti siano gestiti da personale amministrativo e non puramente infermieristico e quindi si ignora cosa significhi la professione sia in Italia che in Germania.

Poi c’è invece una parte di infermieri che conosce gli aspetti descritti da prima della partenza ma decide di partire ugualmente o li scopre una volta giunto in Germania e decide ugualmente di restare.

Perché deciderebbe di restare?

Secondo me bisogna considerare 3 fattori:

1) non bisogna essere ipocriti, con tutte le difficoltà nel lavorare in Italia, un contratto a tempo indeterminato firmato già dall’Italia e con un solo colloquio senza prove concorsuali fa gola a tutti e si è disposti anche ad accettare il demansionamento.

2) molti considerano l’approdo in Germania come una traguardo per cui presi dall’orgoglio, un rientro sarebbe visto invece come un fallimento.

3) in alcune situazioni non si tratta di mancata conoscenza della situazione tedesca , ma della professione italiana: il demansionamento non rappresenta un problema perché si ritiene sia normalità.


Ringraziamo il collega che ha scelto di poter rimanere anonimo per l’attenta analisi effettuata.

Simone Gussoni

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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