Infermieri

Grasso (OPI Arezzo) relatore per la FNOPI al Ministero della Salute sull’incontro nazionale di Cittadinanzattiva

Giovanni Grasso, infermiere e Presidente OPI Arezzo, nominato dalla FNOPI relatore per l'incontro nazionale di Cittadinanzattiva al Ministero della Salute

Giovanni Grasso, infermiere e Presidente OPI Arezzo, nominato dalla FNOPI relatore per l’incontro nazionale di Cittadinanzattiva al Ministero della Salute

Giovanni Grasso, 29 anni il più giovane rappresentante degli infermieri – Presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Arezzo, nominato oggi dalla Federazione Nazionale per relazionare alla presentazione del sesto rapporto dell’osservatorio civico sul federalismo in sanità, organizzato da “Cittadinanza attiva” nell’auditorium del Ministero della Salute.

Alla presenza della ministra Giulia Grillo, Giovanni Grasso traccia un bilancio a 17 anni dalla modifica del titolo V  della Costituzione che ha aumentato le disuguaglianze tra i 21 Servizi Sanitari Regionali:

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Più sistemi sanitari, a diversa efficacia e sicurezza, comportano una perdita complessiva di coesione sociale con una accentuazione degli squilibri tra Regioni più ricche e più povere. Le distanze tra due punti dello stesso Paese, Napoli e Firenze ad esempio, possono esprimersi non solo in km ma in aspettativa di vita, minore al Sud di 4 anni, Sud e Nord sono diventati due Paesi diversi così lontani da far dubitare che ci sia una sola terapia che possa andare bene a entrambi”. 

“C’è un’ aspetto che accomuna Nord e Sud – sottolinea Grasso – ed è la pressoché totale assenza di risposta ai bisogni di salute della popolazione a livello territoriale. “Da tempo ormai chiediamo lo sviluppo dell’assistenza sul territorio implementando l’infermiere di famiglia e di comunità per mantenere e migliorare l’equilibrio e lo stato di salute della famiglia, nella comunità, aiutandola a evitare o gestire le minacce alla salute”.

I nuovi ed emergenti bisogni di cura e assistenza della popolazione determinati dall’aumento della cronicità, richiedono modelli di risposta altrettanto innovativi, come proposto dal giovane Presidente:

“Un lavoro svolto in un team multi-professionale nel quale operano i medici di medicina generale, l’infermiere di cure primarie, medici specialisti di riferimento per la patologia e altri professionisti non medici a seconda delle specifiche esigenze dell’assistito. Un team che opera in stretta collaborazione con la medicina di comunità per garantire l’operatività del raccordo con i settori specialistico, sociale, le risorse comunitarie e per garantire un’azione snella e flessibile nella rilevazione dei bisogni, la continuità e l’adesione alle cure, la sorveglianza domiciliare e la presa in carico dell’individuo e della famiglia con l’intento di evitare inutili ricoveri, favorire la deospedalizzazione, presidiare l’efficacia dei piani terapeutico-assistenziali, allo scopo di migliorare la qualità di vita della persona nel suo contesto di vita”.

Dopo la presentazione del rapporto si è svolta una tavola rotonda che ha messo a confronto i rappresentanti nazionali di tutte le professioni sanitarie.

“Devo davvero ringraziare la Federazione e la Presidente Barbara Mangiacavalli per avermi scelto a rappresentare l’intera categoria in un contesto di così grande rilievo”, conclude Grasso.

Dunque l’offerta di salute sul nostro territorio nazionale risente di un estrema disomogeneità tra regioni e all’interno di una stessa regione. Le nostre 21 regioni si differenziano per accesso alle cure, completezza e qualità dell’offerta, dotazioni organiche e tecnologiche, oneri a carico dei cittadini, esiti in termini di salute, gestione dei conti pubblici.

In base a questi parametri confrontiamo regioni più virtuose e regioni meno virtuose colpite da commissariamenti e piani di rientro. Ne deriva il fenomeno della migrazione sanitaria di pazienti e operatori, oltre che l’ aumento delle disuguaglianze nell’accesso alle cure. In uno scenario del genere è auspicabile una posizione più centrale di governo e parlamento per garantire la tutela dell’ art. 32 della Costituzione uniformemente sul tutto il territorio nazionale.

A fronte dei mutamenti socio economici ed epidemiologici, delle sfide dell’invecchiamento della popolazione e delle migrazioni, gli infermieri sono piacevolmente lieti di illustrare cosa serve per mantenere il Paese in salute: nuovi approcci di analisi e nuove risposte ai bisogni di salute capaci di coniugare il principio ispiratore dell’universalismo con la sostenibilità del sistema. Il SSN ha grandi risorse di competenze e professionalità da valorizzare e da mettere al servizio di un vero cambiamento nelle reti organizzative, cliniche e assistenziali, a cominciare dalla gestione ottimale delle malattie croniche.

Di questo gli infermieri si fanno convintamente portavoce!

 

Raffaele Varvara

Allegato

VI Rapporto dell`Osservatorio civico sul federalismo in sanità,

Redazione Nurse Times

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