Infermieri

I concorsi per infermieri sembrano assemblee della disperazione

Arrivano in processione coi pullman, come a Lourdes; cercano il miracolo di poter scappare dalla precarietà cioè dalla ricattabilità e dallo sfruttamento

Cercano dignità e sono almeno in 8000. Ammassati così stretti che mentre scrivi devi stare attento perché il tuo gomito va a cozzare contro quello del tuo vicino di posto; perché le tue ginocchia picchiano contro lo schienale di plastica della candidata davanti. Infermieri stremati, perché giunti da ogni parte d’Italia. Chi dalla Calabria, Sicilia, Puglia, con 10 ore di viaggio sulle spalle, 4 ore di fila all’ingresso del palazzetto dello sport, altre 2 ore di attesa; mentre tutti gli altri esiliati, zingari della professione prendevano posto ordinatamente, con la loro tavoletta di cartone e la BIC nera e le etichette coi codici come quelli degli oggetti nei supermercati.

Sì perché ogni prova ha un codice a barre. Ogni professionista non lo sa ma è in realtà un prodotto assimilabile a tutti gli altri. La sua bravura sarà testata da un lettore automatico il quale abbinerà i suoi dati anagrafici con le “x” che ha riposto su un altro foglio A4 pieno solo di lettere e caselle.

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Per cui nonostante le 16 ore di mancanza di sonno e snervante attesa, nonostante abbia lavorato la notte prima, nonostante il lungo viaggio della speranza riuscirà nell’impresa di rispondere correttamente a quesiti talvolta ridicolmente ai limiti della comprensibilità umana, allora sarà il prodotto giusto per quell’azienda.

E potrà essere felice di iniziare anche lui, meritarsi il suo stipendio da operaio laureato, i suoi salti di riposo, il suo demansionamento e i suoi straordinari dimenticati nel badge, contento di timbrare ogni giorno la dimenticanza con cui viene svilita oggi, in qualsiasi realtà, la nostra bellissima professione.

Una professione che è/o dovrebbe essere innanzitutto cura di sé e dell’altro, protezione della persona malata e fragile e promozione di un’assistenza sicura e di qualità.
Ricordandosi che se non si tutelano i professionisti non si tutela nemmeno la salute dei cittadini!

 

Daniela Pasqua

Redazione Nurse Times

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