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Infarto: nuove linee guida American Heart Association (AHA) e American College of Cardiology (ACC) per riconoscere i sintomi

In Italia, le malattie cardiovascolari sono ancora oggi la prima causa di decesso, rappresentando il 34,8% della totalità delle morti

Per quanto riguarda l’infarto miocardico acuto, i dati ci indicano però una positiva riduzione delle ospedalizzazioni, un miglioramento che si associa alla diffusione capillare di corrette informazioni nell’ambito della prevenzione e a una maggiore velocità nella diagnosi e nella valutazione della situazione clinica del paziente. Saper riconoscere i sintomi di un infarto del miocardio, infatti, sia da parte del paziente che andrà in pronto soccorso, sia da parte degli specialisti che lo prenderanno in carico, è fondamentale per intervenire tempestivamente e salvare la vita.

I medici dovrebbero ricorrere a valutazioni del rischio, percorsi clinici e strumenti standardizzati per esaminare i pazienti, porre diagnosi e comunicarle agli assistiti che presentano dolore toracico (angina pectoris). È questo il messaggio-chiave contenuto nelle nuove linee guida di pratica clinica rilasciate congiuntamente dall’American Heart Association (AHA) e dall’American College of Cardiology (ACC) e pubblicate contemporaneamente online su “Circulation” e sul “Journal of American College of Cardiology”.

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Ma come si riconoscono i sintomi di un infarto?

Le linee guida sottolineano come le donne abbiano caratteristiche uniche di presentazione dei sintomi da sindrome coronarica acuta. Mentre il dolore toracico è il sintomo dominante e più comune sia per gli uomini che per le donne, queste ultime possono avere maggiori probabilità di avere anche sintomi come nausea e mancanza di respiro.

Infarto: i sintomi da non sottovalutare

Le linee guida della American Heart Association e American College of Cardiology, sono fondamentali, e sottolineano l’importanza di saper valutare adeguatamente il dolore toracico. Si tratta infatti un sintomo tipicamente cardiaco, ma sono le sue caratteristiche e l’associazione con altri sintomi a indicare se il paziente sia interessato effettivamente da infarto o se l’origine del malessere sia di natura differente.

Si tratta di manifestazioni come il respiro corto, l’irradiazione del dolore alle braccia, alle spalle e al giugulo e altri sintomi che a volte non vengono considerati come cardiaci: la nausea, per esempio. Insomma, sono tutti aspetti che uno specialista deve considerare quando si trova a valutare un paziente che lamenta un dolore al torace.

I sintomi dell’infarto nelle donne

L’infarto, inoltre, si presenta con sintomi differenti a seconda del genere di appartenenza. Quando parliamo di sesso femminile, bisogna prestare particolare attenzione ai sintomi ‘atipici’, rispetto a quelli che possono immaginare quando si pensa a un problema acuto cardiovascolare, come il dolore toracico correlato all’affanno. Le donne, dunque, devono considerare anche dolori che non sono circostanziati al centro del petto, ma che coinvolgono le spalle e la schiena, oppure a una ridotta tolleranza allo sforzo, all’esercizio. La nausea è un altro elemento importante che, valutato in un determinato contesto clinico, può condurre alla diagnosi di un disturbo cardiologico acuto.

I sintomi dell’infarto negli uomini

Questo non deve portare a sottovalutare la sintomatologia ‘tipica’, perché può aiutare a riconoscere tempestivamente un infarto acuto, soprattutto nel sesso maschile. Gli uomini, infatti, presentano abitualmente sintomi come un dolore oppressivo al centro del petto della durata superiore ai 10-15 minuti, associato al respiro corto. Chi dovesse riscontrare queste manifestazioni deve cercare prontamente soccorso, senza aspettare, perché solo un trattamento tempestivo può salvare la vita.

L’importanza di un intervento tempestivo

Davvero un intervento tempestivo salva la vita: dai dati, infatti, risulta che tra i cittadini adulti che accedono al pronto soccorso per dolore al torace, solo il 5% non è effettivamente interessato da una sindrome coronarica acuta. Le linee guida espresse su Circulation, dunque, indicando la correlazione tra il dolore toracico e altre manifestazioni, sottolineano la necessità di considerare differenti sintomi come possibili campanelli d’allarme di un infarto. Il rischio di attribuire un’altra causa a un dolore al torace associato ad altra sintomatologia è infatti molto alto e può impedire un pronto intervento per salvare la vita del paziente. 

Criteri per la scelta del test più appropriato nelle varie condizioni

Nel testo c’è anche un focus sulla valutazione dei pazienti con dolore toracico che si presentano al pronto soccorso (P.S.). Gli obiettivi iniziali dei medici del dipartimento – secondo le linee guida –  dovrebbero essere due:

  1. identificare se ci sono cause potenzialmente letali;
  2. determinare se è necessario il ricovero ospedaliero o effettuare un test.

Uno screening approfondito in P.S. può aiutare a determinare chi è ad alto rischio rispetto a rischio intermedio o basso per un evento cardiaco. Un individuo ritenuto a basso rischio può essere indirizzato a un’ulteriore valutazione in ambito ambulatoriale piuttosto che essere ricoverato in ospedale, scrivono gli autori.

Le troponine cardiache ad alta sensibilità sono lo standard di riferimento per stabilire una diagnosi tramite biomarcatori di infarto miocardico acuto, consentendo maggiore accuratezza nel rilevamento e nell’esclusione di una lesione miocardica, aggiungono.

Mentre non esiste un ‘test ottimale’ per ogni paziente, le linee guida enfatizzano i test che possono essere più appropriati a seconda della situazione individuale così come quali non forniranno ulteriori informazioni e che quindi non dovrebbero essere eseguiti.

I test appropriati dipendono anche dalla tecnologia e dai dispositivi di screening disponibili presso l’ospedale o il centro sanitario in cui il paziente riceve le cure. Tutte le modalità di imaging evidenziate nelle linee guida hanno un ruolo importante nella valutazione del dolore toracico per aiutare a determinare la causa sottostante, avendo come obiettivo quello di prevenire un grave evento cardiaco.

Redazione NurseTimes

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