Emergenza Terza Età in Italia

 

Il numero di anziani nel 2050 sarà elevatissimo  e lo sappiamo da almeno 20 anni. Serve la figura del geriatra di base e un maggior numero di infermieri.

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L’Italia è al quarto posto nei Paesi Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ) per aspettativa di vita alla nascita con 82,8 anni, prima di noi la Svizzera con 82,9, la Spagna con 83,2 e il Giappone con 83,4 anni. Ma se guardiamo dal lato della spesa sanitaria in rapporto al Pil, l’Italia con l’8,8% è leggermente sotto la media Ocse (8,9%) e nella classifica generale siamo comunque al 18° posto sui 34 Paesi Ocse. Al primo posto gli Usa con il 16,4% sul Pil, all’ultimo la Turchia con il 5,1%. Questi alcuni dei numeri del Rapporto Health at a Glance 2015 curato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

Nonostante la buona qualità dell’assistenza sanitaria, alcuni indicatori sono negativi per bambini e anziani. “Gli indicatori di qualità dell’assistenza primaria e ospedaliera in Italia – si legge nel report – rimangono al di sopra della media OCSE in molte aree nonostante i livelli di spesa sanitaria inferiori ad altri paesi OCSE ad alto reddito. Tuttavia, l’Italia rimane arretrata rispetto ad altri paesi sull’assistenza agli anziani e la prevenzione delle malattie non trasmissibili”. Da segnalare per esempio il dato sull’obesità infantile che vede il nostro Paese tra quelli con le peggiori performance al 31° posto.

L’aspettativa di vita in Italia, 82.8 anni nel 2013, è la quarta più alta nell’area OCSE. L’aspettativa di vita a 65 anni è anch’essa tra le più alte ed è aumentata nel corso del tempo. Tuttavia gli indicatori di salute all’età di 65 anni sono peggiori di quelli in altri paesi OCSE e l’aspettativa di vita in buona salute all’età di 65 anni in Italia è tra le più basse nei paesi OCSE, con 7 anni senza disabilità per le donne e circa 8 anni per gli uomini. Al contempo, l’offerta di assistenza di lungo termine agli anziani è inferiore rispetto alla maggior parte dei paesi OCSE.
Il consumo di alcol, in media, è diminuito negli ultimi 20 anni più che in ogni altro paese OCSE, e i tassi di obesità tra gli adulti sono inferiori alla media OCSE (ma i dati nazionali si basano su autovalutazioni, che probabilmente sottostimano i tassi reali). I tassi di sovrappeso e obesità tra i bambini, invece, sono tra i più alti al mondo. Tra i giovani, il consumo di alcol a rischio sta aumentando e il consumo di tabacco è alto. Tutto questo porterà probabilmente a una maggiore domanda di assistenza sanitaria nel futuro.

La qualità dell’assistenza sanitaria e delle cure ospedaliere in Italia “rimangono al di sopra della media Ocse in molte aree, nonostante i livelli di spesa sanitaria inferiori”, ma alcuni indicatori dello stato di salute “sono negativi per bambini e anziani”. La spesa sanitaria, pubblica e privata, negli anni tra il 2011 e il 2013 in Italia ha vissuto una progressiva contrazione, che secondo i dati preliminari dovrebbe proseguire anche nel 2014, anche se a ritmo inferiore (-0,4%, contro il -3,5%). A calare è stata in particolare la spesa farmaceutica, con un netto aumento della quota di mercato dei farmaci generici, che resta però tra le più basse nell’area Ocse (11% in valore e 19% in volume, superiore solo a Svizzera e Lussemburgo). Il quadro globale del sistema resta comunque positivo, secondo l’organizzazione, anche se emergono criticità per le fasce d’età più basse e più elevate.
Sul fronte della terza età, spiega l’Ocse, l’Italia vive “una specie di paradosso”: è tra i primi per aspettativa di vita, con 82,8 anni in media, ma “gli indicatori di salute all’età di 65 anni sono peggiori di quelli di altri Paesi” e l’aspettativa di vita in buona salute per i sessantacinquenni è di appena “7 anni senza disabilità per le donne e circa 8 per gli uomini”, sesta più bassa tra i membri dell’organizzazione. Un’incongruenza che si può spiegare in gran parte, secondo la responsabile della divisione Sanità dell’Ocse Francesca Colombo, dal fatto che “l’assistenza alla popolazione che sta invecchiando non è allo stesso livello di quella di altri Paesi”, e in particolare “la qualità delle cure di lunga durata, e del monitoraggio dei pazienti, è meno buona ed estesa che altrove”.

Fino a poco tempo fa c’erano molti più ospedali oggigiorno chiusi per ragioni economiche allo scopo di creare un’altra cosa (l’assistenza territoriale) che nei fatti non è mai stata realizzata.

CALABRESE Michele

Sitografia e Bibliografia:

www.quotidianosanita.it

www.ansa.it

Michele Calabrese

Infermiere Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, docente a corsi di formazione rivolti a personale sanitario e laico, in regime residenziale e non. Responsabile Scientifico, Moderatore e/o Relatore ad eventi, seminari e congressi. Infermiere presso UOC Angiografia e Radiologia Interventistica P.O. "L. Bonomo" Andria (BT); già Infermiere MeCAU (Medicina e Chirurgia Emergenza ed Urgenza/Accettazione) ed Emergenza Territoriale P.T.S. 118 "Basilicata Soccorso", postazione INDIA 28.Consigliere Ordine Professioni Infermieristiche BAT (OPI BAT) e già Revisore dei Conti medesimo Ente; componente di Commissioni esterne Ordine delle Professioni Infermieristiche Barletta-Andria-Trani (O.P.I. BAT). Responsabile Commissione Formazione OPI BT. Presidente Società Scientifica della Associazione Provinciale C.N.A.I. BAT (Consociazione Nazionale Associazioni Infermiere/i della BAT). Formatore O.S.S. ai sensi del DLgsR Puglia. Docente a contratto. Istruttore American Heart Association (Training Center ID ZZ21169) per personale Sanitario e laico in corsi BLS (D), manovre disostruttive adulto, bambino, lattante

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