Francesco “La pandemia e il prezzo da pagare per la categoria infermieristica”

La pandemia che da ormai più di un anno sta modificando la vita dei singoli e delle varie comunità, non di poco conto è il coinvolgimento della comunità scientifica e delle figure professionali sanitarie implicate nel sistema di gestione

Non pochi sono stati finora i modelli organizzativi messi in atto per affrontare l’emergenza sanitaria che si è trasformata da subito in un’emergenza sociale e comunitaria.

In questa fase i governanti hanno sempre cercato di mediare; così come ogni professionista sanitario ha messo da parte il proprio ego buttandosi a capofitto nell’impegno giornaliero per far fronte comune e combattere gli effetti del virus che ha dirottato ogni attenzione su di se.

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Sotto l’ombra delle ali di questa pandemia tanti sono i passi frettolosi che si sono fatti e con giusta causa cioè contrastare la diffusione del virus; ed ogni fretta era giustificata dalla repentina diffusione dello stesso virus che non dava il rispetto dei tempi canonici per la formulazione dei provvedimenti politici strategici organizzativi e esecutivi.

Ma a più di un anno, dall’inizio di questa storia, l’infermiere è ancora in prima linea nella lotta alla diffusione del virus, sprezzante del pericolo non ha mai disdegnato di essere uno dei pochi protagonisti nella lotta.

E mentre in tanti, nella sala dei bottoni, cercano ancora oggi di mediare scelte ed esigenze politiche, c’è la Fnopi che piuttosto che battere i pugni al fine di risollevare la figura dell’infermiere per un riconoscimento giuridico e contrattuale che ne deriva dalla giurisprudenza stessa, in questa fase di consolidamento del sistema sanità che ha visto l’infermiere come perno infungibile del sistema sanità di tutto il Paese per una pandemia che non ha fatto distinzioni per le vittime; in questa fase la Fnopi che avrebbe dovuto salvaguardare e tutelare i diritti e i meriti di una categoria di lavoratori che fissano la loro abilitazione alla professione con la obbligatoria iscrizione alla stessa Federazione, la stessa semplifica attraverso un comunicato, il campo d’azione e le competenze dell’infermiere.

Così la Fnopi con un concetto semplicistico sostiene che un’azione come quella dell’inoculazione di un farmaco è solo un atto tecnico, non è tutta per la professione… e con la giustifica della pandemia e dell’emergenza tutto è concesso a tutti.

Qualcuno crede che dovremmo aspettare la carenza di medici così che gli infermieri possano essere impiegati al loro posto, a giustifica di qualche altra emergenza.

Ma possibile che nel nostro Paese dobbiamo sperare che qualcuno stia male per poter organizzare un sistema organizzativo nel rispetto dei ruoli e delle competenze?

Ad un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria non è pensabile giustificare alcune scelte senza il rispetto delle specifiche professionalità, non sono giustificate le scelte di palazzo senza un vero coinvolgimento della base dei professionisti che sono nelle unità operative a spendere il proprio tempo per il bene della comunità.

E’ per questo motivo che vanno impugnate le intese firmate dalle altre professioni.

Gli infermieri sono ancora legati all’esclusività di rapporto e non possono autonomamente esercitare fuori dalla propria azienda il ruolo di vaccinatore.

L’infermiere gode ancora di un campo ristretto di competenza e azione; in ambito ospedaliero vige un’organizzazione medicocentrica che poco evidenzia le competenze acquisite dagli infermieri nei corsi di formazione post base come i master.

Si auspica in una conversione professionale della Federazione che dia ascolto e lustro ai professionisti al fine di garantire loro un futuro più rispondente alle loro aspettative.

Francesco Perniola

Redazione Nurse Times

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