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“E MILANO MORMORO’!” ORGANIZZAZIONE ED ASSISTENZA NELL’OSPEDALE MAGGIORE

PREMESSA METODOLOGICA

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Lo scopo è quello di analizzare alcuni elementi della storia dell’assistenza infermieristica dal 1915 al 1918. Si intendono sviluppare i seguenti quesiti di ricerca:

  • Chi furono gli attori principali?
  • Come fu organizzata l’assistenza nella città di Milano?
  • Quali erano le conoscenze e competenze del personale infermieristico e quale la base formativa?

Lo studio condotto riguarda il ruolo svolto dal “personale di assistenza immediata” (infermieristico) nella città di Milano, focalizzando la ricerca sull’organizzazione e sul lavoro delle infermiere all’interno di alcuni padiglioni dell’Ospedale Maggiore, destinati alla cura dei feriti durante la Grande Guerra.

Tra i materiali utilizzati ci sono alcuni testi a stampa dell’epoca, dai quali è possibile ricavare un prospetto storico sugli aspetti sanitari ed infermieristici nel periodo considerato.

E’ stata condotta una ricerca nell’Archivio Storico della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, nel periodo da Luglio a Settembre 2014, consultando i materiali seguenti:

  1. Articoli della rivista “L’Ospedale Maggiore”, anni 1914-1919;
  2. Atti e Delibere del Consiglio degli Istituti Ospedalieri di Milano, anni 1914-1919;
  3. Regolamento della Scuola Infermiere nell’Ospedale Ciceri detto Fatebenesorelle;
  4. Bollettino Municipale Mensile di Cronaca Amministrativa e Statistica del Comune di Milano, anni 1914-1919.

RELAZIONE

La prima guerra mondiale, conosciuta anche come la Grande Guerra, fu un evento dalle vaste proporzioni che mise a dura prova tutti gli stati belligeranti in tutti i settori (politico, amministrativo, economico e sociale). Come negli altri stati, anche in Italia la mobilitazione coinvolse tutta la popolazione.

L’evento bellico rappresentò il motore propulsore dell’infermieristica in Italia, infatti furono mobilitate di circa 10 mila infermiere volontarie e un imponente apparato di soccorso ed assistenza. In 41 mesi, furono impegnati tutti gli attori sanitari nella gestione del trasporto, del ricovero e cura di oltre due milioni e mezzo di feriti ed ammalati.

Nelle regioni del fronte interno, furono impiegate sia la Croce Rossa che la Sanità Militare a cui si aggiunse anche il sostegno di migliaia di donne organizzate in comitati civili per l’assistenza, supportati dalle istituzioni comunali ed ospedaliere.

In questo contesto la città di Milano, definita la “Città Bianca” costituì uno degli snodi principali per la catena del soccorso dal fronte alle retrovie, grazie alla stretta collaborazione tra il Comune, Istituti Ospedalieri (di cui l’Ospedale Maggiore era l’ente di spicco), le istituzioni militari e la C.R.I.

Da Luglio 1914 a Maggio 1915 la città di Milano organizzò e preparò una fitta rete di strutture sanitarie in grado di accogliere i feriti: nel solo territorio cittadino furono preparati 43 ospedali per circa 10.492 posti letto, da destinare ai feriti trasportati con i treni ospedale dal vicino fronte di guerra.

Le criticità riscontrate durante i primi mesi di mobilitazione riaccesero vecchi dibattiti, già sorti a fine ‘800, che spingevano le amministrazioni ospedaliere cittadine verso una serie di riforme ed a cercare personale di assistenza sempre più qualificato. Le questioni che si vennero a creare coinvolsero il Consiglio degli Istituti Ospitalieri impegnato nel dialogo con le istituzioni quali il Comune di Milano, gli organi istituzionali della Sanità Militare del Regio Esercito ed i rappresentanti delle istituzioni di soccorso presenti sul territorio (Croce Rossa, Croce Bianca e Croce Verde).

In termini di assistenza ai militari feriti provenienti dal fronte la risposta dell’Ospedale Maggiore fu quella di concedere alle istituzioni militari la gestione di alcuni reparti e di interi fabbricati (padiglioni) che furono destinati alla cura dei militari, per un totale di circa 1.000 posti letto divisi tra la Sanità Militare e la Croce Rossa.

L’assistenza infermieristica venne garantita dal personale religioso e laico in servizio presso l’Ospedale Maggiore, affiancato dalle infermiere volontarie della Croce Rossa, le dame della Croce Bianca e dagli Infermieri di Sanità Militare.

L’Ospedale Maggiore (attuale Policlinico di Milano) concesse 470 posti letto alla Sanità Militare del Regio Esercito (con delibera di Consiglio 8 Giugno 1915) nei padiglioni: Neurologico Biffi; Dermosifilopatico di via Pace; Sale di medicina nella vecchia struttura Sforzesca.

Altri 550 letti furono concessi dal Consiglio degli Istituti Ospedalieri (Delibera Cons. 10 Maggio 1915) al personale della Croce Rossa III^ Circoscrizione di Milano e nello specifico furono utilizzati i due padiglioni chirurgici Zonda e Litta, nei quali furono impiegate infermiere volontarie e di ruolo della C.R.I.

Gli anni della Guerra costituirono il motore propulsore per una serie di progressi ed innovazioni: vennero definiti alcuni ruoli, si crearono una serie di esigenze che fino ad allora non erano state contemplate. Il progresso medico e scientifico, la maggiore specializzazione nei campi della medicina, portarono ad una crescente richiesta di personale infermieristico che fosse maggiormente formato e specializzato nell’assistenza. In aggiunta a questo l’ospedale doveva fornire un livello adeguato di assistenza e non essere legato a modelli obsoleti ed inefficienti di assistenza di stampo ottocentesco.

Le modalità e tecniche di assistenza infermieristica all’interno dell’Ospedale Maggiore erano legate ad un rigido mansionario, secondo cui le infermiere dovevano attenersi ad una serie di regole e ruoli prestabiliti; ma le tendenze e gli interessi da parte della componente medica e di alcuni membri del Consiglio degli Istituti spingevano a richiedere un corpo di infermieri che fosse maggiormente istruito e consapevole del compito di cui si era investiti.

A questa serie di fattori si aggiungevano le spinte innovative provenienti dagli altri paesi alleati che avevano preso come modello Florence Nightingale e la sua “scuola di pensiero”.

La condizione delle infermiere laiche salariate dell’Ospedale Maggiore partiva da una serie di retaggi di stampo ottocentesco, con una formazione di poche ore mediante corsi di apprendistato tenuti dal personale medico interno, il grosso della formazione avveniva in campo; una gestione in mano alle religiose con una rigida disciplina e controllo; in condizioni di lavoro molto pesanti e logoranti.

Queste condizioni spinsero alcuni membri del Consiglio degli Istituti Ospedalieri a riorganizzare l’assetto e lo stato del personale di assistenza proponendo di istituire una “nuova scuola infermiere” per il reclutamento delle donne di migliore livello sociale, una migliore formazione, finalizzata all’inserimento di personale laico all’interno delle strutture. La Scuola Infermiere venne istituita nell’Ospedale Ciceri, detto Fatebenesorelle (attuale sede dell’A.O. Fatebenefratelli e Oftalmico), che apparteneva al complesso di strutture facenti capo all’Ospedale Maggiore.

Il regolamento e l’attuazione di tale progetto fu approvata ufficialmente con una delibera del 19 Giugno 1917.

La formazione che si doveva raggiungere era molto simile a quella impartita nelle scuole Inglesi e nelle neonate scuole Italiane per infermiere della Croce Rossa, tutte organizzate secondo il modello inglese di Florence Nightingale.

Il programma formativo per le nuove infermiere prevedeva la durata di due anni e si articolava in due corsi con il seguente programma:

I° corsoparte teorica:

  • Elementi di anatomia, fisiologia e patologia;
  • Elementi di igiene generale, igiene individuale ed igiene ospedaliera;
  • Igiene applicata al malato
  • Dietetico;
  • Elementi di farmacologia ed analisi di laboratorio;
  • Educazione fisica.

I° corsoparte pratica:

  • Doveri dell’infermiera, disciplina, condotta verso i superiori, le compagne, i malati, i visitatori;
  • Servizio di cucina e di preparazione alimenti per i malati;
  • Servizio di farmacia, guardaroba e lavori casalinghi;
  • Servizio di lavanderia e di disinfezione e sterilizzazione;
  • Servizio generale di infermeria, cura e pulizia dei locali, dei letti, delle suppellettili e loro conservazione, consegna del materiale di infermeria ed annessi;
  • Ricevimento degli infermi, pulizia del malato, bagni, igiene della bocca e della pelle;
  • Trasporto dei malati, posizione dei malati a letto, rifornimento dei letti, cambio della biancheria. Trattamento dei materiali di rifiuto ed infettanti;
  • Tenuta delle camere di operazione, di medicazione e dei laboratori;
  • Servizio ausiliario nelle infermerie;
  • Educazione fisica giornaliera elementare: ginnastica da camera, esercizi diversi, giochi.

II° corsoparte teorica:

  • Assistenza ai malati di malattie mediche;
  • Assistenza ai malati di malattie chirurgiche;
  • Assistenza nei reparti di pediatria, oftalmopatia, otorinolaringoiatria, dermosifilopatia, ginecologia ed ostetricia, neurologia, deliranti;
  • Assistenza ai malati di malattie infettive: tubercolosi, tifosi, difterici, morbillosi, varicellosi ecc;
  • Applicazione di cure fisiche, massaggi, elettroterapia, meccanoterapia, roentgen terapia, bagni di luce ecc;
  • Pronto soccorso.

II° corsoparte pratica:

  • Assistenza medica: assistenza alla visita medica, misurazione polso, respiro, temperatura. Schede cliniche e cedole cubicolari. Osservazioni sul malato. Esecuzione delle prescrizioni del medico. Somministrazione dei medicinali per uso interno, iniezioni ipodermiche, clistere enteroclismi. Medicazioni ed altre applicazioni curative esterne. Fasciature.
  • Assistenza chirurgica: apparecchi di posizione. Estrazione di liquidi dalle cavità. Introduzione di rimedi nelle cavità ed aperture del corpo in comunicazione con l’esterno. Preparazione ed uso del materiale chirurgico. Preparazione dei malati ad operazione. Assistenza alle operazioni.
  • Bagni e docce. Massaggio e ginnastica medica. Applicazioni elettriche.
  • Assistenze speciali. Assistenza ai bambini ed alle partorienti e puerpere. Assistenza ai deliranti, moribondi ecc.
  • Soccorso nelle lesioni violente e nei malori improvvisi.

CONCLUSIONI

I risultati dell’analisi della documentazione d’archivio ci hanno permesso di approfondire le conoscenze su alcuni aspetti di una realtà ospedaliera che costituiva l’esempio.

Sfogliando e leggendo i lunghi registri delle “delibere” del consiglio sono venuti alla luce una serie di aspetti e retroscena che si celavano …

  • Il contrasto tra personale religioso e laico: secondo alcuni medici del Consiglio degli Istituti le religiose dovevano essere rimpiazzate man mano dal personale laico, ma dopo una serie di discussioni e dibattiti in consiglio si decise di affidare alle religiose solo una funzione di controllo, mentre al personale laico fu affidata l’intera assistenza infermieristica nei reparti;
  • I medici erano ben consapevoli del livello inadeguato di preparazione e formazione del personale infermieristico, per cui fu necessaria una scuola più strutturata e pensata;
  • Le condizioni di vita del personale laico in servizio: molte infermiere si ammalavano di TBC, o di altre malattie contagiose, gli alloggi del personale erano spesso collocati nei sottotetti del vecchio edificio Sforzesco o nelle sale di degenza dismesse perché inagibili, fredde ed umide, furono modificati i turni promuovendo un nuovo sistema di turnazione che assicurava un periodo di recupero adeguato;
  • A livello politico fu raggiunto un accordo tra le istituzioni militari ed i membri del consiglio dell’Ospedale Maggiore: i primari dei reparti e lo stesso direttore generale (dott. Prof. Ronzani) non vennero richiamati alle armi ma vennero tenuti ai loro posti di dirigenza per evitare vuoti di potere ed organizzativi. Alcuni medici vennero richiamati alle armi e gli fu assegnato il grado, ma rimasero nei padiglioni in cui esercitavano la dirigenza.

La Prima Guerra Mondiale rappresentò il motore propulsore del processo di professionalizzazione dell’assistenza infermieristica in Italia in cui si definirono i ruoli e potenziate le figure assistenziali:

  • in prima linea spiccò il ruolo del soldato aiutante di Sanità Militare ed il ruolo dell’infermiera volontaria della C.R.I.
  • Nelle retrovie fu messo in evidenza il ruolo, organizzazione e formazione delle infermiere (volontarie C.R.I. e salariate dell’Ospedale Maggiore).

FOTO ALLEGATE

 

Figura 1. Regolamento Scuola Infermiere.

Archivio Storico Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico

 

Figura 2. I padiglioni militarizzati dell’Ospedale Maggiore di Milano. In Blu i reparti del regio esercito, in Rosso Croce Rossa Italiana.

Carta dell’anno 1914 tratta dalla prima edizione Guida d’Italia.

 

Figura 3. Posto di soccorso ferroviario, stazione Porta Garibaldi Milano.

Resoconto statistico del Comitato C.R.I. Milano III^ Circoscrizione.

 

Figura 4. Padiglione Zonda Ospedale Maggiore: pianta del pian terreno.

Rivista l’Ospedale Maggiore, anno 1915.

 

Dott. DE LEO DANILO

Infermiere

laureato in Scienze Politiche delle Relazioni Internazionali

indirizzo Storico Politologico.

Giuseppe Papagni

Nato a Bisceglie, nella sesta provincia pugliese, infermiere dal 94, fondatore del gruppo Facebook "infermiere professionista della salute", impegnato nella rappresentanza professionale, la sua passione per l'infermieristica vede la sua massima espressione nella realizzazione del progetto NurseTimes...

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