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Infermieri & demansionamento: combatterlo una nostra responsabilità

Il 01/09/2018 potrebbe essere considerata una data importante e da ricordare nella storia della nostra professione

Infatti è la data della prima autorevole, forte ed indiscutibile presa di posizione sul demansionamento del nostro ordine professionale.

Una posizione netta che per la primissima volta viene ufficializzata nero su bianco. Una posizione che non era mai stata presa prima e che proprio per questo la rende storica. Naturalmente a questo risultato non si è giunti per caso, ma è la sintesi di un lavoro spesso scoordinato tra diverse espressioni della professione, che pur non avendo una cabina di regia è comunque riuscito a mettere il problema in evidenza e farne un argomento di lavoro del nostro ordine…. “La FNOPI si impegna a considerare il demansionamento come un tema costante nella sua agenda di confronto”.

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Finalmente direi con orgoglio si è riusciti a porre il problema che sale dalla base della professione come un grido di dolore, all’attenzione dell’agenda dei vertici della rappresentanza professionale, facendone un argomento di confronto costante.

Con orgoglio perchè credo, non senza una vena di presunzione, nel mio piccolo, di aver  contribuito a questo. Infatti leggendo il documento FNOPI mi sembra di scorgere, con grande stupore e soddisfazione, tra le righe alcuni degli argomenti che ho proposto nel mio ultimo articolo sull’argomento “DEMANSIONAMENTO: capirlo e conoscerlo equivale a non potersi sottrarre dal combatterlo”.

Analizzando il documento nella sua interezza posso dire che si tratta di una sintesi che racchiude in se tutti gli elementi utili ad identificare il problema in un’analisi puntuale e dettagliata della questione. Naturalmente essendo FNOPI un ente ordinistico deve necessariamente utilizzare un certo tipo di forma nei suoi documenti. Tuttavia credo che questo passaggio vada spiegato bene per evitare fraintendimenti magari in colleghi meno addentro a certe dinamiche istituzionali.

COME DIRE BADIAMO ALLA SOSTANZA E NON ALLA FORMA, perchè questa deve necessariamente prevedere dei canoni e proprio per questo non mi sento di avanzare critiche all’impianto del documento nel suo complesso. Leggiamolo ed interpretiamolo per intero e per quello che è; potremo apprezzare contestualizzandoli all’interno dell’intero documento e dell’ente che lo produce. In fondo a ben vedere questo documento affronta e suddivide il problema nei suoi diversi aspetti.

  • Cosa è definibile demansionante? ….….”Il Demansionamento legato ad atti che non comprendono la persona. Ogni volta che noi infermieri andiamo a compiere atti che non comprendono direttamente l’assistenza alla persona quando potrebbero essere eseguiti da altre figure e quando ci distolgono in quota prevalente dall’assistenza diretta, possiamo parlare di atti demansionanti.Quando invece analizziamo l’atto che coinvolge la persona cosa è definibile semplice o complesso? Attinente o no alla professione? Non può essere un ragionamento sull’atto ma un ragionamento sulla persona e ciò di cui ha bisogno. Se pensiamo alle prestazioni dell’assistenza di base, ovvero tipiche dell’accudimento della persona, queste devono essere normalmente attribuite al personale di supporto, ma solo dopo valutazione infermieristica, rientrando comunque nel processo di assistenza governato dall’infermiere. Se queste prestazioni devono essere svolte dall’infermiere, potremmo parlare di demansionamento, a meno che le condizioni o i problemi complessivi di un certo paziente non richiedano competenze superiori anche per queste prestazioni dell’assistenza di base…… Il Professionista non si identifica nell’atto ma nella certificazione di un problema e nella certificazione degli esiti che rendono quell’atto esigibile dal professionista stesso.”
  • L’organizzazione del lavoro….                                                                                     ….Devono quindi necessariamente essere considerati come campanelli d’allarme da non ignorare e su cui intervenire: le Strutture a bassa intensità sprovviste di personale di supporto; i setting in cui si producono piani di lavoro rigidi e troppo specifici su attività professionali; i modelli funzionali e per compiti; le sostituzioni di personale tra qualifiche e ruoli diversi per soddisfare criteri quantitativi di presenza e non qualitativi, in quanto manca una chiara definizione dello skill mix individuata a fronte di altrettanto chiari obiettivi professionali.Su questo la Federazione lancia un chiaro appello e monito a tutti i colleghi che hanno la responsabilità di intercettare ed arginare il fenomeno……. 
       È infine opportuno che si inizi una riflessione sull’opportunità di allontanarsi come professionisti da determinati setting dove l’assistenza infermieristica potrebbe essere non necessaria e quindi, automaticamente, diventare “altro”. Anche in questo caso, quindi, la vera strategia è iniziare un percorso di condivisione con la nostra linea dirigente, ma anche culturale con tutta il sistema salute per un paradgima socio sanitario che inizia a spostare seriamente e fattivamente il focus assistenziale dall’ospedale al territorio e a modelli a bassa intensità a gestione infermieristica.
  • Il Problema Culturale…

….Il fenomeno del demansionamento non può essere comunque semplificato con una serie di prescrizioni generali ed è molto legato ad una questione culturale e di identità disciplinare. Noi infermieri dovremmo portare come prima motivazione alla contestazione di attività definibili demansionanti il doveroso rispetto delle norme, adducendo come prioritario il distoglimento dal governo del processo di infermieristico. Se come detto i nostri colleghi Dirigenti e Coordinatori posseggono la leva strategica per impattare sul fenomeno attraverso l’impianto di modelli organizzativi idonei, questi devono però trovare un terreno fertile di accoglimento tra i colleghi clinici.

  • La formazione universitaria…..

….Il fenomeno deve essere inquadrato partendo anche dalla formazione dell’infermiere e dai modelli di tirocinio utilizzati, soprattutto nel primo anno, spesso ancora orientati ad un percorso meramente tecnico-esperienziale. Chi ha responsabilità di direzione formativa deve investire sulla presenza di tutor clinici competenti, che orientino da subito lo studente a sviluppare abilità pianificatorie, competenze relazionali, capacità valutative, discernimento clinico-assistenziale. I programmi dei singoli Corsi di Laurea devono far sì che il demansionamento, in altre parole, venga eliminato al suo nascere….

Come possiamo notare facilmente in questi quattro punti è racchiusa tutta l’essenza del fenomeno demansionamento e si tenta anche di dare delle indicazioni valide al suo inquadramento e superamento. E’ per questo motivo che ritengo assolutamente valida ed efficace questa tanto attesa presa di posizione della FNOPI dando atto alla nostra presidente Barbara Mangiacavalli ed a tutto il comitato centrale. Va riconosciuta l’attenzione dell’ente ordinistico alla professione, apprezzandone nel suo complesso, la vicinanza ai veri problemi della professione, senza troppi sofismi. Problemi affrontati con coraggio e determinazione, che sicuramente avvicina la base della professione e che personalmente mi porta, finalmente, a riconoscermi nel loro operato e di sentire dopo anni di oblio, finalmente, sulla mia pelle, quella frizzante brezza di cambiamento che tanto ci serviva.

Ora non abbiamo più scuse spetta a noi soffiare tutti nella stessa direzione affinchè questa frizzante brezza diventi un vento impetuoso; perchè se è vero che il nostro ordine sta diventando sempre più la nostra casa, è altrettanto vero che la forza del nostro ordine siamo noi tutti professionisti infermieri. Spetta a noi riempire di contenuti la nostra casa e rendere esigibile questo documento.

Gli infermieri ricomincino ad essere INFERMIERI, i dirigenti diventino finalmente DIRIGENTI e dimostrino la loro forza ed autonomia dalle logiche aziendali ed impongano modelli organizzativi validi e performanti. I formatori siano FORMATORI di futuri professionisti con qualità e coscienza e non come purtroppo in molte, troppe realtà avviene fino ad oggi, dei futuri tappabuchi tuttofare. I tirocini siano finalizzati all’acquisizione da parte degli studenti di quello spirito critico, di competenza nella pianificazione, di quella capacità di valutazione, di quella capacità di relazione, che in un continum si esplica nel processo di nursing che è e dovrà essere sempre più la base su cui si fonda la nostra scienza. Quindi che MAI PIU’ GLI STUDENTI IN TIROCINIO SIANO CONSIDERATI COME LO SONO IN TROPPE REALTA’ FINO AD OGGI NULL’ALTRO CHE MANOVALANZA A COSTO ZERO.

Solamente se sapremo tutti insieme (clinici, dirigenti e formatori) declinare nella pratica quotidiana e rendere effettivamente esigibile quanto il nostro ordine ha messo nero su bianco riusciremo a medicare efficacemente questa putrida piaga del demansionamento fino a farla guarire definitivamente.

Ora non abbiamo più scuse dobbiamo iniziare ad essere INFERMIERI PROFESSIONISTI INTELLETTUALI sapendo che in questo cammino arduo e irto di ostacoli abbiamo il nostro ordine vicino e presente nel sostenerci ed accompagnarci.

 

Angelo De Angelis

 

Angelo De Angelis

Diploma di INFERMIERE PROFESSIONALE presso Centro idattico Polivalente Pio Istituto ed Osperali Riuniti ROMA nel 1980 Dal luglio 1980 INFERMIERE presso ospedale S.Giovanni Roma strumentista in C.O. chirurgia generale, infermiere in pronto soccorso chirurgico,medico e successivamente cardiologio Dal 1990 infermiere in ambulanza B.L.S A.L.S CENTRALE OPERATIVA DAL 2008 INFERMIERE presso CENTRO DI ASSISTENZA DOMICILARE ASL RM1 accoglienza e supporto agli utenti e famigliari coordinamento e consulenza agli infermieri nel territorio Nel 2013 LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE INFERMIERISTICHE ED OSTERICHE presso università SAPIENZA DI ROMA

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