Infermieri

Fnomceo e Fnopi: “Investire di più su formazione di medici e infermieri”

I presidenti Anelli e Mangiacavalli sono intervenuti al dibattito sul tema durante la Festa nazionale dell’Unità di Bologna.

“È già in atto un nuovo imbuto formativo. Noi, tra due anni, avremo 6mila borse, ma tra sei anni i 14mila accessi di oggi a Medicina determineranno 8mila colleghi che non avranno borse”. Così Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, intervenuto nel corso del dibattito dal titolo “La formazione sanitaria e il futuro del Ssn dopo il Piano nazionale di ripresa e resilienza”, che si è svolto alla Festa nazionale dell’Unità di Bologna.

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“Vogliamo fare una legge – ha chiesto Anelli, rivolgendosi alle istituzioni – che impone a tutti i laureati in Medicina, (poiché il percorso è a due fasi: laurea e specializzazione) di aver diritto a completare il loro percorso formativo una volta per tutte? Vogliamo fare una battaglia anche per rendere giustizia ai corsisti di Medicina generale, che da anni prendono 800 euro, sotto la soglia di povertà, con tutte le incompatibilità per frequentare un corso di formazione? Queste sono risposte che la professione attende da tempo”.

Il presidente Fnomceo ha quindi parlato del coronavirus: “E’ arrivato in un momento complicato della nostra organizzazione sanitaria, caratterizzato da tagli e blocco del turnover che hanno esposto il Servizio sanitario nazionale in maniera notevole. Non è stato un periodo facile, e non è ancora facile. Ma devo dire grazie a tutti i professionisti della salute, perché senza l’impegno, senza il fatto di rimboccarsi le maniche e senza badare agli orari di lavoro hanno superato difficoltà che forse, in altre circostanze, non si sarebbero potute superare”.

Anelli ha proseguito: “Bene il Pnrr, con una riforma strutturale delle strutture, delle infrastrutture, e la tecnologia, ma non c’è una lira per i professionisti. Veramente pensiamo che si possa fare una riforma senza pensare a un investimento sulle professioni? Noi ci aspettiamo un investimento straordinario, perché straordinario è stato l’impegno dei professioni in questo periodo”.

“Un grande tema”, secondo il presidente Fnomceo, è quello della medicina generale: “È da vent’anni che non si investe sulla medicina generale: il medico è stato lasciato solo. Quanti medici hanno un infermiere con sé? Quanti medici possono avere un collaboratore di studio che lo aiuta nelle pratiche burocratiche? È una visione vecchia di 60 anni, abbiamo bisogno di una riforma vera. Il rapporto di fiducia con il cittadino e il diritto di scegliersi gratuitamente il proprio medico, perché negli ospedali si paga, è sacrosanto e deve essere il più possibile tutelato“

.

Il dibattito ha visto anche l’intervento di Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi, la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche. “Come Federazione – ha detto –, siamo un po’ stanchi di sentirci quasi colpevolizzati perché non si trovano gli infermieri. Il tema non è la mancanza di medici in Italia, ma la mancanza dei medici specialisti. Per quanto riguarda gli infermieri, invece, mancano. Allora la riflessione da fare è forse che non è più opportuno e non conviene più a nessuno essere altalenanti con i fabbisogni della formazione infermieristica”.

Ha aggiunto la presidente Fnopi: “C’è anche un problema di qualità. Ricordo solo che all’università la professione infermieristica ha un professore ogni 1.350 studenti, mentre ci sono alcune specialità mediche che hanno un professore ogni sei studenti. Allora possiamo aumentare i numeri, ma deve corrispondere una parità formativa“.

E infine: “La sanità è sempre stata un po’ considerata come il bancomat della spesa pubblica. In questi anni abbiamo assistito a strumenti di governo della spesa che sono andati sul tetto della spesa di personale dipendente. Parimenti non hanno ottenuto o controllato altri capitoli di bilancio. Quindi abbiamo assistito a un periodo di precarizzazione della professione infermieristica, perché di fatto, avendo quel tetto di spesa bloccato, ma dovendo garantire i Lea, si è dovuto attingere ad altre modalità”.

Redazione Nurse Times

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