Secondo le Linee Guida del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) del 2012, si afferma che un neonato sano a termine dovrebbe essere tenuto a contatto pelle a pelle con la propria madre che ha avuto un parto vaginale o un taglio cesareo con anestesia epidurale subito dopo la nascita o non appena possibile. [1]
A sostegno di quanto detto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’UNICEF hanno promosso il modello del rooming in, che si definisce come la permanenza del neonato e della madre nella stessa stanza in un tempo più lungo possibile durante le 24 ore, eccetto quello dedicato alle cure assistenziali. Il modello è stato incentivato a partire dal 1992 attraverso l’iniziativa ‘’Baby Friendly Hospital’’ al fine di garantire l’assistenza più efficiente ai neonati in tutti gli ospedali e di promuovere l’allattamento al seno [2].
Il modello organizzativo del rooming in viene suggerito in quanto propone alla madre una formazione sulle cure da dedicare al neonato per poter affrontare al meglio le difficoltà e per rilevare in maniera tempestiva eventuali segni patologici, includendo anche il padre e gli altri componenti della famiglia per condividere le cure del neonato [2,4,5].
Vari studi hanno dimostrato che il contatto con la madre subito dopo la nascita calma il neonato, favorisce il corretto attacco al seno, stabilizza il suo metabolismo e la temperatura corporea, regola la sua respirazione e il battito cardiaco [1,4] e fortifica il legame madre-neonato [4,6,7].
Inoltre, anche sulla salute materna determina notevoli benefici in quanto si sono riscontrati una diminuzione delle perdite di sangue post-partum, una ridotta incidenza di depressione post-partum [8] e la riduzione del cancro al seno e all’ovaio [2,7]. Se il contatto pelle a pelle non avviene in maniera corretta è necessario che gli operatori aiutino la madre attraverso delle indicazioni verbali affinché siano raggiunte la posizione e l’attacco attraverso la tecnica hands-off.
Il contatto pelle a pelle, considerati i vantaggi, può essere protratto anche dopo il periodo postnatale [9] ed è praticato ormai sia nei Paesi industrializzati che nei Paesi in via di sviluppo, assumendo anche il nome di Kangaroo Mother Care per la somiglianza con i marsupiali [10] per favorire anche la salute e il benessere del neonato di basso peso alla nascita o pretermine, che per definizione è il neonato nato prima della 37a settimana completa di gestazione [11] che ha già superato i problemi iniziali e non necessita di cure intensive [12].
Con la diffusione nel 2020 del Covid-19, l’intera salute mondiale è gravemente compromessa [13], ma non le cure rivolte a sostegno della salute materno-neonatale che sono state offerte con nuove modalità di intervento per ridurre le criticità causate dalle nuove misure di sicurezza attivate negli enti ospedalieri e territoriali. L’obiettivo di questo articolo è rivolto a far riflettere sulle conseguenze che inevitabilmente gli obblighi di distanziamento hanno generato anche nel rooming in e nel legame madre-bambino prima e dopo il parto.
Dati incoraggianti sostengono che il virus non sia stato ritrovato nel latte materno, nel liquido amniotico e nella placenta, sebbene alcuni report [16] abbiano riportato casistiche di neonati con IgM positive, pertanto andrebbe dimostrata la trasmissione verticale con dati più solidi. Gli altri casi, che sono stati descritti in Cina così come nelle principali città italiane colpite dal virus, hanno contratto l’infezione dopo la nascita a domicilio e sono stati poi riospedalizzati [17].
La Società Italiana di Neonatologia aveva pubblicato le prime indicazioni ad interim il 22 marzo 2020 [17] in accordo con le raccomandazioni di OMS, ISS, UNICEF e CDC, che da subito hanno differito, in base al quadro clinico della madre: se quest’ultima risulta positiva o sospetta ma asintomatica o con sintomi lievi sono raccomandati il rooming in e l’allattamento al seno con l’uso di mascherina, il lavaggio delle mani e la distanza di sicurezza dal neonato per prevenire la trasmissione del virus attraverso la via respiratoria sia durante l’ospedalizzazione che dopo la dimissione precoce, protetta e concordata a domicilio.
Qualora, invece, la madre presentasse sintomi respiratori o compromissione della situazione clinica generale [17], sono raccomandate la separazione temporanea dal neonato e la somministrazione di latte estratto con il tiralatte. Occorre in quest’ultimo caso, valutare gli effetti negativi che condizionano il contatto precoce e determinano un fallimento dell’allattamento al seno esclusivo, di una migliore diade madre-bambino e di un calo ponderale significativo nel neonato nonché effetti negativi sulla madre: a prova di quanto detto, i risultati di un recente studio sono confortanti in quanto indicano che la trasmissione del virus da madre a neonato non è frequente e le percentuali di contagio si dimostrano variabili e inferiori rispetto ai benefici del rooming in [18], purché siano rispettati i protocolli per il contatto.
Appare quindi necessario garantire la massima attenzione per valutare gli effetti del Covid-19 sulla vita e sull’esperienza pre e post-natale di molte madri, dei loro neonati e delle loro famiglie suggerendo un rooming in ‘’in sicurezza’’ quale efficace modello di assistenza materno-neonatale per facilitare l’allattamento al seno, la relazione madre-bambino e un migliore adattamento dei principali sistemi del neonato.
Anna Arnone
BIBLIOGRAFIA
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