Eboli, l’attività libero-professionale intramoenia dei medici nel mirino della GdF

Nel mirino della guardia di finanza il personale ospedaliero dell’ospedale Maria Santissima Addolorata di Eboli per il capitolo “alpi e straordinari”

In atto verifiche sull’attività libero-professionale intramoenia. Coinvolti nell’indagine anche gli ospedali di Nocera Inferiore e Pagani.

Ancora guai per la sanità salernitana. Nel mirino della guardia di finanza il personale ospedaliero dell’ospedale Maria Santissima Addolorata di Eboli per il capitolo “alpi e straordinari”, su cui gli inquirenti stanno effettuando verifiche per stabilire se ci sono anomalie che evidenziano sforamenti, spese eccessive e tetti non rispettati. Medici e amministrativi devono dar conto anche alla magistratura contabile delle ore di attività di libero professionista intramoenia, utilizzato con e al posto degli straordinari per coprire turni e attività ambulatoriali.

Qualcuno, forse, ha esagerato o ha dichiarato di farle, ma in realtà si dedicava ad altro. Numerose le notifiche inviate dalla Corte dei Conti agli uffici preposti dell’Asl Salerno, ma il numero dei coinvolti e la cifra delle presunte anomalie economiche non sono note: le fiamme gialle stanno lavorando nel più stretto riserbo. Per sopperire alle carenze di risorse umane e fronteggiare le emergenze dei vari reparti il personale ospedaliero può effettuare alcune ore di straordinario consentite dall’azienda, che non devono però sforare il tetto massimo stabilito. Altra opportunità è quella dell’alpi ovvero l’attività di libero professionista. Coinvolto nella stessa indagine, coordinato dai carabinieri, anche l’ospedale di Nocera inferiore, interessato da un’indagine simile nel 2017, insieme all’ospedal

e di Pagani.
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Attraverso un controllo incrociato fu scoperto che alcuni medici svolgevano l’attività libero-professionale, senza mai farlo o senza essere autorizzati. Furono scoperti anche straordinari mai svolti da infermieri e dal personale amministrativo che risultavano inserite nel sistema informatico (che era stato violato), ma non avevano mai eseguito. Un giro di soldi enorme, che avrebbe penalizzato le casse dell’Asl per alcuni milioni di euro. Nel 2013 l’ospedale di Eboli finì nel caos per lo straordinario, le prestazioni in alpi, gli sprechi dei medicinali, la cui spesa superò il badget assegnato. Un caos che portò al commissariamento.

«Se si è ricorsi all’alpi– spiega Emiddio Sparano, Rsu Cisl del polo ospedaliero – è per assicurare ai cittadini i livelli minimi di assistenza. Se la direzione sanitaria è ricorsa all’alpi contro le norme è solo perché non c’erano medici che potessero garantire la continuità del servizio pubblico. Se è stato applicato in modo non conforme alle leggi contrattuali è solo perché purtroppo i medici vanno in pensione e quelli che assumono non bastano a coprire le continue emergenze. L’ospedale funziona grazie a questo strumento. Come sindacati vorremmo poterlo azzerare, ma farlo adesso vorrebbe dire interrompere i servizi, negare il diritto alla salute dei cittadini».

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Mattino

 

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