Eleonora Brigliadori: “Gli infermieri sono i custodi della salute!”

L’infermiere credo sia l’ultima parte che rimane ancora umana all’interno di un sistema medico, che è ormai abbastanza disumanizzato”. Queste sono le parole dell’attrice, conduttrice e annunciatrice televisiva italiana Eleonora Brigliadori, in un’intervista per Nurse Times.

E’ anche vero, continua la Brigliadori, che siccome il medico è presente in un ospedale, in una corsia, in un reparto, per un decimo del tempo, o forse anche meno, rispetto all’infermiere, credo che la preparazione di quest’ultimo sia oggi uno degli ultimi baluardi di verità, affinché il malato sia messo in guardia su tante cose che attentano alla sua salute proprio dentro gli ospedali, di cui resta all’oscuro.

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Non posso qui entrare nel merito di come sia condotta la formazione degli infermieri, ma la svolta fondamentale e costruttiva del suo ruolo sarebbe quella di essere in grado di percepire il malato, al di là degli aridi dati clinici, di potersi spingere nella sua dimensione umana e anche in quella interiore. L’infermiere entra in contatto con il malato empaticamente, lo conosce e lo ascolta molte più volte di quanto non voglia fare il professore. Considerando il paziente per come si viene a trovare una volta entrato in un ospedale, l’infermiere lo vede nella sua totalità, con la sua famiglia e il suo problema, in un momento di estrema difficoltà, ed è proprio questo accogliere la persona e non solo il numero di un protocollo che può fare la differenza.

Più gli infermieri sono gentili, disponibili, capaci anche di accogliere le istanze del paziente, tanto più anche un semplice infermiere può avvicinarsi alla figura di uno psicologo di supporto alle cure.

In realtà oggi la psicologia è stata deviata dal suo vero significato. Ricordo che il termine significava in greco “colui che conosce la parola dell’anima”. Purtroppo oggi la psicologia decaduta, per effetto di tutto quello che è emerso dallo studio monolaterale e oserei dire ateo del sapere al riguardo dell’anima, ha finito per negare la sua stessa esistenza come forza terapeutica. La Psicologia di oggi emerge dal mondo legato a Freud eda Jung, e ha totalmente perso le basi spirituali che un tempo erano fondamentali per il processo di guarigione.

In realtà oggi si tende a considerare psicologia tutto ciò che è mentale, il che è molto lontano dal concetto arcaico di psiche, che prendeva in esame la relazione dell’uomo con l’intero universo in una realtà spirituale. Quindi il paziente dovrebbe essere indirizzato, proprio da chi, in quanto infermiere, svolge il ruolo di mediatore tra la vita quotidiana del ricoverato e la terapia,  verso un approccio diverso, capace di rivolgere l’attenzione verso le cause del disagio. In tal modo anche un infermiere potrebbe rivestire un nuovo ruolo attivo e di supporto verso la guarigione molto più efficace perché abbraccerebbe l’essere malato, da un punto di vista squisitamente sociale e finalmente umano”.

Secondo la Brigliadori bisognerebbe in futuro addentrarsi nella conoscenza dell’uomo, attraverso la formazione accademica dell’antroposofia (disciplina che abbraccia l’intera variabilità delle conoscenze umane, conducendo la visione dell’uomo fisico verso una visione spirituale integrata con la visione spirituale dell’universo). “Quindi, come farebbe uno scultore di fronte ad un blocco di marmo, così l’infermiere metaforicamente potrebbe ricavare l’elemento centrale della sua scultura di guarigione, cercando di comprendere i singoli frammenti scomposti in relazione al blocco unitario da cui l’uomo deriva all’interno della creazione stessa.

Questo dovrebbe fare anche la scienza, soprattutto la medicina, ma oggi questo non viene compreso.

Dobbiamo rimettere in piedi il “progetto umano” in senso scientifico – spirituale, per capire cosa sarebbe giusto fare all’interno degli ospedali.

Quindi un servizio di supporto come quello che svolge un infermiere all’interno degli ospedali potrebbe aprire la via e fare in modo che le persone si sentano accolte, protette dalla violenza di certe affermazioni che spesso i medici usano come armi per far accettare cure micidiali. Si può fare di più, lasciando che il paziente diventi attivo e consapevole nella sua cura piuttosto che spaventandolo . Con piccoli accorgimenti e supporti complementari, come alcune tecniche di concentrazione e meditazione, si può comprendere l’uomo nella sua totalità e utilizzare nuove risorse a costo zero”.

Durante il suo percorso di vita, cercando di proteggere i suoi figli dopo incidenti, ha incontrato persone lodevoli, dedicate, sensibili, attente, che facevano bene il loro lavoro, ma ha anche trovato persone che facevano questo mestiere come degli automi, solo allo scopo di portarsi uno stipendio a casa a fine mese.

In particolare nel 1996, quando le fu diagnosticato un carcinoma epatico, (e le dissero che le restavano solo 6 mesi di vita), comprese quanto questo terrorismo fosse una delle cause principali della morte di tante persone.

“Nel tempo ho capito che queste minacce sull’aspettativa di vita, che io stessa ho subito, non sono che il calcolo esatto del tempo in cui, con le cure sbagliate, ti portano alla morte. Ma solo chi ha fede in sè stesso e nell’esistenza di una legge superiore della vita spirituale, accettando anche l’idea di morire intero piuttosto che rinnegare il senso della propria anima,  alla fine scopre che non muore affatto. Da quel momento tutte le cose prendono un senso nuovo.

Purtroppo tutto ciò che ha a che fare con la salute, dovrebbe diventare una sorta di missione. Senza l’elemento attivo dell’amore, un medico ateo con la sua misera scienza è ben poca cosa e di certo non agisce per il bene del paziente, ma pensa ai suoi interessi.

Bisogna guardare alla qualità morale delle persone, e ammettere che purtroppo oggi ci sono persone che, per la loro natura, non sono per niente adatte né a fare i medici né gli infermieri.

L’infermiere del futuro mi auguro che diventi anche un antroposofo, capace di acquisire le basi delle conoscenze scientifico – spirituali, perché proprio queste sono le conoscenze più avanzate che oggi esistono a disposizione dell’umanità, utili a comprendere l’uomo, non solo sul piano fisico, ma anche sul piano spirituale”.

Concludendo l’intervista, la Brigliadori lancia un messaggio a tutti gli infermieri d’Italia: “Gli infermieri sono preziosi, e certe volte si trovano ad avere tra le mani la vita delle persone, in attesa dei medici. Anche se resta un fatto che si può fare il medico solo di fronte ad una laurea acquisita secondo un certo percorso, ciò non toglie che la conoscenza è a disposizione di qualunque essere umano, e potrebbe, in linea teorica, esserci un infermiere che ne sappia di più del professorone che deve seguire; sono convinta che ci troveremo presto di fronte a paradossi di questo tipo. Le persone si stanno emancipando sulla propria pelle.

Se poi un infermiere è molto attento nell’osservare e nell’imparare da ciò che accade nelle corsie quando i medici non ci sono, si potrebbe arrivare paradossalmente al momento  in cui i medici dovranno imparare qualche cosa dagli infermieri e bisognerà allora fare in modo che costoro possano parlare e interagire come testimoni dei fatti, con appropriate considerazioni complesse e complete di tipo qualitativo e non solo di tipo quantitativo”.

Savino Petruzzelli

Redazione Nurse Times

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