All’interno dei dipartimenti di emergenza-urgenza il sovraffollamento e i ricoveri inappropriati, le lunghe attese, l’interferenza tra percorsi di urgenza e di elezione, la scarsa integrazione tra i professionisti, la disconnessione con i servizi sul territorio sono tematiche contribuiscono ad aggravare una situazione già da se critica, creando ulteriore allarmismo e richiedendo sempre più interventi correttivi da parte dei decisori aziendali (Nardi R. et al, 2011).
Parlare dei modelli organizzativi infermieristici significa riferirsi ad uno schema concettuale che consente di fornire indicazioni su come operare, suddividere, organizzare il lavoro della professione; e le caratteristiche operative della sua applicazione è portavoce dei principi con la quale agisce una organizzazione.
Per garantire un accesso alle cure basato su principi di adeguatezza, equità e uniformità a tutti i cittadini; è auspicabile il superamento di modelli organizzativi obsoleti e di procedure strutturate a livello aziendale, locale o regionale, in favore di linee di intervento innovative su tutto il territorio nazionale.
L’infermiere moderno opera all’interno del servizio di emergenza-urgenza sanitaria in tutte le sue articolazioni, nei mezzi di soccorso infermieristici; nei mezzi di soccorso in collaborazione con il personale medico, nelle centrali operative, nei servizi di logistica e supporto, sia svolgendo ruoli di tipo operativo che di coordinamento a vari livelli organizzativi e gestionali.
Ad oggi l’infermiere nelle situazioni di emergenza-urgenza oltre ai protocolli, alle conoscenze tecniche, alle competenze e alle capacità organizzative deve saper integrare il proprio sapere per poter intervenire nei casi più problematici ed inconsueti.
Nell’alveo delle diverse ed innovative attività esercitate rientrano competenze che vanno dalla gestione delle consulenza telefonica per pazienti con codici di bassa criticità (Infinger A. et al, 2013), all’utilizzo della leadership nel coordinamento dell’assistenza (Niels K. et al, 2017), alla valutazione mirata nella razionalizzazione delle cure per specifiche categorie di pazienti (Wallis M. et al, 2018), alla distribuzione efficace dei tempi di soccorso durante attività rianimatorie (Weiwei W. et al, 2014), all’organizzazione delle dimissioni e del follow-up post ospedalizzazione (Sharma R. et al, 2014).
Tale sperimentazione nelle svariate realtà ha portato diversi vantaggi: assicurano maggiore efficacia delle prestazioni fornite, garantiscono una migliore qualità dell’assistenza, contribuiscono a risultati clinici più appropriati promuovendo la continuità assistenziale e l’umanizzazione delle cure, e soprattutto rappresentano un valido strumento per l’ottimizzazione delle risorse ospedaliere e conseguente riduzione dei costi.
Urge sempre più abbandonare metodiche di lavoro basate su preconcetti antichi, governate da logiche meccanicistiche non ispirate a standard di cura elevati, che risentano del contesto, della formazione e del livello di professionalità espressi in tempi fortemente datati.
Questo è il momento più maturo per affrontare un cambiamento organizzativo reale, in cui vi sia l’effettivo riconoscimento del ruolo manageriale e gestionale del professionista infermiere nelle diverse dinamiche e variabili della pratica clinica.
Dott. Priore Leonardo, infermiere magistrale coautore di Infermieri In Cambiamento
Tratto da tesi del corso di laurea in infermieristica 2019/20 Università degli studi di Foggia: “Efficacia dei modelli organizzativi infermieristici nei dipartimenti di emergenza-urgenza: revisione della letteratura” della dott.ssa L’Erario Mariachiara
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