Dopo l’Olanda, “Dementia Village” sarà realizzata anche in Italia

Sulla scorta di quanto realizzato in Olanda, presto anche in Italia, verranno aperti dei Villaggi Alzheimer, nei quali ospitare pazienti con questa grave forma di demenza.

Sulla scorta di quanto realizzato in Olanda, presto anche in Italia, verranno aperti dei Villaggi Alzheimer, nei quali ospitare pazienti con questa grave forma di demenza.

Come già raccontato qualche mese fa dal nostro giornale, in Olanda a Weesp, borgo poco lontano da Amsterdam, è sorto nel 2009 un villaggio del tutto particolare “Hogewayk”, nel quale i residenti sono accomunati dalla stessa terribile sorte, l’essere affetti dal Morbo di Alzheimer (VEDI).

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La peculiarità di questo villaggio è l’aver provato a realizzare un mondo virtuale, quanto più simile a quello che questi residenti si sono lasciati alle spalle, per ricreare una sorta di “normalità” e di routine che li faccia sentire ben accetti e protetti.

Tuttavia, non sono mancate le critiche. Molti hanno accostato questo tipo di residenza ad una sorta di “The Truman Show”, dove vige la finzione.

Questo modello, rivisto, arriva nel nostro Paese. L’idea è quella di ricreare dei luoghi intermedi di assistenza per questi pazienti, che nel nostro Paese mancano.

Sono 600.000 i pazienti affetti dal Morbo di Alzheimer nel nostro Paese, molti di questi ultimi passano direttamente dall’ambiente domestico alle RSA (residenze sanitarie assistenziali), passando dagli spazi ampi e aperti della loro casa a luoghi di cura chiusi e con spazi limitati.

Quello che offrono questi villaggi è la condivisione di spazi comuni, in vere e proprie abitazioni, per 8-10 persone al massimo.

Il piccolo villaggio, così come quello olandese, avrà spazi aggregazione, una piazza centrale e locali come bar, minimarket, parrucchiere e luoghi destinati al culto.

In Italia, a partire dal 2018 verranno realizzati tre villaggi, due di questi in Lombardia ed uno nella Regione Lazio e complessivamente potranno ospitare non più di 300 persone.

Secondo Roberto Mauri, Direttore della Cooperativa La Meridiana che inaugurerà a Monza uno dei tre villaggi dal nome “Il paese ritrovato”: “Oggi chi si ammala ha due possibilità: il centro diurno o il nucleo Alzheimer in una casa di riposo.

Non sono sufficienti, rimane scoperta quella fase, che può essere lunga e logorante, in cui la persona è attiva dal punto di vista motorio ma la malattia è in uno stadio medio-avanzato”.

Ed inoltre: “La persona con demenza ha bisogno di muoversi liberamente, di dar sfogo alla propria energia fisica, che si traduce in un desiderio disperato di vivere la quotidianità e di lottare contro la malattia, che è principalmente mentale“.

La gestione verrà monitorata dal CNR, dal Politecnico di Milano e dalla Fondazione Golgi Cenci.

La collaborazione con il Politecnico si rende necessaria, in quanto dato i costi previsti per tenere in piedi questo villaggio nella fattispecie, si è deciso di tagliare i costi del personale per quanto possibile, affidandosi alla tecnologia.

Gli investitori ci sono in questo settore ma dobbiamo creare un modello sostenibile e replicabile – spiega Mauri -. In Olanda il costo al giorno per persona si aggira sui 220 euro, coperti dallo Stato. Noi non dobbiamo superare i 110, sperando che il pubblico ci dia un contributo di almeno un quarto. Il resto? Le famiglie”.

Questo villaggio ospiterà, infine, circa 64 persone non appena verrà aperto.

Non sappiamo ancora se questi villaggi avranno un futuro nel nostro Paese o saranno solo un esperimento non riuscito, tuttavia, è un passo necessario da compiere per realizzare quelle cure intermedie, che restano ancora sulla carta rispetto a quanto previsto dalle normative vigenti nel nostro Paese.

Che ci piaccia o no, la crescita demografica nel nostro Paese è pressoché nulla e l’invecchiamento della popolazione ci induce a pensare che aumenteranno i casi di pazienti affetti da demenza.

Quindi ben vengano questi villaggi, che hanno il merito di porre l’attenzione su una malattia devastante e dai costi sociali, affettivi ed economici altissimi.

 

Rosaria Palermo

Fonti

www.lastampa.it

www.tgcom24.mediaset.it

Rosaria Palermo

Infermiera dal 1994. Attualmente, infermiera specialista del rischio infettivo presso l'ARNAS Garibaldi di Catania. Ho una laurea magistrale e due Master, uno in Coordinamento e l'altro in Management del rischio infettivo. Faccio parte del Direttivo di ANIPIO (Società Scientifica degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo) dal 2016. Penso che lo scatto nella nostra professione debba essere culturale, prima di ogni cosa. Nelson Mandela diceva che la conoscenza è l'arma più potente di cui gli esseri umani dispongano, ed è ciò che permetterà alla nostra professione di ritagliarsi gli spazi che le competono.

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