Infermiere di parrocchia, Nursing Up: “Faccia da trait d’union tra Ssn, anziani e cronicità”

Il presidente De Palma saluta con favore la nascita della nuova figura: “Grazie alla Cei intercettiamo il futuro dell’assistenza ai cittadini”.

Nursing Up salura con favore la nascita della figura dell’infermiere di parrocchia, annunciata nei giorni scorsi dalla Cei e frutto di un accordo firmato con l’Asl Roma 1, ma destinata a prendere piede anche nelle diocesi di Alba (Piemonte) e Tricarico (Basilicata).

“Un’iniziativa meritoria e lungimirante, che colma un vuoto assistenziale e rappresenta molto più di un mero accordo tra Servizio sanitario nazionale e Chiesa cattolica, qui impersonata da don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della salute. Nel progetto si concretizza l’ideale di presa in carico e di cura dei cittadini che non sono in qualche modo raggiunti dalla sanità pubblica, sia per ragioni di emarginazione e/o disagio sia perché si trovano a confrontarsi con malattie croniche invalidanti o terminali. Situazioni limite che si presentano all’improvviso, lasciando le persone più fragili, sole o comunque poco protette”. Così Antonio De Palma, presidente del sindacato

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Il progetto dell’infermiere di parrocchia, stando a quanto si apprende dagli organi di stampa, intende sperimentare la presenza di un infermiere di comunità inviato dall’Asl nelle parrocchie, le quali avranno il ruolo, attraverso un referente di Pastorale della salute, di raccogliere a monte richieste e bisogni. L’infermiere di parrocchia, una volta acquisiti i dati dei pazienti, si incaricherà di attivare procedure e servizi utili al soddisfacimento delle richieste. “Per gli infermieri Nursing Up si tratta di una novità molto interessante

– spiega De Palma –, perché rispecchia la mission dei professionisti sanitari tout court, cioè quella di intercettare la domanda di assistenza, soprattutto proveniente dai più deboli e da chi non ha neanche la forza di esprimerla”.

Il microcosmo parrocchiale, dal canto suo, parte dalla necessità di avvicinare le fasce più marginali, ma ha anche la capacità conoscere il territorio e di avvicinare le persone. “Proprio in quest’ottica – prosegue il presidente – appoggiamo senza riserve l’iniziativa dell’infermiere di parrocchia, ringraziando chi l’ha resa possibile con la sottoscrizione dell’accordo”. Il riferimento è al direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della salute, don Massimo Angelelli, e al direttore generale dell’Asl Roma 1, Angelo Tanese.

“Ora sarà importante seguire gli sviluppi dell’iniziativa e interpellare anche i professionisti sanitari coinvolti – conclude De Palma –, affinché il progetto si possa estendere in tutta Italia, andando a colmare quel vuoto assistenziale altrimenti inascoltato. Penso, in particolare, alle zone rurali e/o più sperdute geograficamente”.

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